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2014, l’anno della svolta? «Fibre di amianto sotto i limiti»

Ma per invertire la tendenza sui decessi per mesotelioma pleurico, bisognerà aspettare anni

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I nati a Biancavilla del 2014 si possono ritenere baciati dalla fortuna. Sono i primi, negli ultimi 50-60 anni, a potere vivere nel centro etneo con un rischio di ammalarsi di mesotelioma alla pleura tendenzialmente pari allo zero. O comunque avere un fattore di esposizione “normale” alla micidiale fibra della fluoroedenite, simile all’amianto, “annidata” nelle rocce vulcaniche di questo territorio, che qui è causa di «una piccola epidemia di tumori pleurici», come anni fa la definì il prof. Pietro Comba dell’Istituto Superiore di Sanità.

Come emerso nell’ultima conferenza dei servizi che si è svolta al ministero dell’Ambiente per fare il punto sull’ormai noto caso di Biancavilla, i dati sul monitoraggio ambientale, aggiornati allo scorso mese, indicherebbero un’inversione di tendenza: «I livelli di aerodispersione delle microscopiche fibre minerali sarebbero al di sotto del livello di guardia».

A darne notizia è il sindaco Giuseppe Glorioso, che ha partecipato alla riunione in rappresentanza del Comune, convocato assieme agli altri soggetti interessati: l’Istituto Superiore di Sanità, l’Inail, la Provincia di Catania, la Ferrovia Circumetnea e la Regione Sicilia (i cui rappresentanti, però, non si sono presentanti).

I livelli di diffusione del minerale-killer, dunque, rientrano nella norma. Solo un dato, relativo ad un campionamento effettuato in via dell’Edera, sarebbe fuori media, ma nel complesso i risultati sembrano più che confortanti e fanno esultare gli esperti.

L’effetto della bonifica

Numeri che, per la prima volta, certificherebbero in modo scientifico l’effetto avuto con gli interventi di messa in sicurezza e bonifica del territorio in atto fin dal 1998. Il primo atto importante fu l’ordinanza del sindaco Pietro Manna per la chiusura dell’attività di cava dell’area di monte Calvario. Un’area da cui si diffusero le fibre-killer a partire dagli anni ’50, quando le rocce cominciarono ad essere frantumate e lavorate per farne materiale edilizio, poi usato massicciamente, soprattutto negli anni ’70, nell’espansione urbanistica (in gran parte selvaggia) del paese.

L’altro atto decisivo, tra il 2002 e il 2003, riguarda la bitumatura di chilometri di strade sterrate (le cui polveri erano ritenute veicolo di diffusione del minerale nocivo) nelle periferie di Biancavilla. Poi, altri interventi di bonifica di carattere più che altro precauzionale hanno interessato il rifacimento delle facciate di edifici pubblici (dal palazzo comunale alle scuole cittadine, dalle mura del campo sportivo a quelle del cimitero), seppure effettuato con modalità e prodotti che lasciano dubbi e quesiti aperti, che meriterebbero approfondimenti e verifiche.

Tutte opere, dettate fin dal 1997 dagli esperti e dagli scienziati che per primi si sono avvicinati al caso biancavillese, che avrebbero dovuto abbattere la polverosità e la diffusione delle microscopiche particelle minerali, dannose se inalate. Da quel che risulterebbe dagli ultimi dati, così è stato.

«E’ un risultato –sottolinea il sindaco Giuseppe Glorioso– che siamo riusciti tutti insieme a raggiungere, grazie anche al lavoro svolto e lasciato dai sindaci che mi hanno preceduto e al nostro personale tecnico. Ma questa buona notizia non deve farci abbassare la guardia».

Una battaglia aperta

La battaglia, infatti, non è ancora del tutto vinta contro il minerale-killer. Se l’abbattimento della diffusione ambientale delle fibre regala una grande chance ai nati del 2014 e a quelli degli anni avvenire perché non dovrebbero più avere rischi da esposizione diretta, va pure sottolineato che la roulette della micidiale malattia pleurica tiene in pugno un’intera popolazione che fino a ieri è stata naturalmente e potenzialmente a contatto con la fluoroedenite.

Dal 1988 ad oggi, i morti accertati dal Distretto sanitario di Adrano per tumore alla pleura, causa diretta dell’inalazione prolungata di questo minerale biancavillese, sono stati 49. Ed altri ce ne saranno: questa è una certezza. Il dott. Rosario Distefano, responsabile dell’Ufficio Igiene, ha chiarito più volte che l’inversione di tendenza delle statistiche sui decessi si dovrebbe verificare tra il 2020 e il 2030, ovvero 20-30 anni dopo i primi, importanti interventi di bonifica sulle strade sterrate. Fino ad inizio degli anni 2000, infatti, l’aerodispersione di fluoroedenite, nel centro etneo, era da ritenere massiccia e gli effetti dell’esposizione, attraverso l’insorgenza della malattia, possono presentarsi –tipico di questo tumore– anche a distanza di 20-30 anni.

Non solo. Recentemente, la terza edizione del rapporto “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità ipotizza che la fluoroedenite, oltre ai mesoteliomi, potrebbe avere un ruolo nell’incidenza di ictus, cardiopatie ed altre malattie cardiocircolatorie, che a Biancavilla risultano essere in eccesso rispetto alla media. Ecco perché la strada da percorrere è ancora lunga.

Da considerare poi che c’è l’opera di bonifica del territorio da completare. Manca da realizzare l’opera delle opere: la riqualificazione dell’area di monte Calvario. Anche di questo aspetto, al ministero dell’Ambiente, si è discusso. E come spiega qui il sindaco Giuseppe Glorioso, ci sono le condizioni per presentare il progetto entro quest’anno in modo da ottenere i finanziamenti nel 2015.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

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