Cronaca
Il procuratore: «Biancavilla ancora oppressa dalla presenza mafiosa»


«Si tratta di sforzi che servono a dare una percezione ai cittadini che vivono a Adrano, Paternò e Biancavilla. Il fatto che vi siano state delle attività in cui abbiamo potuto contare, anche se solo in parte, sulle denunce da parte di cittadini dimostra che vi è una crescente fiducia. Ma noi, che siamo abituati ad avere il polso della situazione, ci rendiamo conto che ancora le città non sono libere da questo fenomeno».
Lo ha detto, commentando l’operazione “Città blindata”, il procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro, che ha aggiunto: «Queste città ne sono ancora fortemente condizionate, ma questo ci stimola ad andare avanti perché ci rendiamo conto che il nostro lavoro i risultati li consegue. Ovviamente non possiamo cantare vittoria perché ancora dobbiamo fare molto ma questa è una consapevolezza che nella nostra procura e nelle forze di polizia è ben chiara».
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«Lo Stato – ha concluso Zuccaro rivolgendosi agli abitanti di Adrano, Paternò e Biancavilla – non si dimentica di voi. Gli investigatori sono assolutamente attivi e pronti ad intervenire quando ovviamente vi è da parte loro la possibilità di fornirci delle prove che possono essere immediatamente spese».
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Cronaca
“Ambulanza della morte”, in Appello pena concordata a 13 anni per Scalisi
La sentenza riformula così la condanna a 30 anni, che era stata inflitta in primo grado con rito abbreviato


Pena ridotta in secondo grado per Agatino Scalisi, uno dei “barellieri” imputati nell’ambito dell’inchiesta “Ambulanza delle morte” a Biancavilla.
La Corte d’Assise d’Appello di Catania (presidente Stefania Scarlata) lo ha condannato a 13 anni, un mese e 10 giorni di reclusione. È stata così riformata la sentenza di primo grado, che con rito abbreviato, aveva condannato l’imputato a 30 anni di carcere.
In Appello, con un concordato, esclusa l’aggravante del “mezzo insidioso” e riconosciute le attenuante generiche prevalenti sulle aggravanti.
Scalisi, assistito dall’avv. Antonino Tomaselli, era stato indagato dal pm Andrea Bonomo della Procura di Catania – dopo il clamore del servizio de Le Iene con le rivelazioni di Luca Arena – assieme a Davide Garofalo, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, con rito ordinario. Per quest’ultimo procedimento, seguito dall’avv. Turi Liotta, si attende il pronunciamento della Cassazione.
Entrambi gli imputati avrebbero agito – secondo l’accusa – con un’iniezione di aria in vena, uccidendo pazienti terminali appena dimessi dagli ospedali di Biancavilla e Paternò, nel breve tragitto verso casa. Un’azione volta ad accaparrarsi 200-300 euro come “provvigione” sui funerali con il placet di esponenti mafiosi.
Scalisi è stato accusato della morte di una paziente, Maria Giardina. A Garofalo vengono attribuiti i decessi di tre persone: Salvatore Gagliano, Agatina Triscari e Salvatore Cadile. Le vittime sono tutte di Biancavilla.
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