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Pazienti uccisi dentro l’ambulanza? Ospedale, sequestro cartelle cliniche

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“L’ambulanza della morte”, di cui ha parlato la trasmissione “Le Iene” alcune settimane fa, potrebbe essere legata ai trasporti di pazienti in fin di vita dimessi dall’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Secondo fonti autorevoli e qualificate di Biancavilla Oggi, i carabinieri della compagnia di Paternò avrebbero sottoposto a sequestro una serie di cartelle cliniche legate a persone che erano ricoverate e poi sono decedute.

Morti sospette, pare dalle prime ipotesi. Per questo, la Procura della Repubblica avrebbe aperto un’inchiesta, su cui al momento non trapela altro.

Un servizio della trasmissione di Italia 1 aveva mostrato una serie di testimonianze di una località imprecisata. Località che, a quanto pare, sarebbe Biancavilla.

Dalle dichiarazioni contenute nel servizio si delineava un quadro molto inquietante: i barellieri di un’associazione di trasporto in ambulanza avrebbero ucciso diversi pazienti in agonia, dimessi dalla struttura sanitaria. Lo avrebbero fatto all’interno dell’ambulanza attraverso una iniezione d’aria nelle vene durante il breve tragitto verso casa. In questo modo avrebbero guadagnato non semplicemente dal trasporto in ambulanza ma avrebbero avuto un funerale da proporre ad un’agenzia funebre, pronta a riconoscere 200-300 euro. Dietro ci sarebbero gruppi criminali.

La semplice ipotesi che tutto questo possa essere avvenuto per un centinaio di pazienti di Biancavilla e dei paesi vicini, dal 2012 in poi (come si sostiene nel servizio de “Le Iene”, è agghiacciante. L’indagine della Procura etnea sarebbe ad una fase iniziale, ma potrebbe svelare sviluppi clamorosi.

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

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