Cultura
Ecco perché a Biancavilla (e in Sicilia) il “parvenu” diventa “viddanu rripuddutu”
Dal latino “germogliare”: l’uso da Nino Martoglio fino ad Ottavio Cappellani e a Carmen Consoli
Nelle gerarchie sociali un posto particolare è occupato dal parvenu, cioè, secondo la definizione dei dizionari, una «persona arricchita rapidamente, che, pur affettando presuntuosamente una certa distinzione, conserva almeno in parte i modi e la mentalità della condizione sociale precedente». In italiano si potrebbe chiamare arricchito o neoricco, ma evidentemente questi sinonimi non rendono giustizia al significato del francesismo parvenu.
In siciliano e a Biancavilla in particolare c’è invece un sinonimo perfetto che assomma su di sé tutte le nuances, le sfumature del parvenu. Si tratta di rripuḍḍutu, spesso usato nella locuzione viḍḍanu rripuḍḍutu, cioè una persona che si è arricchita rapidamente e che da un giorno all’altro ha cambiato la propria condizione economica e il proprio status sociale, ma lasciando trasparire nei comportamenti, nel modo di parlare, di vestire ecc. la condizione e la posizione di provenienza.
In altre parti della Sicilia sono note altre varianti (arripuḍḍutu, arripuḍḍṛutu, rripiḍḍutu, rripullutu ecc.) e altri significati: a) “di albero che ha messo nuovi germogli”, b) “di vecchio arzillo e vivace”, c) “di persona che si è ripresa economicamente dopo un crollo finanziario”; d) una gaḍḍina rripiḍḍuta è una “gallina che ha rinnovato le penne”.
Tra l’altro, di rripuḍḍutu le fonti registrano significati, attestati per lo più nella Sicilia occidentale, che sembrano opposti a quelli della Sicilia orientale: a) “di piante e animali che crescono stentatamente”; b) “invecchiato, raggrinzito”; c) “intirizzito dal freddo”; “delle galline che non fanno più uova” ecc.
Sono molte le attestazioni letterarie dell’aggettivo nella Sicilia orientale, come, ad es., Nino Martoglio (Civitoti in pretura):
DONNA ‘NZULA – E tuttu ppi cui? Ppi ‘na furmaggiara arripudduta!
Fra i contemporanei troviamo Ottavio Cappellani, rispettivamente, in Sicilian Tragedi (2007) e Chi ha incastrato Lou Sciortino? (2009):
[…] è stanca di vivere in quella casa con quell’arripudduto di suo padre che in gioventù si guidava la betoniera […]
La signorina Niscemi nesci la funcia in alto. «Accussì ci pare che non vuoi parrare co’ nessuno perché ti parono arripudduti e non ci vuoi dare la confidenza».
Recentemente lo troviamo in Valerio Musumeci (Agata rubata, 2021):
Si era sforzata di non pensarci, mentre con il sorriso di sempre salutava dame più o meno titolate, signore più o meno arripuddute.
Carmen Consoli usa l’aggettivo nel testo della canzone ’A finestra:
Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strata
Genti bedda, laria allegre, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”.
La locuzione «genti arripudduta» viene così spiegata da Elena Raugei (Carmen Consoli. Fedele a se stessa, 2010): «arricchiti di bassa estrazione sociale che sfoggiano ciò che posseggono e ripudiano l’accento siciliano, le proprie radici per darsi un tono internazionale».
Poche, invece, le attestazioni letterarie relative ai significati “negativi”, come in questa di Santo Piazzese (Il soffio della Valanga, 2002):
Oramai nessuno si marita più tanto giovane. Le spose che arrivano qua sono tutte mezze arripuddrute.
O in quest’altra, tratta da un racconto di Giovanna Di Marco (Ciulluvì, 2021):
Sua nonna piccola e arripudduta se ne stava sempre seduta su una sedia in un angolo della cucina e ripeteva sempre quella parola, Ciulluvì, rivolta verso suo padre che vendeva frutta all’angolo della strada e poi si andava a giocare quello che guadagnava.
Il nostro aggettivo deriva dal participio di rripuḍḍiri “mettere nuovi germogli” e “intristire, crescere stentatamente, riferito a piante e animali”, un caso di enantiosemia (sviluppo di due significati opposti), dunque. Alla base del verbo c’è il latino *REPULLARE “germogliare”, con cambio di coniugazione.
PER SAPERNE DI PIU’
“La Sicilia dei cento dialetti” di Alfio Lanaia
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Cultura
In piazza Collegiata Paolo Fresu, Dino Rubino e altri big della musica jazz
Rassegna promossa dal Comune con la direzione artistica del pianista e trombettista biancavillese
Piazza Collegiata come un “Jazz Club” all’aperto – con posti a sedere – per ospitare la rassegna “Biancavilla in Jazz”, promossa dal Comune, in collaborazione con il Ministero della Cultura, la Regione Sicilia, la Città Metropolitana di Catania e “Monk jazz club etneo”. La direzione artistica è di Dino Rubino, pianista e trombettista assai apprezzato in Europa e originario proprio di Biancavilla.
La “tre giorni” di grande jazz vede a Biancavilla nomi di assoluto valore, a partire dal trombettista sardo Paolo Fresu, stella di prima grandezza del jazz italiano e internazionale, ospite speciale della serata conclusiva.
Nomi di prim’ordine
Questo il programma dei 5 appuntamenti previsti. Venerdì 13 settembre ore 21.00 Rino Cirinnà Quartet con Rino Cirinnà, Francesco Cerra, Angelo Cultreri e Michael Santanastasio. Alle 22.15 di venerdì, Biancavilla accoglie l’Amato Jazz Trio, storico gruppo jazz in attività da oltre 40 anni formato dai fratelli Elio, Alberto e Loris Amato.
Sabato 14 settembre alle ore 21.00 vedrà sul palco per il primo de due set in programma Nello Toscano “Radici” con Elisa Nocita, Maurizio Diana, Nello Toscano, Emanuele Primavera. Alle 22.15 di sabato si esibirà il trio Bonafede-Leveratto-Cafiero con Salvatore Bonafede, Piero Leveratto e Mimmo Cafiero.
Domenica 15 settembre il gran finale con “Dino Rubino Trio” (con il musicista biancavillese anche Marco Bardoscia e Stefano Bagnoli) e Paolo Fresu come “special guest”.
«Creata una connessione con la città»
«Sono tutti nomi di prima grandezza – spiega il direttore artistico Dino Rubino – che vengono dalla Sicilia e da altre parti d’Italia. Jazzisti conosciuti alcuni dei quali hanno avuto modo di suonare a Biancavilla in rassegne jazz del passato. Sono felice di essere riuscito a creare questa connessione con la mia città. In una serie di appuntamenti successivi coinvolgeremo anche i giovani studenti delle scuole».
«La città di Biancavilla – osserva il sindaco Antonio Bonanno – ha sempre coltivato fermenti jazz e, più in generale, per la musica e l’arte. Il caro Dino Rubino, direttore artistico della rassegna, già riconosciuto “miglior talento italiano” è il figlio di Giosuè batterista cui si deve la diffusione della musica jazz nel nostro territorio. Nel promuovere “Biancavilla in Jazz” abbiamo pensato di coinvolgere le scuole cittadine che vantano un percorso musicale e che hanno il compito di “allevare” e appassionare alla musica giovani talenti».
«Lieto di di essere uno dei promotori del ritorno della rassegna jazz a Biancavilla – commenta l’assessore alla Cultura, Vincenzo Randazzo – oltre al cartellone con artisti di rilievo, la novità riguarda il coinvolgimento delle scuole. Nel mese di ottobre, infatti, è prevista una manifestazione che vedrà esibirsi gli alunni delle scuole “Sturzo” e “Bruno” di Biancavilla».
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