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Due tamponi Covid, entrambi smarriti: «La mia odissea, recluso tre settimane»

Disavventura di un biancavillese: nessuno sa dove si trovino i suoi campioni prelevati da naso e bocca

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Il verdetto del tampone rapido, effettuato al “drive in” del Centro Comunale Misto di Biancavilla, era stato emesso: «Positivo al coronavirus». Ma per avere conferma, secondo protocollo, bisognava sottoporsi al test molecolare. È avvenuto nella stessa occasione di screening. Era il 22 novembre. Quindi, nuovo campione prelevato da naso e bocca. «Le faremo sapere tra alcuni giorni».

E invece, nulla. Il diretto interessato non ha saputo niente. Il campione è stato perso. Così, è stato ripetuto il test, stavolta ad Adrano (nel frattempo, in effetti, i sintomi del Covid sono apparsi). Solita trafila, solita piccola “tortura” naso-gola. «Le faremo sapere tra alcuni giorni». L’attesa cresceva, i giorni pure. Nessun risultato. Di nuovo, il tampone è stato smarrito. Per la seconda volta.

La disavventura è capitata ad un biancavillese, che si ritrova ancora chiuso in casa (con moglie e figli, fortunatamente risultati negativi al virus). Recluso da tre settimane. Adesso -come racconta a Biancavilla Oggi– si è ripreso, a parte qualche colpo di tosse. Ma senza una certificazione che attesti la negatività del tampone non può tornare al lavoro.

Eppure, ha seguito tutte le regole del buon cittadino e i protocolli previsti per le persone contagiate. «La mia piccola odissea è iniziata un mese fa, quando a scopo precauzionale, insieme alla mia famiglia, abbiamo deciso di effettuare il tampone. Dopo una lunga fila, abbiamo trovato giovani medici, veramente bravi per capacità e pazienza. Mi hanno avvisato sulle diverse precauzioni che avrei dovuto scrupolosamente rispettare: isolamento e divieto assoluto di uscire da casa fino a quando non avrei ricevuto l’esito del tampone molecolare, considerato più preciso ed affidabile».

Così è stato, il papà biancavillese si è chiuso in una stanza di casa e ha atteso. Ma dopo una settimana l’amara riposta: «Il tampone non si trova, bisogna ripetere il test». Avviene ad Adrano.

«Il medico mi aveva rassicurato che dopo due o tre giorni al massimo avrei avuto l’esito e sarei tornato alla normalità». Nuova attesa, nuova ansia, giro di telefonate alla ricerca di una risposta.

«Un operatore, mortificato per il ritardo, mi ha spiegato le grandi difficoltà a processare i tamponi e mi ha detto che non è stato ancora analizzato e probabilemnte è tra molti altri campioni, al “Garibaldi” di Catania, ancora da esaminare».

E adesso? Adesso il protagonista di questa disavventura ha prenotato il suo terzo tampone, in un laboratorio privato, quindi a sue spese. Lo farà lunedì prossimo e, se i tempi dei risultati stavolta saranno rispettati, accumulerà 26 giorni di “reclusione”, pur non avendo ormai sintomi.  

«Spero che la mia disavventura sia un caso isolato e che, nella quotidianità, tutto funzioni come da protocollo. Lo spero soprattutto –dice il malcapitato che ha condiviso la sua testimonianza– per le persone fragili, che si ritrovano sole e spaventate, magari senza l’aiuto della famiglia».

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Da Biancavilla agli Emirati Arabi: lo chef Laudani e la sua “cucina creativa”

«Sono orgoglioso di essere “biancavilloto”, adoro gli arancini di Navarria: un sapore che mi porto dietro»

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È cresciuto e ha studiato in provincia di Bergamo, ma le sue origini sono di Biancavilla: «Un paese che porto sempre nel cuore». Antonino Laudani è uno chef affermato, ha girato mezzo mondo. La sua ultima tappa professionale è negli Emirati Arabi. La sua è una cucina creativa e raffinata, che risente della tradizione italiana e mediterranea: «Il risotto ai frutti di mare è un piatto che porto sempre con me». Le sue radici siciliane? Una bandiera che non lascia mai. Ovunque si sia trovato: dal Congo, dove a Brazzaville nel 2015 aprì il suo primo ristorante, alla Turchia e alla Spagna (come sous chef specializzato nei piatti italiani). Poi, in Inghilterra, durante l’emergenza Covid. Infine, negli Emirati Arabi, prima a Ajman e dopo a Ras al-Khaimah, ma con uno sguardo al futuro rivolto a Dubai.    

«Oramai – dice Antonino Laudani a Biancavilla Oggi – sono quasi 3 anni che vivo e lavoro qui e dopo tanti anni di sacrifici e precedenti sofferenze lavorative sono finalmente riuscito a diventare chef di un ristorante e successivamente chef executive di un altro. Lavoro per un ristorante fine dining italiano, con cucina creativa. Mi occupo della parte di sviluppo del menù, costi, fornitori, gestione del personale in cucina. Mi piace molto essere arrivato a questo nuovo punto di partenza nella mia vita. Ho l’obiettivo di portare il ristorante dove lavoro ad alti livelli, ma per scaramanzia non anticipo niente».

Alle spalle, lo chef Antonino ha un lungo percorso, fatto con sacrifici e determinazione. «All’età di nove anni e mezzo – ci racconta – io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Biancavilla in provincia di Bergamo, a causa delle limitazioni lavorative che purtroppo la Sicilia offre. Feci il mio percorso di studi medio e poi superiore alberghiero a Bergamo. Ho lavorato in un ristorante della mia zona, purtroppo anche il nord Italia ha i suoi limiti ed il lavoro regolare era molto difficile da trovare. Così nel 2015 andai fuori dall’Italia».

Ma anche al di là dei confini nazionali, Laudani resta fortemente legato alle sue origini: «Sono molto orgoglioso di essere un biancavilloto, ho dei bei ricordi del mio paese natale. Quando posso, ritorno per trovare i miei nonni ed i mie zii. E soprattutto per mangiare gli arancini di Navarria: è un sapore che mi porto dietro sin da quando ero piccolo. Mi piace ricordare i momenti passati a camminare per la via principale di Biancavilla, ammirare la chiesa madre e la sua grande piazza. Purtroppo, devo ammettere che se non avessi lasciato la Sicilia e poi l’Italia non sarei forse arrivato alla posizione che attualmente ricopro».

Da qui, un appello dello chef Antonino Laudani: «Vorrei poter dire ai giovani ragazzi e ragazze di Biancavilla di prendere la decisione di migliorarsi e, se serve, anche a costo di lasciare il proprio paese. Non abbiate paura. Soffrirete un po’, per poi imparare e stare meglio in futuro. E questa cosa vi renderà estremamente forti e motivati».

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