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Appalto rifiuti, nodo lavoratori Chiamato in causa il Comune

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Un momento dell’incontro svoltosi all’Ufficio provinciale del lavoro

di Vittorio Fiorenza

Cinque sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Usb e Fideal), l’impresa uscente (la Dusty di Catania), quella vincitrice del nuovo appalto (la Caruter di Brolo) riunite attorno al tavolo dell’Ufficio provinciale del lavoro per discutere il nuovo assetto occupazionale sul servizio di raccolta dei rifiuti di Biancavilla, dopo la recente celebrazione della gara per i prossimi sei mesi. Assente al tavolo, l’amministrazione comunale, che è stata informata soltanto per conoscenza. Ecco perché l’incontro è rimasto interlocutorio e rinviato al 29 settembre.

Non sono mancate, tuttavia, alcune schermaglie da una parte all’altra del tavolo tra le parti. Il nodo da sciogliere rimane uno: quanti dei lavoratori attualmente impegnati a Biancavilla dovranno essere riassorbiti dalla nuova ditta?

La risposta (accordi e contratti alla mano) dovrebbe essere: tutti. Ma non sembra essere così. Come già aspramente contestato dalla Cgil e dalla Uil all’amministrazione Glorioso, in fase di pubblicazione del bando di gara, il monte ore stabilito per il servizio è tale da richiedere 24 unità lavorative. È il numero a cui, quindi, fa riferimento la Caruter. I sindacati non ci stanno e chiamano in causa il Comune.

«Al prossimo incontro sarà presente anche il Comune perché vogliamo coinvolgerlo in questa fase –sottolinea Gaetano Agliozzo, segretario generale della Funzione pubblica della Cgil – il dato di partenza è che, secondo il bando pubblicato dall’amministrazione comunale, la ditta vincitrice dell’appalto dovrà contare su 24 unità in organico. La vecchia ditta, la Dusty, però ne conta 37-38 come effettivi del cantiere di Biancavilla. Questo significa che si pone un problema occupazionale per gli ultimi assunti. Eppure c’è l’accordo quadro regionale e il contratto di lavoro che invece mirano al mantenimento dei livelli occupazionali. Ecco perché c’è un nostro intervento alla Regione e dovremmo capire il modus operandi. Noi comunque confidiamo di avere margini di trattativa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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