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Cronaca

In fiamme vecchio edificio che un tempo fu abitato dall’«Uomo talpa»

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Fiamme e tetto in tegole collassato in un vecchio immobile disabitato, nel cortile Diana, lungo via Ciro Menotti, a Biancavilla. L’incendio, nella notte, ha distrutto l’edificio, allarmando l’intero quartiere. Sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Adrano per spegnere le fiamme e mettere in sicurezza l’area interessata.

La circostanza che si sia trattato di un immobile disabitato ha fatto ipotizzare in un primo momento ad una origine dolosa del fuoco. Ulteriori accertamenti, comunque, non hanno fatto rilevare la presenza di tracce di liquido infiammabile. È stata accertata, invece, la presenza dell’allaccio all’energia elettrica. Anche se i carabinieri della stazione di Biancavilla stanno compiendo ogni verifica, appare possibile, quindi, che il fuoco sia stato generato da un corto circuito dovuto proprio all’impianto obsoleto. Sul posto, fra l’altro, sono intervenuti anche i tecnici dell’Enel, visto che l’incendio ha causato anche disservizi di erogazione elettrica alle abitazioni vicine.

Anni fa la casa distrutta dalle fiamme era abitata dalla persona che, a fine anni ’90, balzò alle cronache come “Uomo talpa”. Alfio, questo il suo nome, da tutti conosciuto e ben voluto a Biancavilla, aveva trasformato un altro edificio (l’abitazione della madre di via Tutte Grazie) in una sorta di «rifugio antiatomico in caso di guerra», così lui stesso aveva spiegato. Per mesi, con la sola forza delle sue mani, di giorno e di notte, aveva scavato all’interno dell’immobile profondissime buche e cunicoli. Piccolo “dettaglio”: con i suoi continui colpi di piccone, finì per sbucare anche nel salotto di una vicina. Da qui, l’intervento di carabinieri, vigili urbani ed operatori sanitari per l’applicazione del Tso.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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