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La politica che crea disoccupazione in una Biancavilla già agonizzante

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di Angelo D’Urso

Da qualche giorno a questa parte pensavo a quale potesse essere il tema da trattare in questo mio spazio chiamato “Fuori dal coro”. Avevo inizialmente pensato ad un tema di mera matrice politica. Poi, lo scorso sabato sera, discutendo con alcuni coetanei, i quali facevano presente la ferma volontà di abbandonare il nostro paese per cercare opportunità lavorative e nuove prospettive di vita all’estero, ho deciso di provare ad analizzare come la politica potrebbe, e in certi casi dovrebbe, muoversi per far sì che la nostra generazione abbia ancora fiducia nelle possibilità lavorative che la nostra terra di origine ha il dovere di offrirci.

La prima cosa che salta agli occhi è sicuramente la mancanza di una politica di incentivazione volta allo sviluppo occupazionale. Se per un verso è vero che oggi la politica non può creare direttamente l’occupazione, è anche vero che potrebbe però farlo in maniera indiretta.

In che modo? Politiche volte alla cura del territorio, alla promozione delle proprie imprese, all’esaltazione dei propri prodotti e alla valorizzazione dei propri talenti sarebbero un inizio di fondamentale importanza.

Se analizzassimo, anche senza troppa attenzione, il fattore occupazionale nella nostra Biancavilla, ci potremmo facilmente accorgere del livello di criticità che il settore ormai ha raggiunto nell’ultimo periodo. Infatti, se da un lato non si riesce a creare la benché minima occupazione, dall’altro si riesce benissimo a creare disoccupazione!

Ne è un esempio eclatante il passaggio alla gestione comunale del servizio “strisce blu” che ha di fatto ha prodotto 10 disoccupati. Ma non è certo questo l’unico caso. Licenziamenti sono infatti previsti anche tra i netturbini.

La politica dovrebbe occuparsi dei problemi della cittadinanza e non limitarsi all’ordinaria amministrazione che potrebbe benissimo essere gestita dai burocrati di turno.

Indubbiamente il problema dell’occupazione tocca una buona fetta della popolazione e sarebbe quindi auspicabile che la politica inizi finalmente ad impegnarsi a tutti i livelli per risolvere quella che sta assumendo, giorno dopo giorno, i contorni di una terribile piaga!

In molti speravamo che l’anno appena trascorso sarebbe stato quello della svolta, ma purtroppo ci siamo sbagliati. La nostra Biancavilla è oggi più che mai riversa in ginocchio e agonizzante! È giunto quindi il momento, per tutti coloro i quali hanno a cuore la nostra città, di fare in modo che Biancavilla si rialzi prontamente, prendendo coscienza di una situazione oramai divenuta insostenibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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