Cultura
Padre Brancato, il prete costruttore: memorie della Biancavilla del ‘900
“Santu, riccu e furtunatu”. Sembra ancora di sentirle quelle sue parole. Sembra ancora di vederlo per le viuzze dell’Annunziata, con il suo incedere lento, mentre saluta e benedice quanti lo incontrano. Padre Placido Brancato resta nei ricordi collettivi di diverse generazioni, nella sua Biancavilla. La sua figura è già un tassello della memoria storica cittadina: appartiene a tutta la comunità e non solo alla Chiesa locale.
Il suo impegno sacerdotale è, indissolubilmente, legato alla parrocchia dell’Annunziata, guidata per quasi mezzo secolo. Il suo impegno sociale richiama, innanzitutto, le esperienze dell’Azione Cattolica e dell’oratorio (nella foto in alto, i cantieri a fine anni ’50), luoghi di aggregazione, formazione e rifugio negli anni della Ricostruzione e in quelli del Boom economico, negli anni della gioventù bucata dall’eroina e in quelli dei morti ammazzati per mafia.
Un prete d’altri tempi, fedele all’esempio di Don Bosco. Un prete “costruttore”. Capace di intuire che con un biliardino in sagrestia o un campetto in cui inseguire un pallone si poteva fare sana educazione.
Raccontare la vita di padre Brancato significa raccontare un pezzo di storia “sociale” della Biancavilla del Novecento.
Lo fanno, nel libro pubblicato da Nero su Bianco Edizioni (176 pagine, 13 euro), Giuseppe Gugliuzzo e Giuseppe Ciadamidaro attraverso una biografia essenziale, una serie di testimonianze e un prezioso album fotografico con immagini d’epoca, per la prima volta sottratte dai cassetti impolverati dell’archivio parrocchiale ed ora restituite alla comunità.
Una storia visuale in cui ognuno si può riconoscere. Perché ogni biancavillese – che ha ricevuto uno scappellotto o un pesciolino zuccherato da padre Brancato o ha ascoltato racconti su di lui – ne fa parte.
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Cultura
“I Belvedere dell’Anima”, il maestro Antonio Presti fa tappa alla “Sturzo”
Il mecenate agli alunni della scuola di Biancavilla: «Coltiviamo la bellezza e restituiamola al territorio»
“Grande Madre Etna: i Belvedere dell’Anima”. Il progetto del maestro Antonio Presti, celebre per il suo impegno nella valorizzazione artistica e territoriale, presentato nella scuola media “Luigi Sturzo” di Biancavilla.
Un progetto che guarda oltre il visibile. L’iniziativa, promossa dalla fondazione che porta il nome del mecenate, ha come obiettivo quello di rigenerare i luoghi simbolo del territorio etneo, trasformando i belvedere in veri e propri “bel-vedere dell’anima”. Attraverso il coinvolgimento delle scuole, il progetto mira a sensibilizzare le nuove generazioni alla bellezza del paesaggio, alla cultura e alla tutela ambientale, promuovendo una visione che va oltre il turismo di massa e abbraccia la spiritualità e il legame con la natura.
Presti ha invitato i ragazzi a riflettere sul ruolo dell’uomo nei confronti della natura e sulla necessità di un nuovo approccio culturale che valorizzi la bellezza come strumento di crescita personale e collettiva. «La grande madre Etna – ha detto Presti – ci insegna che la bellezza non è solo ciò che vediamo, ma ciò che sentiamo e custodiamo. Il nostro compito è coltivare questa bellezza e restituirla al territorio».
«Onorati di essere parte del progetto»
L’appuntamento alla “Sturzo” segna l’inizio di un percorso che vedrà la scuola protagonista di un coinvolgimento attivo nel progetto. Nei prossimi mesi, gli studenti avranno l’opportunità di approfondire i temi trattati e di partecipare a visite guidate presso i belvedere selezionati.
«Si tratta di un’occasione unica per i nostri giovani, che potranno riscoprire il territorio non solo come risorsa naturale, ma – ha sottolineato la dirigente Concetta Drago – come parte integrante della loro identità culturale. Siamo onorati di essere parte di un’iniziativa che lascia un segno profondo nelle coscienze di chi vi partecipa».
La presentazione del progetto ha visto la partecipazione dell’assessore comunale all’Istruzione, Vincenzo Randazzo, di Filadelfio Grasso, pedagogista, autore di varie pubblicazioni e collaboratore di Biancavilla Oggi, e di Enzo Meccia, presidente dell’associazione SiciliAntica.
«Il nostro territorio ai piedi della Montagna ci parla di resilienza, ci educa a rialzarci dopo ogni caduta e ogni difficoltà – ha detto Filadelfio Grasso – come nel 1669 quando la disastrosa colata lavica distrusse 17 paesi etnei. Ma la forza e la tenacia dei nostri conterranei hanno saputo trarre da quel fuoco solidificato la pietra per edificare le proprie case e i propri paesi ancora più belli e maestosi».
Meccia ha parlato dei mulini ad acqua, delle fontane e delle tante bellezze del nostro paese che ormai stanno scomparendo.
L’incontro si è concluso con un vivace dibattito tra gli studenti e il Maestro Presti. Iniziativa resa possibile da Martina Migliorini e dai referenti di istituto, Giovanni D’Alì e Concita Asero: «Ancora una volta cultura, educazione e territorio possono intrecciarsi per generare bellezza e consapevolezza».
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