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Cronaca

Marito violento finisce ai domiciliari con il braccialetto elettronico

Serie di episodi di presunti maltrattamenti e violenza ai danni di una donna di 30 anni

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© Foto Biancavilla Oggi

Un 31enne di Biancavilla è stato posto agli arresti domiciliari con l’applicazione del “braccialetto elettronico” per i reati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata”.

L’uomo avrebbe reiterato abusi nei confronti della moglie 30enne, anche in presenza dei figli di 8 e 10 anni. Abusi “tollerati” dalla donna per quieto vivere ma, soprattutto, per il timore di poter essere allontanata dai bambini come più volte paventatole dal marito.

Si è ancora in una fase delle indagini: ci sono diversi aspetti da chiarire, verificare e approfondire. Il quadro descritto – in una nota stampa – è della Procura della Repubblica di Catania.

La coppia aveva intrapreso un rapporto di convivenza da circa 13 anni, poi culminato 6 anni addietro nel matrimonio, ma la donna, suo malgrado, sin dall’inizio sarebbe stata succube del marito.

Quest’ultimo l’avrebbe umiliata anche in presenza dei figli, rendendosi autore di violenze fisiche e psicologiche, addirittura impedendole d’incontrare i propri familiari e di riprendere la sua attività lavorativa o, anche, di conseguire la patente di guida.

Spesso, purtroppo il 31enne, accecato anche da una morbosa gelosia nei suoi confronti, non avrebbe soltanto aggredito la moglie tirandola per i capelli e colpendola con schiaffi ma, per soddisfare i propri repressi desideri sessuali, le avrebbe spesso usato violenza nonostante il suo netto rifiuto, obbligandola con la forza a rapporti completi dopo averle strappato con violenza i vestiti.

Anche minacce con la pistola

Un comportamento, in particolare, che si sarebbe intensificato con preoccupante cadenza nell’ultimo trimestre, mai però in presenza dei bambini tanto che la donna, timorosa della reiterazione della violenza, faceva spesso addormentare nel proprio letto coniugale uno dei figli, in maniera tale da far desistere il marito dalle sue voglie.

In un episodio, l’uomo avrebbe esibito una pistola, minacciando la moglie, tanto da indurla lo scorso 30 novembre a raccontare ogni cosa ai carabinieri di Biancavilla. Una perquisizione domiciliare da parte dei militari ha portato al rinvenimento di due pistole a salve prive del tappo rosso, un revolver ed una semiautomatica, consegnate subito ai militari.

Da qui, una serie di accertamenti, cultimati ora con il provvedimento cautelare, firmato dal Gip del Tribunale di Catania, dell’arresto domiciliare dell’uomo in un’abitazione diversa da quella familiare.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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