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Giochi e sport per disabili: assenze che non favoriscono l’integrazione

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Blog Carmelo Mazzaglia

Uno dei fattori integrativi di rilevante importanza è rappresentato dal gioco e dallo sport con e per le persone aventi disabilità. Giochi e sport mancanti a Biancavilla. Eppure, se qualcosa fosse realizzata, oltre ad integrare le persone con disabilità, si integra anche ulteriormente il pensiero di normalità assoluta.

Sono molto importanti gioco e sport: non sono da ignorare né vanno considerati progetti irrealizzabili. Giochi fattibili nelle scuole, oratori e, volendo, anche nella giornata della disabilità, ogni 3 dicembre. Giochi che riducono l’handicap e che sono alla portata di tutti e modificabili in base alle esigenze.

Oltre ai giochi sarebbe molto bello realizzare attività sportive come il baskin (o altro) per persone con disabilità in mix con i normodotati, fortificando gli uni e gli altri. Sport in cui le due persone, il disabile e il non disabile, usano le stesse risorse, cioè le proprie abilità, facendo leva sulla determinazione personale e condividendo anche lo stesso obiettivo: raggiungere il confine dei propri limiti attraverso il superamento di ostacoli.

Il maggior vantaggio dello sport rispetto ad altre attività rivolte alle persone con disabilità è quello di favorire l’integrazione sociale. Nell’attività sportiva viene stimolata la crescita attraverso il gruppo, nonché la valenza formativa e le occasioni di apprendimento che si verificano al suo interno. Appartenere ad una squadra, confrontarsi con gli altri e condividere le emozioni suscitate dall’attività, sono tutte esperienze fondamentali per la crescita personale nella sua dimensione relazionale.

Approfitto di questo spazio datomi da Vittorio Fiorenza per dire che sono a disposizione di quanti vorrebbe realizzare qualcosa in tal senso.

@ RIPRODUZIONE RISERVATA

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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