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«La fluoroedenite è cancerogena»: arriva da Lione la conferma ufficiale

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La fluoroedenite vista al microscopio (foto di Enrico Bonacina)

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro emette la “sentenza” sul minerale tipico delle rocce laviche di Biancavilla. Identificata nel 2001 nell’area di monte Calvario, la fibra è stata poi rinvenuta pure in Giappone.

 

Le fibre di fluoroedenite, scoperte per la prima volta al mondo a Biancavilla, sono cancerogene e, come tali, entrano a far parte del “gruppo 1”, il gruppo cioè in cui l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) inserisce i cancerogeni umani certi. La “sentenza” è giunta di recente dopo che 21 esperti provenienti da dieci Paesi si sono riuniti nella sede della Iarc a Lione, in Francia, per stabilire la cancerogenicità della fluoroedenite, oltre che delle fibre di carburo di silicio e dei nanotubi in carbonio.

Le decisioni, che saranno pubblicate nel volume 111 delle Monografie IARC, sono state anticipate su Lancet Oncology. Le fibre di fluoroedenite, naturali contaminanti del suolo, sono state identificate per la prima volta a Biancavilla e successivamente nei pressi del vulcano Kimpo, in Giappone.

Al parere della Iarc hanno significativamente contribuito anche i ricercatori del Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono state, infatti, proprio le indagini dell’Iss che hanno portato all’osservazione di un eccesso di mortalità per tumore maligno della pleura localizzato in questa cittadina, e al riconoscimento di Biancavilla nel 2002 come Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche.

La fonte delle fibre aerodisperse include tutto l’ambiente, incluse le strade non asfaltate, intorno una cava locale di materiali per l’edilizia, usata sin dagli anni Cinquanta. Inoltre, anche l’inquinamento indoor, ovvero la contaminazione dell’aria nelle case, può essere dovuto all’uso dei materiali da costruzione estratti dalla cava. Diverse ricerche hanno appurato un eccesso di incidenza e di mortalità per mesotelioma nella popolazione di Biancavilla, senza differenze apprezzabili tra uomini e donne, e con una incidenza particolarmente elevata nei giovani adulti, suggerendo così un inquinamento ambientale piuttosto che occupazionale. La cancerogenicità delle fibre di fluoroedenite è stata inoltre dimostrata negli esperimenti sugli animali condotti dall’Istituto Ramazzini nei laboratori di Bentivoglio (Bologna).

Di recente, l’Iss ha dedicato alla fluoroedenite di Biancavilla il secondo fascicolo degli Annali del 2014, fornendo un aggiornamento di studi epidemiologici, di ricerche di valutazione dell’esposizione, di studi meccanicistici in vitro per comprendere i meccanismi biologici sottesi alla cancerogenicità delle fibre di fluoroedenite.

Sono state prese in considerazione le malattie che la letteratura scientifica indica associate all’esposizione all’amianto: mesotelioma della pleura, del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo, tumore maligno della laringe, di trachea, bronchi e polmoni, ovaio, pneumoconiosi. Sono stati analizzati i dati disponibili nelle basi di dati dell’Ufficio di Statistica dell’Iss per quanto riguarda la mortalità e l’ospedalizzazione. I risultati supportano il ruolo eziologico di fibre di fluoroedenite nella comparsa delle malattie sopra menzionate, già osservato in altri studi.

L’inalazione di fibre anfiboliche può causare fibrosi polmonare, cancro del polmone e mesotelioma. Tuttavia, le differenze nella morfologia e nella composizione chimica di queste fibre sono in grado di determinare diverse attività biologiche. In una serie di esperimenti svolti presso l’ISS, cellule di carcinoma del polmone umano sono state esposte a due diversi materiali: fluoroedenite prismatica e fibre composte da fluoroedenite. Ebbene, solo nel secondo caso, esse presentavano caratteristiche tipiche delle cellule trasformate, come multinucleazione, attività volte alla sopravvivenza e rilascio di citochine pro-infiammatorie. Di conseguenza, si è concluso che le fibre qui studiate si comportano in modo simile alla crocidolite (detta anche amianto blu), il cui collegamento con l’infiammazione e il cancro del polmone e il mesotelioma è ben consolidato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Bonifica anti-amianto, nuovo inghippo: interdittiva antimafia ad un’impresa

Il parco verde di monte Calvario rischia di imbrigliarsi in un reticolato di ricorsi e sospensive

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© Foto Biancavilla Oggi

Ancora un diversivo nell’iter della bonifica dell’area di monte Calvario a Biancavilla. Il taglio del nastro risale al febbraio 2023, eppure gli interventi di risanamento e creazione di un parco urbano – al di là del monitoraggio ambientale preliminare già ultimato – attendono di essere avviati.

Adesso – come è in grado di raccontare Biancavilla Oggi – l’ultimo intoppo riguarda un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti di una delle società interessata all’appalto. La “Gentile Ambiente spa” con sede a Casoria, infatti, è stata raggiunta da un’informativa antimafia ostativa da parte della Prefettura di Napoli. Un provvedimento già caricato e visibile nella Banca dati nazionale Antimafia.

L’importo complessivo degli interventi è di circa 17 milioni di euro, frutto di un accordo quadro – siglato nell’ottobre del 2020 – tra Regione Sicilia e ministero dell’Ambiente sulle bonifiche dei grandi siti inquinati, su progetto redatto dall’Ufficio tecnico comunale. Oltre alla “Gentile Ambiente”, nell’associazione temporanea di imprese c’è la Rem (si era sfilata una terza impresa, la Lab. Studio Chimico Ambientale).

La novità dell’interdittiva antimafia per una delle imprese è subito balzata agli occhi dei funzionari del Comune di Biancavilla. Interpellato da Biancavilla Oggi, il sindaco Antonio Bonanno fa sapere che «l’amministrazione comunale si è già attivata per avviare le procedura di esclusione della ditta dai lavori».

Semplice a dirlo, più tortuoso il percorso che potrebbe essere tracciato dagli eventi. Il rischio concreto è che l’appalto venga messo in secondo piano rispetto a carte bollate, ricorsi e sospensive, pregiudicando l’effettivo avvio e svolgimento della bonifica. Che il progetto del polmone verde di monte Calvario resti sulla carta, imbrigliato nei reticolati della giustizia amministrativa, è uno scenario possibile.

Le contromosse dell’impresa

D’altra parte, la “Gentile Ambiente” ha immediatamente attivato tutte le azioni giurisdizionali necessarie a fronteggiare gli effetti di una misura che considera illegittima.

A farlo sapere sono il presidente del Consiglio di Amministrazione della società, Giovanni Gentile, e l’avv. Lorenzo Lentini. L’impresa napoletana ha presentato già ricorso con istanza di sospensione cautelare presso il Tar della Campania «contestando il difetto assoluto del presupposto e la non idoneità dei fatti segnalati». Il Tar discuterà nella Camera di Consiglio prevista per il 17 aprile.

Altra istanza è stata presentata al Tribunale di Napoli – Servizio Misure di Prevenzione per la nomina di un controllore giudiziario «che a fronte della terzietà della società rispetto a contesti di tipo mafioso, consenta la prosecuzione vigilata dell’attività di impresa».

«L’altra ditta proceda nei lavori»

Se l’intento dell’impresa è quello di invitare la stazione appaltante a «soprassedere da qualsiasi provvedimento pregiudizievole di carattere definitivo», a Biancavilla si guarda avanti, puntando ad escludere la ditta napoletana.

«È stata effettuata – ci dice il sindaco Bonanno – una sorta di verifica preliminare nei confronti della mandataria (la Rem, ndr) per capire se questa ha tutti i requisiti per procedere nei lavori senza l’altra. Riteniamo che questo sia possibile. Certo, un’interdittiva antimafia che arriva dopo due anni è un’anomalia per i lavori pubblici e non è normale che arrivi ad appalto già assegnato».

L’appalto per la bonifica di monte Calvario riguarda la messa in sicurezza dell’intera area (dagli agli ’50 e fino al 1998 luogo di estrazione e produzione di materiale destinato all’edilizia). L’opera finale è la realizzazione di un parco verde. Alla base dei lavori, l’incapsulamento delle fibre di fluoroedenite (minerale naturale assimilabile all’amianto) che qui si trovano sotto forma di venature nelle rocce laviche. Fibre diffuse in tutto il paese e nelle sue costruzioni edili, tali da avere provocato decine di morti per mesotelioma pleurico.

La lievitazione dei costi

Un precedente intoppo, dopo l’assegnazione dell’appalto, si era verificato quando l’impresa Rem aveva avanzato la richiesta di una serie di aggiornamenti, a partire dai costi dei materiali che nel frattempo sono aumentati.

Tutte questioni che hanno portato l’impresa e il Comune davanti al Collegio Consultivo Tecnico (presieduto dal prof. Antonio Saitta).

L’organismo si è espresso a febbraio in modo favorevole alla linea del Comune, che aveva sollecitato l’impresa a procedere nei lavori. Adesso, però, la vicenda che riguarda la “Gentile Ambiente” appare parecchio più complessa e delicata.

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