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Ricerca dell’Inail su Biancavilla: in esame i decessi per mesotelioma

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© Foto Biancavilla Oggi

Sul sito della rivista scientifica “BMC Cancer”, specializzata in materia oncologica, sono stati pubblicati i risultati di un innovativo lavoro di analisi territoriale dei casi di mesotelioma, basato sui dati di esposizione rilevati dal Registro nazionale dei mesoteliomi. Tra le località prese in considerazione figura pure Biancavilla. A realizzare lo studio sono stati i ricercatori Inail del laboratorio di epidemiologia, insieme agli esperti dei Centri operativi regionali.

Quasi 12mila storie occupazionali, residenziali e familiari. Lo studio, che risulta essere uno dei più letti e scaricati tra quelli pubblicati su BMC Cancer, ha individuato con tecniche statistiche bayesiane 32 cluster di comuni e analizzato 15.322 casi incidenti (ovvero in vita al momento della rilevazione) di mesotelioma registrati dal ReNaM, con diagnosi formulata nel periodo compreso tra il 1993 e il 2008. Per la prima volta in Italia questi dati sono interpretati alla luce dei dati di esposizione rilevati dai Cor, che hanno raccolto 11.852 storie occupazionali, residenziali e familiari attraverso interviste individuali, dirette o indirette, per identificare le modalità di esposizione. Nel dettaglio, tra gli uomini intervistati l’esposizione all’amianto è stata accertata nell’86,4% dei casi, mentre tra le donne la stessa percentuale è pari al 60,3%.

Tra i siti analizzati spiccano Biancavilla per l’esposizione ambientale da fluoroedenite, Casale Monferrato, Broni e Bari per la presenza di impianti di produzione di manufatti in cemento amianto, e La Spezia, Genova, Monfalcone, Trieste, Castellamare di Stabia, Livorno e Ancona per la presenza di cantieri navali.

Il peso dell’esposizione non occupazionale nell’insorgenza del mesotelioma è stimabile intorno al 10%. Il 10% dei casi di mesotelioma è cioè determinato da esposizioni all’amianto occorse in ambito non lavorativo, per le quali è rilevante la quota femminile. E questo è il caso di Biancavilla, per esempio.

«Fattori ambientali –si legge nell’articolo della rivista scientifica– caratterizzano il cluster Biancavilla, essendo questa una città della Sicilia orientale dove l’esposizione è stata attribuita a rocce naturali contenenti fibre di fluoro-edenite (un minerale anfibolico), estratta dalle cave locali. L’evidenza epidemiologica di un eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico maligno ha effettivamente portato all’identificazione di questa fibra, precedentemente sconosciuta, e alla scoperta della sua cancerogenicità».

Il prossimo step: individuare le località di esposizione. Premesso che i casi osservati al momento della diagnosi sono assegnati al municipio di residenza, come vengono valutati i casi di quei lavoratori che sono residenti in un comune ma sono stati esposti in un altro, dove si è svolta la loro storia professionale? La risposta a questo quesito, che introduce il problema della migrazione lavorativa, costituisce la prossima fase di studio dei ricercatori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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