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L'Intervista

Chi vuole avvelenare la “Sturzo”? Vile attacco al preside Marra

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L’INTERVISTA. Una lettera anonima sparge veleni nell’istituto scolastico di viale Colombo. Si sospetta di qualcuno interno alla scuola che ha orchestrato l’azione calunniosa. A svelare tutto è stato lo stesso dirigente.

 

di Vittorio Fiorenza

«Ebbene sì, sono sottoposto ad indagini da parte della Procura della Repubblica». Le parole del dirigente della scuola media “Luigi Sturzo”, Sergio Marra, napoletano trapiantato a Biancavilla, hanno suscitato sorpresa. L’occasione, nell’aula consiliare del Comune di Biancavilla, era quella della consegna alla scuola di un riconoscimento dell’assemblea cittadina per gli ottimi risultati ottenuti in una recente esercitazione di evacuazione.

Nell’intervento finale, che pubblichiamo nel video qui sopra, il preside svela l’attacco in corso da parte di qualcuno, con ogni probabilità interno alla scuola. Veleni e complotti alle spalle. In politica sono all’ordine del giorno. Ma quando episodi simili avvengono nell’istituzione scolastica, lasciano perplessi e inducono ad una legittima preoccupazione. Biancavilla Oggi ha raccolto la testimonianza e il sentimento di amarezza del dirigente.

Preside, ci spiega cosa è successo?
C’è una lettera inviata non solo alla Procura della Repubblica di Catania ma anche a carabinieri, guardia di finanza, polizia e ad altri enti in relazione ad una presunta cattiva gestione della scuola da parte del dirigente scolastico.

Lo ritiene un attacco personale?
È un attacco personale, però non è stato palese perché fatto da qualcuno che ha messo una firma falsa, cioè utilizzando il nome di un’insegnante della scuola, forse per metterla in difficoltà o contro di me. Io mi assumo tutte le responsabilità civili, amministrative e penali. Le indagini vanno avanti. L’amarezza è che si procede per una lettera non palese, cioè falsa, che non ha valore.

Capisce, però, che l’azione penale è obbligatoria anche in questi casi.
Certamente, capisco. Resta l’amarezza.

Ma cosa le viene contestato in questa lettera?
Aspetti sulla sicurezza, come se il preside non avesse fatto nulla. È una cosa che mi ferisce.

Lei ha fatto intendere che si tratti di una persona interna alla scuola.
Io non posso dire che sia una persona interna, ma ci sono dei dati che mi lasciano supporre che ci sia qualcuno che sa cose molto precise, uno ben informato.

Finora questa lettera cosa ha prodotto?
Due ispezioni e tra poco ve ne è una terza. Abbiamo avuto la visita dei vigili del fuoco e dell’Ufficio scolastico regionale. Fra poco verranno i carabinieri. E poi non so chi altri. Ho fatto richiesta di accessi agli atti, ma non ho ancora copia della lettera. Dopo informerò i miei legali per potere fare una denuncia contro ignoti per il contenuto.

Un contenuto diffamatorio e calunnioso.
Un contenuto che distrugge un dirigente. È qualcuno che è molto ben informato sulle norme di legge.

Lei conosce la sua scuola e chi eventualmente accusa un malessere di rapporti. Ma si può arrivare a tanto?
Si tratta di qualcuno che ha motivi personali. Sarei molto contento di potere avere un confronto con questo individuo. Io svolgo il mio lavoro, amo questo territorio che mi ha accolto e voglio continuare ad essere così perché la solidarietà è tanta.

Quale è la sua amarezza?
Ciò che mi dispiace è che una vicenda del genere metta a rischio la qualità della scuola. La “Luigi Sturzo”, invece, è un istituto di grande qualità, come attestato dal Consiglio Comunale, dalla Giunta comunale e dai genitori. Un attacco di questo tipo non lede Sergio Marra, che eventualmente andrà davanti ai giudici e spiegherà le sue ragioni, ma la comunità della scuola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

Carmelo Bonanno: «Biancavilla e quel 2 giugno 1946, il ritorno alla democrazia»

L’autore di Nero su Bianco Edizioni:: «I valori dell’antifascismo e della libertà vanno difesi ogni giorno»

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La caduta del fascismo, la fine della guerra, le macerie materiali e morali. Un paese da ricostruire. Biancavilla vive gli eventi con una partecipazione corale per ricostituire i partiti e svolgere le prime consultazioni elettorali, dopo la dittatura ventennale di Benito Mussolini. Carmelo Bonanno racconta gli eventi dell’immediato dopoguerra nel volume “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia”, pubblicato da Nero su Bianco Edizioni. Una ricerca ricca di testimonianze, che in quel 2 giugno 1946 vede la data cruciale per costruire un futuro carico di speranza, nel segno della libertà e del progresso.

Bonanno, quello è un giorno che ci restituisce la democrazia. Biancavilla come arrivò alle prime elezioni e al referendum del ‘46?

Biancavilla, a differenza dei comuni limitrofi, non conobbe la devastazione del suo territorio perché non subì i pesanti bombardamenti alleati di fine seconda guerra mondiale. Secondo i democristiani dell’epoca il merito fu di padre Antonino Arcidiacono e di altri due suoi amici carissimi che andarono a Piano Rinazze, dove erano stanziati gli Alleati, e mediarono con loro affinché Biancavilla fosse risparmiata. Secondo i comunisti del tempo, invece, furono i tedeschi che, notata la forte opposizione di Biancavilla, preferirono abbandonarla per evitare di rallentare la fuga dalle truppe alleate. Non sappiamo quale delle due versioni corrisponda a verità, magari in entrambe c’è del vero. Resta il fatto che Biancavilla arriva all’appuntamento elettorale in un quadro di maggiore “stabilità”.

Oggi ricorre anche l’anniversario del referendum istituzionale nel quale gli italiani si espressero a favore della Repubblica come forma di governo, anche se a Biancavilla – come in tutto il Mezzogiorno – la maggioranza scelse la Monarchia…

Sì, ma è anche vero che il risultato repubblicano a Biancavilla fu notevole perché la media siciliana di voti per la Repubblica era del 35% mentre a Biancavilla ottenne quasi il 49%.

Alle Amministrative dell’aprile 1946, a Biancavilla, la Democrazia Cristiana dominò conquistando 24 seggi su 30 in Consiglio Comunale ed eleggendo il farmacista Salvatore Uccellatore come sindaco, confermando poi il netto vantaggio sugli altri partiti anche alle elezioni dell’Assemblea Costituente del 2 giugno successivo. Biancavilla era (ed è) democristiana?

Sì, certo, Eccezion fatta per la parentesi comunista di Peppino Pace, la Dc seppe sempre rigenerarsi e governare, di fatto fino alla fine della cosiddetta Prima Repubblica.

Oltre a padre Arcidiacono e a Salvatore Uccellatore quali furono le altre personalità di spicco della Dc locale in quegli anni iniziali dell’Italia repubblicana?

Ebbero un ruolo importante Filippo Leocata, medico, e Alfio Minissale, ingegnere, impegnato nella formazione della classe dirigente giovanile dello Scudocrociato. 

Che ruolo ebbero il clero e la Chiesa nel successo democristiano?

Un ruolo fondamentale. Esercitato anche attraverso la costituzione di iniziative associative quali quelle dell’Azione Cattolica, degli Uomini Cattolici e delle Donne Cattoliche. E di un comitato in cui ebbero un ruolo di prim’ordine padre Giosuè Calaciura e Salvatore Uccellatore, prodigatisi per venire incontro ai bisogni dei biancavillesi.

E le donne, appunto, che per la prima volta ebbero diritto di voto?

Le donne giocarono un ruolo importante già durante il periodo della guerra: diedero sostegno economico e sociale, anche tramite la Chiesa, ai bisognosi e alle vedove di guerra. La loro azione politica fu funzionale alle loro opere di carità e assistenza, poi ricambiate in voti per la Democrazia Cristiana. Fornirono spesso un contributo decisivo, convincendo le donne a votare Dc in contrapposizione al Pci.

La sinistra biancavillese, “minoritaria” ma comunque con un consenso significativo, percorse una strada ben più accidentata. Perché?

Perché, tra le altre cose, ci fu una “scissione” tra la corrente dibenedettiana e il resto del partito. E i comunisti, scomunicati, subirono una notevole pressione “interna” ed “esterna”. Lo stesso Di Benedetto, di professione riparatore e noleggiatore di biciclette e allora segretario della Camera del lavoro locale, fu accusato – secondo le testimonianze dell’epoca – di aver rubato parte degli pneumatici inviati dal sindacato provinciale. Pneumatici all’epoca utilizzati non solo per le bici ma anche e soprattutto per creare le suole delle scarpe. Da lì capì che era stato preso di mira e che fosse un capro espiatorio e si allontanò dal partito, che di fatto si “riunificò”.

La lotta di classe nel nostro territorio portò anche all’occupazione delle terre. Che risultati ottenne?

Contraddittori. Perché, a seguito dell’assegnazione seguita alla riforma agraria, alcuni ricevettero terre proficue e redditizie. Altri, terre aride e cretose.

Una Biancavilla a maggioranza democristiana ma geograficamente divisa tra il centro “biancofiore” e la periferia comunista. Guidata da personalità carismatiche. Persino con un primato: prima città italiana a rivoltarsi contro i fascisti nella sommossa del 23 dicembre 1923. Una memoria sconosciuta ai più, che oggi ignorano le radici storiche della ricostruzione democratica locale. Che lezione dovremmo trarne a quasi un secolo di distanza?

Non dobbiamo dimenticare da dove proveniamo. Dobbiamo conoscere il nostro passato. Siamo figli della nostra storia. E la storia ci insegna che ci sono dei valori condivisi – l’antifascismo, la libertà, la democrazia – che noi oggi diamo per scontati ma che non lo sono affatto. E la storia serve a ricordarci che queste conquiste vanno difese ogni giorno.

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