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Cronaca

Confermato carcere a vita per Mancuso, fatta giustizia per Valentina Salamone

La difesa dell’imputato annuncia ricorso in Cassazione: «Attendiamo le motivazioni di una sentenza ingiusta»

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Ergastolo anche in Appello per Nicola Mancuso, accusato di avere assassinato nel luglio del 2010 la sua giovanissima amante, Valentina Salamone. Un delitto che inizialmente, per degli errori giudiziari, venne archiviato come suicidio, ma poi riaperto per l’avocazione da parte della Procura generale dell’inchiesta.

Adesso, la lettura della sentenza di secondo grado, che conferma il precedente verdetto: la Corte d’Assise d’Appello di Catania, presieduta da Elisabetta Messina, a latere Sabrina Lattanzio, ha accolto la richiesta del procuratore generale Mariella Ledda di confermare il carcere a vita.

Durissima è stata la reazione dell’avv. Rosario Pennisi, legale di Mancuso che, annunciando il ricorso per Cassazione, ha commentato: «Aspettiamo con grande curiosità di leggere le motivazioni di una sentenza profondamente ingiusta emessa in violazione delle più elementari regole sulla valutazione della prova».

Non cambiano la loro posizione i genitori della ragazza -assistiti dall’avv. Dario Pastore- che hanno sempre sostenuto: «Non perdoneremo mai chi ha fatto questo a nostra figlia».

I giudici d’appello hanno confermato l’ipotesi accusatoria secondo cui Valentina Salamone non si è suicidata, ma è stata uccisa dall’amante sposato. L’inchiesta della Procura generale sulla morte della Salomone avvenne mentre l’imputato era in carcere per droga, poi condannato a 14 anni. Nei suoi confronti è stata anche emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio.

Un delitto per “abietti e futili motivi”

Valentina, il 24 luglio del 2010, venne trovata impiccata a una trave all’esterno della villa di Adrano in cui era stata ospite per il weekend insieme con un gruppo di amici, tra questi anche Mancuso. Il suo corpo venne scoperto da alcuni operai dell’Enel che erano a lavoro in zona e diedero l’allarme.

Il caso fu archiviato frettolosamente come suicidio, salvo poi essere riaperto nel marzo successivo, con il coinvolgimento di Mancuso, sposato e padre di tre figli, con cui Valentina aveva da tempo una relazione clandestina.

Secondo la ricostruzione processuale Valentina sarebbe stata uccisa dal Mancuso per «abietti e futili motivi», tramite impiccagione. All’epoca dei fatti la ragazza, che aveva avuto diverse esperienze come modella, aveva 19 anni e sognava di diventare assistente sociale.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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