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Se persino le tombe di Antonio ed Alfio Bruno sono lasciate all’incuria

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Per i biancavillesi, il cimitero non è un luogo molto frequentato durante l’anno. Lo si scopre solo nei primi giorni di novembre, quando il calendario ci ricorda la ricorrenza dei defunti. Nei primi del ‘900 sono state costruite alcune tombe con richiami e ornamenti artistici molto belle: sono molto poche ma ci sono. Lo scempio dell’abusivismo e del creare luoghi senza calore umano ha colpito, negli anni successivi, anche le costruzioni funerarie.

Negli anni ’80 vi è stato l’assalto. I “casciola” (cassettoni) hanno sostituito l’arte e l’ornamento che veniva fatto in passato. Le frasi del defunto in punto di morte, o la frase che più lo ricordava sono stati sostituiti da freddi “nato il…, morto il…” e basta.

Oggi i cimiteri sono sempre meno affollati e il rischio è perdere l’anello della catena che lega la storia del passato di un paese con il presente e il futuro.

Non sarà facile ricordare tra qualche anno la sepoltura di Antonio Bruno, tomba quasi del tutto dimenticata, lasciata all’incuria, senza nessun omaggio floreale da parte dell’amministrazione comunale, anzi da “buon” paese di abusivi, si è pensato di costruirle attorno, senza criterio, altre tombe. Stessa cosa per la tomba posta alla sinistra, quella di suo padre, Alfio Bruno, sindaco illuminato e perbene quanto dimenticato dai suoi concittadini e da quell’istituzione comunale a cui dedicò parte della sua vita.

Penso che non saranno sicuramente i loculi a ricordare le gesta della brava gente o della gente che ha portato cultura e sviluppo al paese; ma sentire tra i viali “bii vadda cu muriu…” con continuo di commento e tramando storico sulla vita e il rapporto che si aveva con il defunto, forse mi mancherà un po’. Mi rendo conto che non bisogna solo visitare i cimiteri, bisogna viverli nel proprio petto con ricordi piacevoli e sinceri dei cari che al momento si trovano “in altro locu”. Anche perché se penso che oggi lo scenario che ci viene presentato è quello dei “cascioli” da riempiere, non è una cosa molto piacevole.

Ma se si guarda alla nuda terra dove venivano sepolti i nostri antenati o se si guardano quei piccoli mausolei marmorei che ricordavano il defunto allora nasce spontaneo il dolce ricordo con la lacrima tra gli occhi e il tramandare le gesta positive o negative del defunto, ci fa compiere un atto di una povera e spiccia  cultura che aiuta lo sviluppo del paese. Ma oggi i morti sono numeri e casciola da riempire, il cimitero è un posto su cui speculare ma soprattutto i morti non possono votare… quindi poco interessa del loro senso che ha la loro “altra vita”.

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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