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Giosuè Lavenia e quella “1100” scoppiettante che non sentiremo più

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di Vittorio Fiorenza

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Giosuè Lavenia

Lui con i lunghi capelli grigi, con il borsello anni ’70 appeso sulla spalla o alla guida della sua Fiat 1100 scoppiettante. Bastava sentire a distanza quell’inconfondibile marmitta rumorosa per avere la certezza: «Chistu è Giosuè Lavenia».

Eccole le immagini che i biancavillesi ricorderanno del noto imprenditore edile, morto dopo una lunga malattia all’età di 70 anni. Un costruttore vecchio stampo, persona estroversa ed ecclettica, lavoratore infaticabile.

Si sapeva del suo stato di salute non ottimale, ma poi si era ripreso, nonostante lo scorso gennaio avesse pure subìto la perdita della moglie. Fino a qualche mese fa lo si è visto con il suo camion, mentre andava a lavorare. Poi la ricaduta, da cui non si è più ripreso.

I funerali si sono svolti nella basilica “Maria Santissima dell’Elemosina” ed il prevosto, padre Pino Salerno, si è soffermato sull’amicizia che Lavenia aveva con mons. Giosuè Calaciura, il quale gli aveva affidato la costruzione delle strutture di contrada Croce al vallone dell’Opera Cenacolo Cristo Re.

Il ricordo di padre Pino
Partecipato l’intervento del prevosto, durante la messa: «Giosuè Lavenia era certamente un personaggio per Biancavilla, un grande lavoratore, che non si scoraggiava e non si fermava di fronte a nessuna difficoltà. Con il suo impegno e la sua professionalità ha costruito non solo case, ma opere che rimarranno nella storia del paese, come il Cenacolo Cristo Re. Uno caparbio che da piccolo muratore di paese ha creato un’impresa, ha realizzato se stesso».

Poi il ricordo del rapporto con il fondatore dell’Opera: «Erano molto amici con mons. Calaciura, un altro caparbio. Si chiamavano “Giosuè”. Padre Calaciura si fidava ciecamente di lui perché capiva che, a volte, i muratori hanno più esperienza degli ingegneri: c’era una perfetta simbiosi tra i due».

Il prevosto ha raccontato di quelle volte che lo vedeva con l’inconfondibile “1100” o alla guida del camion. O un aneddoto su una delle passioni di Lavenia: i pattini (oltre allo sport in genere e alle auto). «Una volta scendevo in macchina dalle vigne e mi ritrovo lui dietro che mi seguiva con i pattini».

«Che il signore abbia misericordia di lui, rimangono le sue opere, ma soprattutto i rapporti umani e sociali che ha costruito, le case passano, i valori umani rimangono», ha concluso padre Pino.

L’ampliamento del “Cenacolo”
Giosuè Lavenia ha lavorato all’ampliamento dell’Opera Cenacolo Cristo Re di contrada Croce al vallone con opere effettuate nell’arco di 15 anni. Giosuè Greco, direttore dell’Opera: «Lo ricordiamo come un grande lavoratore, persona corretta, perbene e onesta. Il rapporto tra lui e la nostra struttura risale al 1988 e si è protratta fino al 2003. È stato lui a costruire le due sezioni, quella dell’accoglienza e quella della comunità, della struttura per tossicodipendenti, oltre alla sezione della casa di cura».

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Giosuè Lavenia e Alfredo Greco con Francesco Moser

I messaggi su Facebook
Alfredo Greco, ex amministratore comunale di Biancavilla, ha pubblicato sulla propria bacheca Facebook alcune fotografie con Giosuè Lavenia e un messaggio: «Tutta Biancavilla ha perso un amico, un grande uomo, uno sportivo e un grande lavoratore. Quanti viaggi, avventure e peripezie vissute e passate insieme. Ti ricorderò sempre con affetto e stima».

Un addio che ha richiamato altri commenti dello stesso tenore: «Grande uomo, grandi ricordi sul suo operato, sulla sua grinta, energia e voglia di vivere. Sei rimasto attaccato alla vita fino alla fine senza mai ammettere che stavi per crollare, hai fatto tanto per tutti e sei stato il migliore amico di mio padre e forse a lui mancherai più di tutti!».

C’è chi ricorda Lavenia «sempre disponibile», chi ritiene che «con lui se ne va una parte della storia di Biancavilla», chi lo definisce «un mitico personaggio biancavillese» oppure «un uomo dinamico», «un biancavillese Doc», «esempio di coerenza e serietà».

C’è chi sottolinea: «Non badava a spese per promuovere varie manifestazioni sportive». E c’è chi richiama quell’immagine: «Non vedere più la 1100… dal rumore inconfondibile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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