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Mafia e silenzi politici a Biancavilla: severa lettera di Giuseppe Arena

ESCLUSIVO L’ex imprenditore ed ora testimone di giustizia scrive al sindaco Bonanno:
«La mafia la si può colpire se la politica si schiera a gran voce. La politica deve urlare»

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© Foto Biancavilla Oggi

Sono Arena Giuseppe, testimone di giustizia dal 2017, vivo sotto protezione, sotto scorta. Ho lasciato Biancavilla e non ci tornerò più per ovvi motivi di sicurezza.

Tuttavia, qualche giorno fa ho sentito il bisogno di tornare a Biancavilla, che è sempre e comunque il mio paese, quel paese dove sono cresciuto, dove ho lasciato tanti amici, dove ho gioito, dove ho giocato a calcio, dove sono nati i miei figli e dove, però, ho sofferto e sono stato umiliato quando venivo costretto a cedere parte del mio guadagno ai mafiosi, agli estorsori.

Li ho denunciati, ci è voluto coraggio, perché inizialmente avevo paura e mi sembrava qualcosa di troppo grande per me che, come tanti, sono cresciuto con una mentalità omertosa che mi ha sempre fatto accettare il dramma che vivevo, tanto che me la raccontavo.

Sì, me la raccontavo. Per sopravvivere all’umiliazione di dovere dare soldi per evitare botte, incendi, minacce, forse anche la morte, raccontavo a me stesso che in fondo il sistema è questo, che in fondo loro ti proteggono, che in fondo loro sono amici.

In realtà, non sono amici, sono mafiosi e i mafiosi non possono essere amici di nessuno.

Tornando a quando sono venuto a Biancavilla (era il 22 ottobre e ho organizzato tutto per farmi accompagnare), lo Stato ha messo a disposizione soldi, uomini della scorta, impegno, lavoro di tanti. Tutto ciò perché avevo richiesto di incontrare il sindaco del mio paese.

Prima di attivare tutta la macchina del nucleo di protezione, ho telefonato al Comune e ho parlato proprio con lui, con il sindaco, e con lui abbiamo fissato l’appuntamento per il 22 ottobre.

E così, il 22 ottobre, insieme a mia moglie e alla scorta, mi sono recato al Comune e ho chiesto del sindaco ma il sindaco sorprendentemente non c’era.

Gli Uomini della scorta si sono indispettiti perché affrontare un viaggio ed organizzare gli spostamenti assicurandomi la giusta protezione ha comportato tanto lavoro, ma il sindaco non c’era.

Ho chiesto dove fosse e mi hanno riferito che era impegnato in una riunione. La cosa divertente (o squallida) è che una delle persone con cui ho parlato, precisamente un consigliere, essendo impreparato nel vedermi, ha detto “ma il sindaco era qua fino a poco fa!”. Che figura.

Mi sono lamentato, ho detto che quanto meno avrebbe potuto avvisarmi o che avrebbe potuto chiedermi di posticipare l’incontro ad un altro orario della stessa giornata o devo pensare che la riunione sia durata 24 ore?

Per non rendere il viaggio completamente vano, ne ho approfittato per chiedere alcune informazioni su alcuni tributi comunali di cui mi è stato richiesto il pagamento e, deluso, per l’assenza del sindaco, me ne sono andato. Ce ne siamo andati.

A sua discolpa, potrà dire di tutto, ma parliamoci chiaro, se avesse voluto incontrarmi davvero, si sarebbe impegnato in ogni modo. Forse dirà che non ha il mio numero, ma non mi si dica che il sindaco di un paese non sa come rintracciare un cittadino, testimone di giustizia. Avrebbe potuto contattare mio fratello, avrebbe potuto contattare il mio avvocato, avrebbe potuto contattare qualche mio familiare che ancora vive a Biancavilla o più semplicemente avrebbe potuto scrivermi su Messenger, visto che tutti sanno che ho il profilo attivo. E lo avrebbe dovuto fare per tempo, non dico dieci giorni prima, ma anche la sera prima o la mattina presto dello stesso giorno prima che mia moglie, la scorta ed io prendessimo l’aereo.

Ed invece mi ha inferto l’umiliazione di non farsi trovare. Un sindaco al quale un testimone di giustizia chiede un appuntamento, non si fa trovare e non chiama né prima né dopo avere disertato l’appuntamento.

Eh sì, perché avrebbe potuto chiamarmi dopo. Avrebbe potuto scusarsi. Avrebbe potuto raggiungermi nei pressi di Biancavilla, prima che io me ne andassi. Avrebbe potuto impegnarsi ad organizzare un altro incontro, magari su Skype, avrebbe potuto impegnarsi a raggiungermi da qualsiasi parte.

Sindaco, quello che volevo chiederti è questo: perché in una tua intervista su Biancavilla Oggi hai dichiarato (LEGGI QUI) di conoscere mio fratello Luca, ma non me? Questo non è vero. Quanti caffè, sindaco, ci siamo reciprocamente offerti nel bar vicino al distributore di benzina di tua proprietà o comunque dove lavoravi? Quante volte abbiamo preso il caffè insieme nel bar di fronte al Comune dove tu ti recavi sempre in compagnia? Ricordi? Sbaglio nel ricordare che, quando il tuo gruppo era all’opposizione, sei stato tu a presentarmi l’ex consigliere Caporlingua, tuo amico, con il quale mi sono lamentato per le modalità pericolose con le quali si tumulava nel paese di Biancavilla? Sbaglio nel ricordare che io mi sono offerto di acquistare dei macchinari adatti alla tumulazione sia per donare dignità al defunto, non maltrattando le bare funebri, e sia perché gli operai lavorassero in sicurezza? Allora eri all’opposizione e quindi ti interessava fare emergere i problemi di Biancavilla.

E adesso che sei sindaco? Non ti interessa più? Non ti interessa parlare con un testimone di giustizia? Ma, come? Proprio tu che rappresenti un Comune che si è costituito parte civile in un processo di mafia, proprio tu dovresti essere sensibile a questo argomento. Proprio tu dovevi sentirti onorato della mia richiesta di un appuntamento. Onorato non per me. Onorato perché lo Stato ha speso dei soldi per portarmi da te. O devo pensare che la costituzione di parte civile sia una costituzione solo di facciata? O devo pensare che le costituzioni di parte civile del Comune siano dettate dalla “predica” che Fiorenza urla da anni sui giornali? Sindaco, vacci in Udienza. Indossa la fascia tricolore e vacci alle Udienze.

Non basta la costituzione di parte civile. Quello è un atto che lascia il tempo che trova. Se è un atto sentito, vero, vacci alle Udienze. Siediti in Aula e fatti vedere dai mafiosi. Questo avrebbe valore. Questo avrebbe senso. Altrimenti sono soldi inutili di spese legali e basta. Fidati, sindaco. Se no, devo proprio dire che su questo argomento così spinoso, non sei molto preparato. Ma invece lo devi essere. Lo devi essere perché Biancavilla è un paese difficile, è una paese in cui nei tempi in cui vi abitavo io, mica lo pagavo solo io il pizzo, sindaco. Devo pensare che ora tutto è diverso? Devo pensare che la mafia è scomparsa? È stata fortemente colpita, è vero, anche grazie e me e a mio fratello, ma non è scomparsa.

E poi, sindaco, visto che è assodato che noi ci conosciamo, perché non mi hai mai fatto una chiamata per sapere come io stessi? Perché non mi hai chiesto se avessi bisogno di qualcosa? Perché non ti sei schierato dalla mia parte? La mafia la si può colpire se la politica si schiera a gran voce. La politica deve urlare! Volete capirlo tutti quanti oppure no?

Fino a quando non sarà così, io e gli altri come me, possiamo fare tanto ma mai abbastanza, perché la mafia, se non cambia la mentalità, la cultura, a partire dalle istituzioni, non morirà mai.

Non bastano le passerelle e le giornate di memoria, ci vogliono fatti, ci si deve mettere la faccia. Si deve avere coraggio. Se no, sindaco, non ci si candida e si lascia spazio a chi questo coraggio ce l’ha. Non credi?

Sono tante le cose che vorrei dirti, Antonio, ci chiamavamo per nome. Ricordi? Tu Antonio ed io Giuseppe. Ci conosciamo sin da ragazzi, all’epoca ragazzi, oggi tu sindaco ed io Testimone di Giustizia. Se fossimo sulla stessa lunghezza d’onda, potremmo fare tanto affinché non ci sia più un Giuseppe Arena a Biancavilla, costretto a stravolgere la sua vita, per avere denunciato gli estorsori. Ed invece, Antonio, tu non ti sei fatto trovare. E credimi, qualsiasi spiegazione o giustificazione mi darai, perché conoscendoti, tenterai di darla, non basterà. Credimi. Riunione o non riunione dovevi farti in quattro quel 22 ottobre. Sai, Antonio, quello stesso giorno, avevo un altro appuntamento. Un appuntamento con un coraggioso Rappresentate delle Istituzioni. Lui puntualissimo si è fatto trovare. È arrivato di tutta corsa con il borsone da calcio e sorridendo mi ha detto che la sera, dopo il lavoro, sarebbe andato, appunto, a fare una partitella a calcio. Il mio amato calcio, quante partite ho giocato nel mio amato paese di Biancavilla! E quante i miei figli non potranno giocare!

Abbiamo chiacchierato, gli ho presentato mia moglie. È stato gentile, umano, credo si sia anche emozionato quando gli ho donato una targa per ringraziarlo di tutto quello che fa ogni giorno contro la mafia, senza grandi clamori. Lui si batte ogni giorno contro la mafia. È stato un bell’incontro. Lui quel giorno non aveva riunioni, non aveva impegni e, credimi, nulla togliendo al ruolo di sindaco, era più legittimo che li avesse Lui per il ruolo che ricopre e per le emergenze che fronteggia che non tu. E invece, no, Lui c’era. È arrivato cinque minuti in ritardo e si è scusato con me, con mia moglie e con la scorta e mi ha chiesto se aspettavo da troppo tempo. In un’altra vita, in un altro mondo, sarebbe stato bello che anche il sindaco del mio paese avesse partecipato a questo incontro. E invece, no. Sai, sindaco, il 22 ottobre era il mio compleanno. Non l’ho trascorso con i miei figli perché per me era troppo importante parlare con te.

Avrei voluto chiederti anche una cosa che non mi riguarda direttamente, ma che da cittadino un po’ mi fa pensare. Ho letto sul sito del Comune di Biancavilla la nomina del nuovo membro della commissione di disciplina del comune. È il comandante dei vigili urbani. Ma il comandante dei vigili urbani, non è stato rinviato a giudizio per le minacce che avrebbe proferito nei confronti di una donna? Quella stessa donna che è stata massacrata di botte durante i famosi fatti della fiera del bestiame di cui nessuno, tu per primo, parla?  Per carità, tutto il garantismo di questo mondo. I fatti verranno accertati a processo, ma non mi pare un atto opportuno (non si dice così in politica?) nominare come membro del consiglio di disciplina un dipendente comunale accusato per minaccia. A me non pare assolutamente un atto opportuno e conveniente. Checché tu ne dica o checché ne dica il tuo comandante dei vigli urbani!

Ricorda, sindaco, gli “atti inopportuni” così come il silenzio uccidono più delle parole sbagliate. Credimi. Il silenzio delle istituzioni è una coltellata. È il colpo finale che subisce una vittima di reati obbrobriosi. Prova a parlare, magari sbaglierai a dire qualcosa, perché non mi pare tu abbia compreso la gravità dei fatti di cui ti parlo, ma provaci, se è vero che credi nei principi di legalità.

Rispondimi, se vuoi, ma ti prego, non accampare scuse. Se devi accampare scuse, accetta questa mia lettera e rimani in silenzio. Come lo sei stato finora con me e come lo sei stato anche per i fatti della fiera che, da cittadino che ora più che mai crede nella legalità, mi hanno colpito profondamente e costituiscono una ferita del nostro paese, così come tanti altri fatti che sono stati sepolti nel silenzio delle istituzioni.

Ti chiederai il perché di questa lettera pubblica. È uno sfogo. È la dimostrazione della sofferenza di chi continua a sentire che il silenzio a Biancavilla urla.

Sindaco, un’ultima cosa, il 14 gennaio 2020 si terrà la prossima Udienza del processo “Ambulanze della morte”, vacci. Tutti i biancavillesi onesti, che credono nella legalità ce lo aspettiamo. O comunque, io non mi aspetto più niente da te, ma non si sa mai che qualcuno ti faccia riflettere sulle mie parole e ti convinca ad essere presente.

Te lo auguro, ciao Antonio.

GIUSEPPE ARENA


La risposta del sindaco: «Vengo io a trovarti»

Carissimo Giuseppe,

poche righe senza cercar alcun alibi. Sono stato il primo a rammaricarsi per il mancato incontro dell’altra mattina. Ma, purtroppo, ho imparato a mie spese che da quando sono sindaco della mia e nostra amata città, accade di dover partecipare in prima persona ad incontri istituzionali nei quali non è possibile nemmeno delegare qualcuno che prenda il tuo posto perché è richiesta la presenza del sindaco.

È quello che accaduto la famosa mattina di qualche giorno fa, per un sopraggiunto impegno con l’Ati idrico del quale sono vice presidente provinciale in nome e per conto del nostro Comune: incontro protrattosi più del dovuto e che non mi ha permesso di rientrare in tempo. È a quel punto che ti avevo dato la mia disponibilità per il pomeriggio ma ho compreso che non ti era possibile. Personalmente, non sarei mai venuto meno all’impegno preso. Ma, ho premesso, che non cerco e non voglio alibi.

Ti scrivo per dirti che mi piacerebbe renderti visita: essere io ricambiare il tempo che tu avevi messo a disposizione per incontrarmi.

Comprendo le difficoltà della cosa legate ad una questione di sicurezza  ma organizziamoci, assieme alle Forze dell’Ordine, per trovare un luogo vicino alla tua residenza dove poterci incontrare compatibilmente con il Programma di sicurezza in atto. Sarò io a spostarmi e raggiungerti.
Non dovessero esserci le condizioni, rimedieremo tramite il servizio di Skype: ma, quest’ultima, vorrei fosse solo un’ipotesi da tenere in considerazione.

Come sai, il Comune di Biancavilla ha intrapreso delle posizioni forti costituendosi parte civile in processi come l’Ambulanza della morte. Ed è su questa strada che intendiamo proseguire.
Ti confermo la mia intenzione di confrontarmi con te, quanto prima. Con stima,

ANTONIO

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«Nel ricordo di Borsellino, l’impegno è combattere la mentalità mafiosa»

Ci scrive l’assessore Vincenzo Randazzo: una riflessione su via D’Amelio che riguarda Biancavilla

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Gentile direttore di Biancavilla Oggi,

oggi si ricorda la tragica morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, tra i quali una donna. L’amministrazione comunale ha organizzato una fiaccolata che da Villa delle Favare giungerà a Piazza Falcone e Borsellino. A questa iniziativa partecipano, oltre alle diverse associazioni di volontariato, anche i ragazzi e i giovani dei diversi Grest. Una manifestazione importante per condividere il ricordo di uno degli eventi più tragici della storia italiana e caratterizzata dalla seria e concreta lotta contro il sistema mafioso, ma soprattutto contro la sua mentalità.

Ecco il punto: il messaggio di Paolo Borsellino e il suo volontario sacrificio hanno dell’attualità ancora un valore? Le nuove generazioni li recepiscono? Qualche dubbio mi sorge se guardo ai modelli sociali e culturali prevalenti: individualismo esasperato, esagerata messa in mostra di atteggiamenti malandrineschi, menefreghismo, esibizione del proprio desiderio di dominio, farsi ragione con la violenza… Appunto, mentalità mafiosa, che non poche volte determina risse.

Tutto questo rende vano quanto Paolo Borsellino ha cercato di insegnare e la cosa che amareggia di più è considerare un fesso il giudice palermitano. E come lui, fessi Falcone, Chinnici, Impastato, Don Puglisi, Livatino, Fava… E tanti che nel combattere la mafia sono caduti. Perdoni, direttore, il mio sfogo, ma tanto tanto tanto è il lavoro che va fatto. Come Amministrazione, certamente. Ma anche come famiglie, come istituzioni in senso lato, come scuola, come gruppi di volontariato… l’obiettivo è contrastare la mentalità mafiosa.

VINCENZO RANDAZZO, Assessore comunale

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