Cultura
“Figli delle App”, a Biancavilla incontro su rischi e relazioni dei nativi digitali
Presentato a Villa delle Favare il libro del sociologo Francesco Pira, dedicato alle vittime dei social

“Figli delle App”. L’ultimo libro del sociologo Francesco Pira, professore associato di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina, è stato presentato a Villa delle favare di Biancavilla. L’evento è stato organizzato dall’amministrazione comunale di Biancavilla con la collaborazione della Pro Loco.
Assieme all’autore, la dirigente scolastica dell’Istituto “Mario Rapisardi”, Fiorella Baldo, lo psicologo e psicoterapeuta e docente di psicologia dello sviluppo all’Università di Messina, Mariano Indelicato, e la psicologa clinica e responsabile Comunicazione del Pronto Soccorso Psicologico Italia, Pamela Cantarella. A coordinare i lavori, la delegata alla Cultura del Comune, Rosita Zammataro.
«Dalla buona o dalla cattiva educazione della gioventù dipende un buon o un triste avvenire della società». Si apre con una citazione di San Giovanni Bosco il volume “Figli delle App”. Un volume dedicato a tutte le vittime di cyberbullismo, sexting, revenge porn, cutting e a chi ha perso la vita per inseguire una challenge. Ma anche a coloro che usano le nuove tecnologie per trasmettere al mondo messaggi positivi e condividere conoscenza. Un volume che parla dei nostri figli, che non sono marziani, ma ragazzi pieni di speranze e di fragilità.
L’autore rivela subito il perché del titolo: «Figli delle app è il provocatorio titolo che ho scelto, da immigrato digitale e adolescente, quando Alan Sorrenti cantava “Noi siamo figli delle stelle / Non ci fermeremo mai per niente al mondo / Per sempre figli delle stelle/ Senza storia senza età, eroi di un sogno… Non sono sicuro che essere figli delle app sia essere eroi di un sogno, purtroppo concordo con il pensiero del grande sociologo Zygmunt Bauman, secondo cui il consumismo tecnologico rischia di trasformarci in individui senza storia e identità».
Una vita di interazioni social
Questa generazione di preadolescenti e adolescenti ci mostra come la rivoluzione tecnologica sia ormai compiuta. La tecnologia è parte integrante delle loro vite.
Si muovono tra app e dimensione social in un fluire quotidiano h24 di interazioni, produzione di contenuti e creatività. E per la prima volta, l’e-learning è entrato nelle loro vite.
Questo libro intende analizzare le trasformazioni in atto, basandosi sui risultati delle ricerche condotte in 23 anni di studio. Ricerca sull’evoluzione dei modelli comunicativi di preadolescenti e adolescenti prima e dopo l’avvento delle nuove tecnologie e alla digitalizzazione della società.
Un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, immersi negli universi social, spesso da soli e che oggi sono gli adulti appena diventati genitori, tutti accomunati nell’evidente dicotomia tra connessione e relazione.
La generazione digitale ai tempi del Covid
Il volume è anche l’occasione per condividere i dati dell’ultima ricerca realizzata. Il terzo capitolo è infatti interamente dedicato ai risultati della survey online “La mia via ai tempi del Covid”. Condotta nel periodo aprile-maggio 2020, ha coinvolto 1858 ragazze e ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori che hanno risposto ad un questionario online composto da diciassette domande.
I dati evidenziano come questi adolescenti rappresentino a tutti gli effetti la prima generazione digitale. Praticamente il 100% (96,6%) degli intervistati possiede uno smartphone e oltre l’80% (88,8%) ha un computer. Uno degli aspetti di maggiore interesse emerso è quello relativo alla tendenza ad isolarsi rispetto all’ambiente familiare.
Sempre più dipendenti dal gruppo di pari, hanno vissuto una forte sensazione di isolamento, paura e scoraggiamento, con oltre il 60% degli intervistati che dichiara di avere provato questo sentimento.
C’è poi un dato che più di tutti gli altri offre spunti di approfondimento: è quello relativo all’ eventuale possesso di un profilo social falso. Su 544 risposte ottenute, il 69% ha dichiarato di averlo. Vivono su Instagram e Whatsapp. Appare evidente, una volta di più, come nell’era liquido-moderna l’inganno sia diventato centrale nei processi di comprensione del reale e la distinzione tra vero e falso non sia più percepita.
Saggista e giornalista, Pira spiega come siamo passati dalla non-comunicazione, all’ iper-comunicazione, alla vetrinizzazione dell’io e sistematica manipolazione, consapevole o meno, della realtà, con impatti profondi sulle dinamiche di sviluppo della società nel suo complesso.
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Chiesa
Ex Allieve salesiane, da un secolo presenti e impegnate per Biancavilla
La presidente Santina Polizzi: «Siamo in 50 in vari ambiti, oratorio, dopo scuola, opere di carità»

Era il 1925. La Grande Guerra era finita da appena sette anni lasciando strascichi di povertà e dolore. Biancavilla contava meno di ventimila abitanti in un mucchio di case affacciate su strade in terra battuta. Negli anni della vittoria del Partito Popolare, che precedettero il Fascismo, il nostro paese vedeva la realizzazione del primo edificio scolastico e l’apertura delle scuole di Avviamento professionale.
Gli uomini andavano presto a lavorare al mattino, a volte mancavano da casa intere settimane. Portavano il pane. E le donne? Le donne lavoravano anche più dei “maschi di casa”: crescevano i figli, accudivano i familiari più fragili, tenevano su la casa e le relazioni tra i parenti, spesso con enormi sacrifici. Le donne riuscivano in quegli anni difficili anche a investire qualche spicciolo messo di lato e depositato nella Cassa Rurale San Placido. Molte di quelle donne, soprattutto giovani e adolescenti, avevano da qualche anno imparato a frequentare “i surelli”, le Salesiane arrivate a Biancavilla nel 1906 seguendo il carisma di san Giovanni Bosco e che fin da subito avevano iniziato la loro opera.
Tante le ragazze che, col permesso – e anche la diffidenza di qualche familiare – si impegnavano nelle attività proposte dalle suore. Il ricamo e il cucito erano le principali, ma non possiamo scordare le lezioni e i laboratori di “economia domestica”, le nozioni di igiene e di pronto soccorso. Attività che per la prima volta venivano svolte fuori dalle mura casalinghe. A tutto questo si univa l’attività di apostolato e di preghiera, di formazione e di carità verso i bisognosi, prime fra tutte le orfanelle e i bambini poveri che in quell’istituto trovavano asilo e cura. Un’opera quasi tutta al femminile.
Rosaria Cuscunà e il primo nucleo di ex allieve
Nel 1925, come si diceva, grazie a Rosaria Cuscunà, biancavillese poi consacratasi come suora, nacque il primo nucleo di Ex Allieve Salesiane: donne che avevano frequentato una delle attività o che erano state assistite dall’istituto e che desideravano continuare un cammino di missione e spiritualità all’interno della famiglia salesiana.
E da allora non si sono mai fermate. In cento anni hanno fatto tanto per affermare e fare crescere il “trinomio” del sistema preventivo di don Bosco: Ragione, Amorevolezza e Religione, traducendolo nei valori umani di dignità, fede e solidarietà verso ogni persona.
«Oggi siamo una cinquantina di iscritte – riferisce l’attuale presidente Santina Polizzi – anche se a frequentare gli incontri siamo molte di meno. A noi fanno riferimento anche alcune socie di Adrano. Le Ex Allieve, assieme alle suore, ai Cooperatori e ai tanti volontari, curano le attività dell’oratorio in istituto, il dopo scuola, fanno assistenza e sono impegnate in molteplici opere di carità sia in Istituto e sia anche nelle parrocchie».
Ogni ex allieva partecipa alla missione educativa dell’Istituto, si impegna oggi più che mai per la promozione della donna e la difesa della vita e dei diritti umani. Collabora con organismi civili ed ecclesiali sul territorio, operando attivamente in diversi ambiti: dalla famiglia all’ambiente di lavoro, dal mondo politico e sociale alla scuola e al tempo libero.
«Ci impegniamo con le suore a svolgere le varie attività che ideiamo e portiamo avanti insieme. Ma operiamo –continua la Polizzi – soprattutto nelle nostre famiglie e nelle parrocchie. Ci incontriamo con il nostro assistente due volte al mese, organizziamo periodici ritiri, pellegrinaggi e altre manifestazioni secondo lo spirito di don Bosco».
Crisi di adesioni, impegno continuo
È vero pure che da tempo, seguendo una globale secolarizzazione e un considerevole declino dell’influenza religiosa nella società e nella vita pubblica, anche l’associazione ex allieve di Biancavilla vive una crisi soprattutto nelle nuove adesioni.
«È ormai assodato che i giovani sempre in cerca di novità e a volte di emozioni effimere, cerchino altri ambiti dove socializzare e impegnarsi», afferma don Ambrogio Monforte, che dal 2011 è l’assistente spirituale dell’Associazione Ex Allieve di Biancavilla. «In questi ultimi anni – conclude – stiamo cercando, assieme alla presidente, di sensibilizzare le fasce giovanili all’impegno secondo il carisma salesiano, con l’iscrizione al nostro gruppo che comunque è uno dei più numerosi della provincia. Speriamo che questi semi possano attecchire e dare frutti nuovi così come è stato in questi cento anni».
Don Bosco e madre Mazzarello come modelli
L’associazione, in sinergia con le altre presenti nel territorio nazionale, si arricchisce continuamente degli elementi carismatici provenienti dal sistema preventivo di don Bosco e di madre Mazzarello, che oggi si ripropone come un programma di educazione integrale, rispondente alle più autentiche aspirazioni della persona: la ricerca della verità, il bisogno di Dio e l’apertura alla relazione.
Questi principi, radicati nella tradizione, continuano a guidare e a ispirare le nuove generazioni verso un cammino di crescita umana e spirituale, mantenendo vivo il senso di comunità e di speranza nel domani.
In un mondo in continuo cambiamento, la storia delle Ex allieve di Biancavilla dimostra che i valori di fede, solidarietà e impegno civile sono più attuali che mai. La testimonianza di queste donne, che hanno lavorato per un secolo alla crescita umana e spirituale della comunità, ci ricorda che il vero cambiamento parte da chi sceglie di fare la differenza, un gesto alla volta. Un esempio concreto di come il passato possa ispirare un futuro di speranza e impegno condiviso.
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Cultura
“Una vita per lo Stato”, il Circolo Castriota ricorda Vincenzo Uccellatore
“Volti e memorie di Biancavilla”: il primo incontro dedicato all’illustre magistrato e giurista

La figura di Vincenzo Uccellatore, magistrato e giurista biancavillese, al centro di un incontro promosso dal Circolo Castriota, presieduto da Giosuè Greco. “Una vita per lo Stato”: un omaggio partecipato e sentito a una delle figure più alte della pubblica amministrazione italiana del secondo Novecento.
L’incontro, cui ha preso parte anche il sindaco Antonio Bonanno, moderato da Rosario Di Grazia, dottore di ricerca in Giurisprudenza presso l’Università di Catania, ha ospitato tre voci autorevoli per delineare, da prospettive differenti e complementari, la complessa figura di Uccellatore.
Il dott. Vincenzo Salamone, presidente del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, ha offerto una ricostruzione rigorosa dell’attività di Uccellatore nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Particolarmente apprezzato il passaggio dedicato alla presidenza del Consiglio di Stato negli anni 1976-1979 e al contributo decisivo fornito nelle Commissioni ministeriali per la riforma dell’amministrazione. Un esempio di rigore normativo coniugato a un profondo senso del servizio alla cosa pubblica.
Una lettura giuridico-istituzionale l’ha data il prof. Agatino Cariola, ordinario di diritto costituzionale e pubblico nell’Università di Catania. Sottolineato, in tal senso, il ruolo che Uccellatore svolse nella redazione dei primi decreti attuativi dello Statuto Autonomo della Regione Siciliana. Un’opera che rivela non solo la sua finezza tecnica, ma anche una visione capace di tenere insieme il livello territoriale e quello nazionale, in un’ottica di ordinamento costituzionale integrato.
È seguita poi la testimonianza più personale e toccante: quella della professoressa Maria Giovanna Uccellatore, già dirigente del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha tracciato un ritratto inedito del padre, rivelandone il volto umano, affettuoso e riservato. Una narrazione che ha restituito un’immagine autentica di un uomo dedito tanto allo Stato quanto alla famiglia, capace di coniugare l’altissima responsabilità pubblica con un’etica personale fondata su semplicità, lealtà e coerenza morale.

“Volti e memorie di Biancavilla”
A concludere i lavori è stato Antonio Mursia, assegnista di ricerca presso la Sapienza Università di Roma, che ha raccolto e rielaborato i contenuti emersi, offrendo una sintesi delle tre relazioni. Mursia ha ricordato come l’iniziativa sia stata la prima della rassegna “Volti e memorie di Biancavilla”. Un progetto culturale che si propone di riscoprire e valorizzare le figure che hanno dato lustro alla comunità biancavillese nei più diversi ambiti della vita pubblica.
«Un incontro – sottolineano i promotori – che, ben oltre l’occasione commemorativa, si è rivelato una vera e propria lezione di civiltà istituzionale, di cultura giuridica e di memoria collettiva. E che segna solo l’inizio di un percorso destinato a lasciare un’impronta profonda nella coscienza cittadina».
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