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Impianto dei rifiuti, la Ch4 Energy: «Ecco i benefici del progetto»

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di Vittorio Fiorenza

Un impianto di 25 milioni di euro da realizzare su un’area di 4 ettari per trattare rifiuti organici e trasformarli, attraverso la digestione anaerobica, in biometano e compost per l’agricoltura. La localizzazione è quella di contrada Trigona, a due passi da Piano Rinazze, e il progetto è quello della società Ch4 Energy, il cui iter è in uno stato avanzato, avendo già raccolto i 29 pareri previsti dalla normativa e sul quale, però, pende un ricorso al Tar da parte del Comune di Biancavilla.

Sulla destinazione di quell’area a vocazione agricola ad impianti del genere (a preoccupare di più è senza dubbio un secondo progetto della società Greenex che prevede un sistema di multicombustione) si sono espressi imprenditori, ambientalisti, agricoltori, politici ed istituzioni, di cui abbiamo riferito e raccontato in decine di articoli. Adesso, per la prima volta, a Biancavilla, si sono presentati in un incontro pubblico i rappresentanti della società Ch4 Energy per spiegare i dettagli del progetto.

Ma andiamo con ordine. I promotori dell’iniziativa imprenditoriale sottolineano i benefici ambientali ed economici che una struttura simile avrebbe per il Comune di Biancavilla, i centri vicini e gli agricoltori. L’impianto riguarda soltanto il trattamento dei rifiuti organici (prevalentemente vegetali e frazione umida della differenziata) per 58mila tonnellate all’anno e sfalci, ramagli, paglia e segatura per un massimo di 11mila tonnellate. Due i prodotti della trasformazione: 5 milioni e mezzo di metri cubi di biometano all’anno (da immettere nel vicino metanodotto della Snam: ecco le ragioni della scelta del sito) e 19mila tonnellate di “ammendante”, da destinare all’agricoltura. Secondo le previsioni della società, l’area servita dall’impianto (che impiegherà una quindicina di addetti) sarà non quella di mezza Sicilia, ma di una decina di Comuni con 350/400mila abitanti ed il passaggio di una quindicina di autocampattatori al giorno in circa 260 giorni all’anno. Dalla Ch4 si evidenzia la garanzia delle “emissioni zero”: niente fumi, niente cattivi odori.

A Villa delle Favare è stato l’ing. Giuseppe Meli a presentare ogni aspetto del progetto con slide di numeri, immagini, mappe e video. Tutti dettagli che Biancavilla Oggi aveva già riportato e pubblicato nel giugno del 2017, anche se i dati forniti inizialmente erano diversi. A sottolineare le presunte ricadute positive sul territorio (il Comune di Biancavilla si vedrebbe azzerare i costi di conferimento della frazione organica, per esempio) è stato Giovanni Petta, tra i soci della Ch4 Energy (vedi il video sopra).

Ma l’incontro, a cui hanno pure partecipato i sindaci di Biancavilla, di Adrano e Paternò, oltre che alcuni imprenditori di Piano Rinazze, associazioni di categoria e rappresentanti universitari, non è stato un monologo della Ch4. I diversi soggetti hanno potuto manifestare le proprie posizioni: nessuno con toni da barricate né con obiezioni sulla sicurezza della salute pubblica. Anzi, Cia e Confagricoltura si sono espressi a favore di un impianto simile. Alla luce dei dettagli forniti, pure alcuni imprenditori si sono detti convinti della bontà del progetto. Nulla da obiettare per la tecnologia utilizzata, quella della digestione anaerobica (considerata «la meno impattante»), nemmeno da parte di Giuseppe Lo Bianco dell’Irssat (Istituto di Ricerca Sviluppo Sperimentazione Ambiente e Territorio). Le obiezioni e le perplessità restano, però, sul dimensionamento dell’impianto e sulla localizzazione in un’area che da agricola rischia di trasformarsi in industriale, anche alla luce di altri progetti vicini (quello della Greenex a poche centinaia di metri o un altro ancora in contrada Muglia).

Perplessità, queste ultime, che sono state manifestate pure del sindaco Antonio Bonanno, il quale ha ribadito e confermato la posizione finora seguita dalla sua amministrazione (promotrice del ricorso al Tar contro la valutazione di impatto ambientale della Regione), in linea con quanto denunciato dallo stesso Bonanno quando a capo dell’amministrazione c’era Giuseppe Glorioso.

E a proposito della passata Giunta e delle accuse di assenza di comunicazione alla città, nonostante il sindaco di allora e i funzionari fossero a conoscenza, è lo stesso Giovanni Petta della Ch4 (guarda il video sotto) a dare precisi chiarimenti, che scaricano ogni responsabilità di mancanza di trasparenza al precedente primo cittadino, con il quale specifica di essersi incontrato non una ma almeno una decina di volte. Peccato che i biancavillesi non ne abbiamo mai saputo nulla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Antonio Biondi

    13 Aprile 2019 at 18:59

    Cari lettori ed editore,
    Per un’attenta analisi della questione, bisogna partire dalla premessa che serve un cambiamento di rotta significativo sulla gestione di lungo termine dei rifiuti urbani e sulla valorizzazione delle energie rinnovabili. Il compostaggio e il biogas faranno sicuramente parte del nostro futuro. Infatti, i governi europei stanno tutti lavorando in questo senso. L’importante sembra fare, fare in fretta e fare bene.
    Immagino, ma non sono molto informato in tal senso, che la Ch4, per aver ottenuto i 29 pareri favorevoli, abbia sin’ora (sulla carta) rispettato tutti i vincoli di legge vigenti.

    Tuttavia, il cittadino ha diritto di essere informato per capire (o per lo meno avere la percezione)
    (1) se tali vincoli siano sufficienti a garantire la salute degli operatori dello stesso impianto, di chi ci vive e/o lavora nelle sue vicinanze da sempre, di chi si nutrirà dei frutti prodotti nelle aree vicine a tale impianti e soprattutto di quei prodotti agricoli ottenuti con l’utilizzo di tali ammendanti
    (2) se c’è garanzia che tali vincoli verranno rispettatti per l’intera durata del progetto.

    Purtroppo, non ho potuto partecipare all’incontro informativo con la Ch4, e ho diversi interrogativi che spero possano essere in qualche modo risposti al più presto.
    – Quali sono le autorità competenti che vigileranno sul buon operato della Ch4 durante l’intera vita dell’impianto?
    Non bisogna infatti dimenticare che l’azienda ha come unico obiettivo la massimizzazione dei propri profitti economici (una grossa mano arriva dagli aiuti pubblici) e non la sostenibilità ambientale o socioculturale.
    – Chi, come e quando controllerà le emissioni di gas nell’ambiente, le infiltrazioni di liquami nel sottosuolo e la qualità (agronomica e salutistica) degli ammendanti prodotti? Quindi quali saranno le eventuali azioni e/o correzioni che la Ch4 dovrà attuare e quali le eventuali sanzioni?
    Non sarà una raffineria petrolchimica costruita nel secondo dopoguerra, ma i rischi di contaminazione dell’ambiente derivanti da queste attività sono comunque molteplici e potenzialmente molto gravi.
    Si ricorda che quell’areale di origine vulcanica è ad alto rischio dilavamento (zona rischio nitrati) e che nella zona, anche moto vicino all’area dove nascerà l’impianto, insistono diversi pozzi artesiani la cui acqua viene utilizzata per usi agricoli, ma anche urbani, in altri comuni.
    Che ben vengano le certificazioni iniziali, e i buoni propositi, ma col passare del tempo chi garantirà, chi controllerà?
    – Come verranno prevenute e gestite le eventuali emergenze nell’impianto (e.g. accumulo di rifiuti, accumulo di ammendante, guasti, calamitá naturali, contaminazioni microbiche pericolose nell’ambiente circostante e nei campi concimati, …)? Chi garantirá in caso di danni ai cittadini e/o al territorio?
    Non mi sembra sia stato presentato all’opinione pubblica un piano di gestione chiaro e credibile in tal senso.
    – Come la Ch4 prevede di smaltire e distribuire gli ammendanti? Sono già state individuate le aree destinate a tali trattamenti? Se si, come?
    Non mi sembra questo un obiettivo molto semplice da perseguire, considerati i gravi rischi di contaminazione chimica e microbiologica, e le sempre più stringenti norme agroambientali e di marketing dei prodotti agricoli. Ho sentito parlare di “ammendante biologico”, ma temo fortemente che tale moderno ammendante di origine urbana sia ben lontano dagli standard dell’agricoltura sostenibile tantopiù di quella biologica.
    – Come la Ch4 prevede di sensibilizzare l’opinione pubblica prima e durante le proprie attività e formare le generazioni future?
    A parte l’incontro di ieri, di cui vedo questo articolo on line con interviste, non vi è nessuna iniziativa in questa direzione.
    Sviluppo del territorio, turismo, salvaguardia dell’ambiente solo a parole (per lo più parziali) prima di iniziare, ma con il passar del tempo chi ci tutelerà ?

    In questo complicato contesto, valgono molto poco i campanilismi e le beghe locali. Infatti, noto, con non poca amarezza, che spesso questi aspetti prevalgono sul buon senso e la corretta informazione.
    L’opinione pubblica ha bisogno di informazioni (anche tecniche) chiare e sicure. La Ch4 in tal senso sembra aver fatto sinora un cattivo lavoro in questa direzione e spero che presto possa correre ai ripari.

    Antonio Biondi

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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