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L'Intervista

Depuratore risanato al 99%, ma la bomba ecologica è da disinnescare

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depuratore

L’impianto del depuratore comunale

di Vittorio Fiorenza

Usare l’acqua putrida e maleodorante che fuoriusciva dall’impianto (per nulla efficiente) di depurazione di Biancavilla per irrigare le campagne. Una prassi sotto gli occhi di tutti, senza mai un controllo, che dalla struttura comunale, puntando verso sud, fino ad arrivare al Simeto, è stata per anni seguita da decine e decine di agricoltori, come denunciato nella nostra intervista da un proprietario di fondi della zona. Quell’acqua torbida, che scorre a valle, che si incanala, si insinua in profonde fessure, riemerge in diversi punti e, qua e là, veniva o viene “prelevata” con fare sbrigativo per uso irriguo da chissà quanti proprietari di terreni. Quali effetti sulle colture e sul ciclo alimentare a medio e lungo termine? Complicato rispondere. Ma il prof. Riccardo Maggiore, docente di Chimica dell’ambiente dell’Università di Catania, nonché da un anno consulente e progettista dell’amministrazione Glorioso per gli interventi al depuratore, davanti agli interrogativi di Biancavilla Oggi non si tira indietro.

Professore, ora il funzionamento del depuratore è migliorato, ma non possiamo dimenticare certe pratiche e la grande quantità di inquinamento che questo impianto comunale (con la quota di depurazione sempre presente nella bolletta dei cittadini) ha sputato a valle per anni.
Certo, era acqua maleodorante e putrida. Ma il problema non riguarda soltanto il passato. L’acqua che fuoriesce dal depuratore non può e non deve essere utilizzata per l’irrigazione nemmeno ora. E neanche quando il grado di depurazione sarà aumentato. Per legge non va usata. Punto. Per poterlo fare, semmai, bisogna aggiungere all’impianto un terzo stadio che rifinisce l’acqua e implementa la depurazione con una sterilizzazione spinta attraverso il metodo chimico e l’aggiunta dei raggi ultravioletti. Solo così, l’acqua può essere legalmente usata per le colture.

Dopo che ci sono voluti anni prima che gli amministratori biancavillesi prendessero coscienza della bomba ecologica di quell’impianto-bestione, questa ulteriore possibilità sembra pura fantascienza.
Non è fantascienza, è esattamente quello che sto realizzando a Grammichele: un progetto di circa 600mila euro.

Ad ogni modo, resta l’interrogativo sugli effetti ambientali e sulla salute dei biancavillesi. Possiamo stare tranquilli, se a tavola portiamo arance, olive, verdure o prodotti da allevamento, trattati eventualmente ed illegalmente con le risorse “idriche” derivanti dal depuratore?
Per le colture arboree e per gli animali da allevamento, che sono resistenti, grossi rischi non ce ne sono. I pericoli sono certamente per gli agricoltori in prima persona che dovessero usare quest’acqua non trattata e soprattutto per le colture orticole o erbacee spontanee perché più direttamente a contatto con tale acqua.

Insomma, meglio evitare di andare in certi posti per fare verdura.
Il rischio c’è sempre, non bisogna mai sottovalutarlo. Guai all’uso irriguo. Non si può!

Professore, a che punto sono gli interventi all’impianto?
Adesso, l’impianto di Biancavilla è risanato al 99% e questo si nota dall’assenza di quegli annosi problemi olfattivi. Su circa 70 parametri riportati nei limiti di legge, abbiamo ancora il problema dell’ammoniaca, che si è abbassata, però resta al di sopra delle soglia consentita.

E quindi?
Stiamo lavorando in questi giorni ad un apposito progetto. Bisogna intervenire con una “piccola” modifica impiantistica, che speriamo possa essere finanziata (circa 100mila euro). Io con i miei collaboratori abbiamo avuto mandato dall’amministrazione comunale. Si tratta di realizzare una vasca di accumulo ed equalizzazione in modo da alimentare l’impianto 24 ore al giorno.

depuratore 2

La cascata che fuoriesce dagli spazi esterni dell’impianto di depurazione ad ogni acquazzone

In altri termini cosa significa?
Di giorno, l’impianto viene “affogato”, utilizzato al massimo, con portate che a stento riesce a trattare. Di notte, invece, nessun flusso. Ed è tempo sprecato. Con la vasca di accumulo, invece, riusciremo a controllare la portata giornaliera, distribuendola nell’arco delle 24 ore.

È come se la struttura venisse fatta lavorare “a rate”?
Esattamente. Sarà come avere due depuratori: uno di giorno, l’altro di notte. E l’intero impianto funzionerà meglio, oltre a consentirci di risolvere il problema dell’ammoniaca.

D’accordo, ma in che tempi si realizza tutto questo?
Si tratta di tempi non brevissimi. Un paio di mesi per il progetto. Entro l’anno il Comune può presentarlo alla Regione. Poi speriamo possa essere finanziato. Quindi la gara d’appalto. Per la realizzazione ci vorranno alcuni mesi, grosso modo.

Nel frattempo, il problema dell’ammoniaca rimane.
Sì. Ecco perché nell’attesa della soluzione strutturale, pensiamo ad un intervento tampone di tipo chimico. Questo purtroppo comporterà un aumento dei costi di gestione, ma almeno farà abbassare quel valore.

Il Comune di Biancavilla a tutt’oggi è formalmente fuori legge perché permane la revoca allo scarico, decisa con decreto regionale nel luglio del 2012, dopo che le analisi dell’Arpa avevano confermato una depurazione quasi assente. Un mese fa, alla luce degli interventi effettuati, il sindaco Glorioso ha chiesto nuova autorizzazione. Visto che al momento un parametro resta fuori soglia, quali sono le possibilità di riottenerla?
Non saprei. Noi abbiamo prodotto delle relazioni, che l’amministrazione comunale ha allegato alla richiesta inoltrata a Palermo. Certo è che alla Regione devono considerare che in un anno c’è stato un drastico miglioramento. Siamo intervenuti su problematiche strutturali, errori di progettazione e di esecuzione dei lavori, prassi gestionali non adeguate. Nonostante gli impianti a biodischi come quello di Biancavilla non siano il massimo della modernità, si può quasi dire che il depuratore sia ora uno dei migliori in Sicilia.

Quella cascata che, ad ogni acquazzone, esce dal perimetro della struttura e si riversa in strada, la si nota ancora. E alle prime piogge -c’è da scommetterci- ricomparirà. Problema ambientale o meno, è senz’altro un’indecenza.
Le piogge non inondano come prima gli spazi dell’impianto perché abbiamo attivato un secondo bypass e una paratia mobile. La cascata (ecco qui il video) è un problema idraulico esterno all’impianto. È causata dal fatto che una vicina condotta di acque bianche vada a confluire in un punto con le acque del depuratore. Il rigurgito crea quella antiestetica cascata vicino la cancellata. Bisognerebbe ampliare il pozzo in cui si incontrano i due flussi. Capisco che non sia normale quella grande quantità d’acqua in strada, soprattutto per gli automobilisti in transito. Le faccio notare anche un altro aspetto.

Prego, professore.
Un fiore all’occhiello di Biancavilla è che avete la separazione delle condotte per le acque nere e quelle bianche. Purtroppo per una prassi impropria e non autorizzata, i pluviali di molte abitazioni anziché finire in strada come deve essere, sono allacciati ed interrati nelle condotte fognarie. Anche questo comporta un afflusso sproporzionato al depuratore con le conseguenze che abbiamo detto. Ecco perché ho suggerito al sindaco un’ordinanza per obbligare i cittadini a ripristinare lo sbocco delle grondaie sulla libera via. E l’ordinanza è stata adottata.

È stata adottata lo scorso ottobre. Peccato che non siano seguiti i controlli e le sanzioni per i trasgressori (minacciate fino a 500 euro). Basti farsi un giro nei quartieri per vedere che l’ordinanza è rimasta lettera morta.
Bisogna insistere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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Cultura

Carmelo Bonanno: «Biancavilla e quel 2 giugno 1946, il ritorno alla democrazia»

L’autore di Nero su Bianco Edizioni:: «I valori dell’antifascismo e della libertà vanno difesi ogni giorno»

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La caduta del fascismo, la fine della guerra, le macerie materiali e morali. Un paese da ricostruire. Biancavilla vive gli eventi con una partecipazione corale per ricostituire i partiti e svolgere le prime consultazioni elettorali, dopo la dittatura ventennale di Benito Mussolini. Carmelo Bonanno racconta gli eventi dell’immediato dopoguerra nel volume “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia”, pubblicato da Nero su Bianco Edizioni. Una ricerca ricca di testimonianze, che in quel 2 giugno 1946 vede la data cruciale per costruire un futuro carico di speranza, nel segno della libertà e del progresso.

Bonanno, quello è un giorno che ci restituisce la democrazia. Biancavilla come arrivò alle prime elezioni e al referendum del ‘46?

Biancavilla, a differenza dei comuni limitrofi, non conobbe la devastazione del suo territorio perché non subì i pesanti bombardamenti alleati di fine seconda guerra mondiale. Secondo i democristiani dell’epoca il merito fu di padre Antonino Arcidiacono e di altri due suoi amici carissimi che andarono a Piano Rinazze, dove erano stanziati gli Alleati, e mediarono con loro affinché Biancavilla fosse risparmiata. Secondo i comunisti del tempo, invece, furono i tedeschi che, notata la forte opposizione di Biancavilla, preferirono abbandonarla per evitare di rallentare la fuga dalle truppe alleate. Non sappiamo quale delle due versioni corrisponda a verità, magari in entrambe c’è del vero. Resta il fatto che Biancavilla arriva all’appuntamento elettorale in un quadro di maggiore “stabilità”.

Oggi ricorre anche l’anniversario del referendum istituzionale nel quale gli italiani si espressero a favore della Repubblica come forma di governo, anche se a Biancavilla – come in tutto il Mezzogiorno – la maggioranza scelse la Monarchia…

Sì, ma è anche vero che il risultato repubblicano a Biancavilla fu notevole perché la media siciliana di voti per la Repubblica era del 35% mentre a Biancavilla ottenne quasi il 49%.

Alle Amministrative dell’aprile 1946, a Biancavilla, la Democrazia Cristiana dominò conquistando 24 seggi su 30 in Consiglio Comunale ed eleggendo il farmacista Salvatore Uccellatore come sindaco, confermando poi il netto vantaggio sugli altri partiti anche alle elezioni dell’Assemblea Costituente del 2 giugno successivo. Biancavilla era (ed è) democristiana?

Sì, certo, Eccezion fatta per la parentesi comunista di Peppino Pace, la Dc seppe sempre rigenerarsi e governare, di fatto fino alla fine della cosiddetta Prima Repubblica.

Oltre a padre Arcidiacono e a Salvatore Uccellatore quali furono le altre personalità di spicco della Dc locale in quegli anni iniziali dell’Italia repubblicana?

Ebbero un ruolo importante Filippo Leocata, medico, e Alfio Minissale, ingegnere, impegnato nella formazione della classe dirigente giovanile dello Scudocrociato. 

Che ruolo ebbero il clero e la Chiesa nel successo democristiano?

Un ruolo fondamentale. Esercitato anche attraverso la costituzione di iniziative associative quali quelle dell’Azione Cattolica, degli Uomini Cattolici e delle Donne Cattoliche. E di un comitato in cui ebbero un ruolo di prim’ordine padre Giosuè Calaciura e Salvatore Uccellatore, prodigatisi per venire incontro ai bisogni dei biancavillesi.

E le donne, appunto, che per la prima volta ebbero diritto di voto?

Le donne giocarono un ruolo importante già durante il periodo della guerra: diedero sostegno economico e sociale, anche tramite la Chiesa, ai bisognosi e alle vedove di guerra. La loro azione politica fu funzionale alle loro opere di carità e assistenza, poi ricambiate in voti per la Democrazia Cristiana. Fornirono spesso un contributo decisivo, convincendo le donne a votare Dc in contrapposizione al Pci.

La sinistra biancavillese, “minoritaria” ma comunque con un consenso significativo, percorse una strada ben più accidentata. Perché?

Perché, tra le altre cose, ci fu una “scissione” tra la corrente dibenedettiana e il resto del partito. E i comunisti, scomunicati, subirono una notevole pressione “interna” ed “esterna”. Lo stesso Di Benedetto, di professione riparatore e noleggiatore di biciclette e allora segretario della Camera del lavoro locale, fu accusato – secondo le testimonianze dell’epoca – di aver rubato parte degli pneumatici inviati dal sindacato provinciale. Pneumatici all’epoca utilizzati non solo per le bici ma anche e soprattutto per creare le suole delle scarpe. Da lì capì che era stato preso di mira e che fosse un capro espiatorio e si allontanò dal partito, che di fatto si “riunificò”.

La lotta di classe nel nostro territorio portò anche all’occupazione delle terre. Che risultati ottenne?

Contraddittori. Perché, a seguito dell’assegnazione seguita alla riforma agraria, alcuni ricevettero terre proficue e redditizie. Altri, terre aride e cretose.

Una Biancavilla a maggioranza democristiana ma geograficamente divisa tra il centro “biancofiore” e la periferia comunista. Guidata da personalità carismatiche. Persino con un primato: prima città italiana a rivoltarsi contro i fascisti nella sommossa del 23 dicembre 1923. Una memoria sconosciuta ai più, che oggi ignorano le radici storiche della ricostruzione democratica locale. Che lezione dovremmo trarne a quasi un secolo di distanza?

Non dobbiamo dimenticare da dove proveniamo. Dobbiamo conoscere il nostro passato. Siamo figli della nostra storia. E la storia ci insegna che ci sono dei valori condivisi – l’antifascismo, la libertà, la democrazia – che noi oggi diamo per scontati ma che non lo sono affatto. E la storia serve a ricordarci che queste conquiste vanno difese ogni giorno.

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