Cronaca
L’ambulanziere fa scena muta Screening su altre morti sospette


L’adranita arrestato per l’inchiesta della “ambulanza della morte” si avvale della facoltà di non rispondere. Tre, i decessi che gli vengono attribuiti. Continua il lavoro per fare luce su altre decine di casi.
di Vittorio Fiorenza
Scena muta davanti al giudice. Davide Garofalo, il 42enne di Adrano arrestato per omicidio volontario nell’inchiesta sulla “ambulanza della morte” a Biancavilla, si è avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia con il Gip Santino Mirabella. Per l’eventuale ricorso al Tribunale del riesame, il suo legale, l’avv. Turi Liotta, si riserva di valutare gli atti che gli sono stati notificati.
Garofalo –secondo la Procura di Catania, che aveva mosso l’indagine dopo il servizio de “Le Iene”– viene ritenuto responsabile della morte di tre biancavillesi, tra il 2015 e il 2016: due erano stati dimessi dal locale ospedale “Maria Santissima Addolorata” ed una donna era uscita dall’ospedale “Santissimo Salvatore” di Paternò.
Per gli inquirenti, il metodo era stato quello dell’iniezione d’aria in vena per causare il decesso per embolia. Una pratica attuata nel tragitto dalle strutture sanitarie alle abitazioni dei pazienti che, secondo gli inquirenti, «consentiva loro di operare in tempi brevi e senza testimoni per realizzare il loro disegno criminoso». Lo scopo, come ormai risaputo, era quello di accaparrarsi la vestizione della salma e un funerale, ottenendo una mazzetta di 200-300 euro: un diabolico sistema collegato a gruppi mafiosi di Biancavilla e al clan Santangelo di Adrano. Un modo di agire, emerge dalle carte dell’inchiesta, «con crudeltà efferata verso le persone», approfittando della loro condizione di malati terminali, impossibilitati a difendersi.
Uno solo finito in manette. Ma figurano altri due indagati: un 42enne e un 36enne, che come Garofalo, sono ambulanzieri di servizio di trasporto privato. Uno, in particolare, sarebbe implicato nella morte, avvenuta nel 2014, di un’anziana donna di Biancavilla. Per lui, però, non è stata accolta dal Giudice delle indagini preliminare, Gaetana Bernabò Distefano, la richiesta del pubblico ministero Andrea Bonomo per la misura cautelare.
È assai probabile che le indagini possano riservare ulteriori sviluppi. D’altra parte, i sospetti riguardano una cinquantina di decessi, anche se al momento i maggiori indizi sono concentrati su una decina, mentre i riscontri più evidenti sono su tre casi.
Certo è che dopo il clamore suscitato dalla trasmissione Mediaset, gli ambulanzieri hanno attuato una maggiore attenzione, imponendo per esempio la presenza a bordo di un familiare del paziente trasportato. Garofalo, in particolare, mostrandosi preoccupato, avrebbe dato indicazioni ad alcuni soggetti di essere prudenti e non parlare al telefono ed avrebbe avvertito le agenzie funebri di Adrano e Biancavilla affinché negassero, se chiamati dai carabinieri, quelle cose raccontate da “Le Iene”.
Troppo tardi. La macchina delle indagini era già partita con intercettazioni ambientali e telefoniche, l’acquisizione di una cinquantina di cartelle cliniche dell’ospedale di Biancavilla, la ricerca delle testimonianze dei familiari dei deceduti. Un lavoro ancoro in corso da parte del procuratore capo Carmelo Zuccaro, dell’aggiunto Francesco Puleio e del sostituto Andrea Bonomo per fare luce sul maggiore numero di casi su cui grava l’atroce dubbio dell’iniezione letale.
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Cronaca
Sequestrata dai carabinieri un’officina abusiva: denunciato un 59enne
L’uomo dovrà restituire allo Stato anche 21.850 euro di reddito di cittadinanza già percepito


Denunciato in stato di libertà un 59enne biancavillese, con precedenti. Secondo quanto accertato dai carabinieri, deve rispondere di esercizio abusivo della professione, gestione e smaltimento illecito di rifiuti e indebita percezione del reddito di cittadinanza.
Nello specifico, l’uomo, ufficialmente disoccupato, aveva allestito, senza alcuna autorizzazione, un’officina meccanica all’interno di un garage di proprietà del padre. Un locale situato in periferia. Occupata abusivamente anche parte della strada pubblica, utilizzata per parcheggiare, su carrelli elevatori e cavalletti, le autovetture da riparare.
Lungo la via in questione, i militari hanno quindi trovato diverse automobili, parzialmente smontate e con il cofano motore aperto, nonché un furgone con il cassone alzato, suddiviso in più pezzi.
All’interno del garage sono stati, invece, rinvenuti gli “attrezzi da lavoro” e molti rifiuti speciali, tra cui parti di motori di autovetture, oli e batterie esauste.
L’officina è stata, quindi, posta sotto sequestro e i veicoli in riparazione sono stati riaffidati ai proprietari, ignari che l’attività fosse irregolare.
Lo stesso carrozziere abusivo è stato, infine, deferito anche per aver illegittimamente incassato il sussidio pubblico del reddito di cittadinanza. Al riguardo, i carabinieri hanno proceduto, coordinandosi con l’Inps, all’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, nonché all’avvio dell’iter di restituzione di quanto indebitamente ricevuto. Il 59enne, pertanto, dovrà riconsegnare alle casse dello Stato ben 21.850,00 € riscossi tra maggio 2019 e aprile 2023.
I cittadini residenti nella zona, che d’ora in poi potranno finalmente godere del decoro urbano ripristinato in quella via, hanno ringraziato i Carabinieri per il loro operato.


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