Nino “Mammuneddu” e il suo carretto, ricordi impressi nella memoria collettiva
Scomparso esattamente un anno fa, Antonino Galvagno resta tra i personaggi locali più noti
Ogni comunità è popolata da personaggi che, per la loro attività o per la loro presenza costante nella vita pubblica, diventano “caratteristici”. Al punto da essere conosciuti da tutti, per poi lasciare un ricordo che attraversa le generazioni e travalica il tempo.
A Biancavilla in questa schiera è certamente da annoverare Antonino Galvagno, scomparso all’età di 88 anni esattamente un anno fa. Noto come Nino Mammuneddu o Don Antonino, lo si ricorda come venditore ambulante di frutta e verdura, non solo a Biancavilla ma anche nei paesi limitrofi. Prima con il carretto, nella più classica delle immagini siciliane, e poi con la motoape.
La sua partecipazione alla vita pubblica locale lo ha portato ad essere tra gli organizzatori delle manifestazioni degli “abusivi di necessità”, ad inizio degli anni ’90, contro le demolizioni delle case. In ambito ecclesiastico, Galvagno è stato membro e assistente minore della confraternita di San Giuseppe, animando le processioni dei Misteri la sera del Venerdì santo.
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Storie
La “rinascita” di Giovanna: «La mia odissea col Covid, salva per miracolo»
A due anni dalla guarigione, la testimonianza umana e la gratitudine di una donna tenace


Ci sono eventi che sembrano trapassati, ma che invece hanno lasciato segni profondi. Di Covid si soffre meno e si parla poco. Eppure, per tante famiglie resta una ferita aperta. Ha provocato morte e sofferenza. E chi ce l’ha fatta, non può fare a meno di gioire alla vita.
La testimonianza di Giovanna Schillaci, una donna di Biancavilla, che ha rischiato tanto a causa del coronavirus, è intrisa di umanità autentica e gratitudine.
«Oggi una data importante per me che non dimenticherò mai. Il 28 gennaio 2021 –racconta Giovanna– inizia la mia lunga odissea. Arriva l’ambulanza a prelevarmi in gravissime condizioni: polmonite bilaterale interstiziale da Covid. La mia vita è in pericolo. Solo un miracolo potrà salvarmi».
«Ed eccomi oggi, dopo due anni con dei segni indelebili e molteplici sofferenze. Ma molto gioiosa e grata, prima a Dio e poi ai medici professionisti che abbiamo nel nostro ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Loro mi hanno curata con dedizione e amore ed oggi sono qui a raccontare la mia terribile disavventura».
Un’esperienza difficile, superata grazie alla struttura sanitaria di Biancavilla, che nell’emergenza fu convertita completamente al trattamento dei malati Covid.
Giovanna non dimentica quei camici bianchi che le sono stati a fianco. E li nomina uno per uno.
«Sono rimasti nel mio cuore e li custodirò per tutta la vita: la Dottoressa Maria Altomare, la dottoressa Martina Paternò, il dottore Salvo Spadaro, la psicologa Dottoressa Graziella Zitelli e la dottoressa Cristina Amato. Hanno messo anima e corpo per salvarmi e farmi ritornare a casa dalla mia meravigliosa famiglia, che non vedeva l’ora di riabbracciarmi e coccolarmi. Ringrazio tutti gli altri medici e infermieri che mi sono stati vicini, facendomi pesare meno la solitudine e il mio calvario. Grazie di cuore a tutti i miei angeli custodi».
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