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A lezione per smettere di fumare: ci provano in venti a Biancavilla

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«Fumo da 50 anni, è arrivato il momento di spegnere la sigaretta». Un obiettivo possibile con il corso dell’Asp organizzato all’Istituto “Antonio Bruno”. Lo psicologo: «Il 30% di chi partecipa si libera dalla dipendenza».

 

di Vittorio Fiorenza

Ognuno con la propria storia, ognuno con le proprie intime motivazioni. Tutti a perseguire lo stesso obiettivo: smettere di fumare. Un obiettivo possibile: nei corsi organizzati in 18 anni dall’Asp di Catania con il coinvolgimento di diverse centinaia di persone, il 30% dei partecipanti si è liberato dalla dipendenza dal tabacco. Un vizio insidioso, che fa male al portafogli e alla salute perché responsabile di una miriade di malattie croniche.

Ci avete mai pensato? Ogni fumatore che quotidianamente consuma una ventina di sigarette, impiega oltre due ore e mezza della propria giornata al fumo. Riflessioni a cui, in questi giorni, sono sottoposti una ventina di persone a Biancavilla, nei locali dell’Istituto “Antonio Bruno”, per l’ennesimo corso promosso dall’Azienda sanitaria.

«Dopo 25 anni vorrei liberarmi da questa dipendenza che fa male e vorrei riprendere un percorso di benessere, la metodologia degli operatori Asp è utilissima», spiega un corsista 40enne, tra i più giovani degli iscritti. «Abbiamo creato un gruppo e ci scambiamo le esperienze, con l’aiuto reciproco vorrei veramente smettere di fumare, anche perché ho avuto un infarto», dice un ex camionista. Tra i partecipanti c’è pure un pensionato, ex operaio della cava di monte Calvario: «Io non ho disturbi, ma fumo da 50 anni e penso sia arrivato il momento di spegnere la sigaretta».

Tutti motivati: un elemento determinante, come sottolineano Salvatore Scardilli e Giuseppe La Rocca, psicologo e psichiatra dell’Asp che tengono il corso.

​​«Agiamo –dice La Rocca– con l’approccio del gruppo attraverso l’autoaiuto, la solidarietà, la condivisione e la comunicazione orizzontale. Forniamo notizie ed indichiamo quali siano i campanelli d’allarme, al di là dei possibili trattamenti farmacologici, che comunque possono aiutare una piccola fascia di persone».

L’intento del corso è, piuttosto, quello di fare acquisire a tutti i partecipanti precise competenze. «Ci sono persone –nota Scardilli– che riprendono la sigaretta anche dopo 10 anni perché non hanno gli strumenti per capire che stanno rientrando in un’area di rischio. Ecco perché è importante la conoscenza: serve a proteggersi dai meccanismi di dipendenza. Si può smettere di fumare. Per farlo del tutto, in genere sono necessari due o tre tentativi. E tra coloro che frequentano il corso, il 30% si libera da questa dipendenza. Un dato che rappresenta tanto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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