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Detto tra blog

Sangiorgio, Bonnefoy, il 25 aprile e gli amministratori senza memoria

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di ALESSIO LEOTTA

«La memoria è un dovere per tutti quelli che si dicono democratici, essendo essa il solo sito dell’intimo che si può ritrovare e comprendere, fino a far diventare esempio da seguire ciò che è stato vissuto in circostanze eccezionali per il bene della società».

Basta leggere questa frase per esprimere lo stato d’animo di fierezza per essere concittadino di Gerardo Sangiorgio, apprezzato umo di cultura, fine letterata, testimone diretto della barbarie dei lager nazisti.

Se a questo aggiungi che quelle parole di omaggio al nostro Sangiorgio provengano dal Maestro Yves Bonnefoy, ecco che la fierezza cambia in meraviglia, gioia e vera consapevolezza dell’importanza della testimonianza inedita riportata in occasione del 25 aprile da Biancavilla Oggi.

Pensavo che la Festa della Liberazione fosse una data giusta e doverosa per eventi culturali e per commemorare chi ha rischiato la vita per la parola “libertà”. Invece niente!

Le cipollette e la salsiccia arrostita hanno preso il sopravvento all’organizzazione di appropriati appuntamenti a Biancavilla. Ho, quindi, vagamente aspettato il 26 aprile

Domenica ho sperato di trovare qualche piccolo momento in ricordo di Sangiorgio o per lo meno qualcuno che commentasse le parole del Poeta… Invece niente!

Parecchio amareggiato per l’indifferenza delle istituzioni locali e e di quel fantasma che è l’assessorato alla Cultura, faccio un appello, ispirandomi a Nanni Moretti: «Amministratori reagite, dite qualcosa…reagite e dai, dai, rispondete, fate qualcosa di degnamente culturale. Reagite, valorizzate la memoria. Non dimenticate, spronate i giovani alla libertà! Sindaco, assessori, consiglieri, fate qualcosa di culturale. Anzi, fate qualcosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Castro Daniel

    28 Aprile 2015 at 19:55

    Se votate un tipo del genere come sindaco , ve la diete cercata , scusate……

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Detto tra blog

Biancavilla insensibile alla strategia “plastic free”: chiude la “Casa dell’acqua”

In altre città è un successo, da noi è un flop: mancano senso civico, rispetto ambientale e cultura “green”

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di VINCENZO RUSSO

Era stata inaugurata due anni fa in piazza Don Bosco ed era stata annunciata come un’iniziativa di civiltà. La “Casa dell’acqua” era a disposizione di tutti: il prezioso liquido controllato ed adeguatamente filtrato ad un prezzo di 5 centesimi a litro. Ognuno, con una tessera acquistabile in alcuni punti vendita di Biancavilla, avrebbe potuto riempire proprie bottiglie. Un gesto semplice con una duplice finalità: risparmiare sull’acquisto di acqua ed evitare la disporsione di plactica. Un gesto che ogni cittadino attento alla comunità e alla causa ecologica (che riguarda tutti indistintamente) avrebbe dovuto compiere con convinzione.

Invece, poche decine di biancavillesi hanno usufruito del servizio, aderendo civilmente alla strategia “plastic free” e contribuendo ad una minore diffusione della plastica. Così, mentre in diverse altre città (anche vicine alla nostra), le “Case dell’acqua” sono ampiamente utilizzate, da noi si assiste all’esatto opposto.

A Biancavilla, la ditta che gestisce il servizio ha dovuto constatare la non sostenibilità. Pertanto, la piccola struttura di erogazione idrica di piazza Don Bosco – come recita un avviso – è destinata ad essere disinstallata. Anzi, il termine ultimo era stato già fissato per febbraio per gli utenti che ancora hanno credito da spendere.

Non è una buona notizia, questa. Perché Biancavilla si dimostra ancora una volta insensibile a regole di civiltà, al rispetto ambientale e alla cultura “green”. Che grande delusione! Mi chiedo quanti politici di destra e di sinistra abbiano utilizzato la “Casa dell’acqua”, giusto per dare l’esempio.

Dove sono i cosiddetti “ambientalisti” da tastiera? E dove sono coloro che in piazza Roma avevano parlato di “plastic free”? Forse era solo un pretesto per auto propaganda a favore di telecamere per poi andare a fare la spesa, riempendo la macchina di confezioni d’acqua in bottiglie e cellophan di plastica. Sta di fatto che su 8mila famiglie biancavillesi, soltanto alcune decine hanno usato la “Casa dell’acqua”. A loro va un plauso, a tutto il resto un velo pietoso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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