Cronaca
Operazione “Garden”, torna in libertà Salvatore Gioco in attesa di processo
Fratello di Nicola (ucciso in via Pistoia) e nipote di Alfredo Maglia (assassinato ad Adrano), durante il blitz di un anno fa si era reso irreperibile. Una latitanza durata un mese.
di Vittorio Fiorenza
Anche Salvatore Gioco, uno dei coinvolti nell’operazione “Garden” condotta lo scorso anno dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, è stato scarcerato. Dopo l’uscita di Davide Santangelo (altro giovane che era finito in manette), anche Gioco, assistito dall’avv. Vincenzo Nicolsi, nei giorni scorsi è tornato in libertà, in attesa del processo.
Associazione a delinquere di stampo mafioso: è l’accusa di cui è chiamato a rispondere.
Fratello di Nicola, ucciso in via Pistoia, e nipote di Alfredo Maglia, assassinato ad Adrano, Gioco, durante l’operazione “Garden” eseguita dalla polizia, si era reso irreperibile. Una latitanza durata appena un mese, dopo essere stato all’estero.
Il giovane, come svelato lo scorso novembre in esclusiva da Biancavilla Oggi, appena qualche giorno dopo l’uccisione del fratello, in quel terribile gennaio del 2014 in cui fu ammazzato pure Agatino Bivona in via Fallica, sarebbe stato oggetto di una tentata esecuzione in campagna.
Un episodio mai denunciato alle forze dell’ordine, ma che emerge dalle intercettazioni telefoniche. Un ulteriore, inquietante dettaglio che si aggiunge a quel “romanzo criminale” descritto nell’ordinanza del Giudice delle indagini preliminari, Loredana K. Pezzino.
L’operazione “Garden” aveva portato in più “puntate” al coinvolgimento di undici persone per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsioni. Per il processo, in nove saranno sottoposti a rito abbreviato, mentre gli altri con rito ordinario.
Nel corso delle indagini, sequestrato un arsenale e sventati due omicidi (uno dei quali doveva avvenire il giorno di San Placido dello scorso anno).
Tutti movimenti criminali per ambizioni di potere e desideri di vendetta determinati dalla frattura dello storico clan mafioso di Biancavilla, platealmente sancita con l’eliminazione del boss Giuseppe Mazzaglia, detto “Fifiddu”, nell’aprile del 2010, in via Carlo Pisacane.
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Cronaca
Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi
Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe
Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.
Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.
I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.
«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».
Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.
Indagini ancora in corso
Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.
Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.
Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.
Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.
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