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Cultura

L’arte di Elena Cantarella e l’omaggio creativo in cartapesta per Sant’Agata

Una biancavillese nella bottega “Cartura”: così mucchietti di giornali si trasformano in opere straordinarie

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La fede e la devozione nei confronti di Sant’Agata sono testimoniate anche dalle innumerevoli rappresentazioni artistiche che nei secoli si sono fatte della martire catanese. Tra gli artisti contemporanei che negli ultimi anni le hanno dedicato una o più delle loro opere c’è anche Elena Cantarella. Biancavillese, muove i primi passi nell’ambito della lavorazione della cartapesta nella bottega catanese “Cartura”, fondata da Alfredo Guglielmino nel 1998.

«Con Alfredo Guglielmino e Calogero La Bella condivido da sedici anni la filosofia artistica di “Cartura”, che è quella di recuperare materiali di scarto, come i quotidiani, od oggetti non più utilizzati, come mobili, sedie, televisori, e trasformarle in opere d’arte.

Ed è proprio partendo da un mucchietto di giornali da buttare e da un po’ di scotch che Elena e i suoi compagni di bottega danno vita alle loro sculture di cartapesta, rivestite poi di carta paglia e colla naturale fatta da loro stessi con acqua e farina. Tra le opere, non potevano non esservene alcune dedicate alla patrona di Catania.

«Io, da biancavillese, ho sempre seguito San Placido. Ma da quando vivo a Catania – racconta Elena a Biancavilla Oggi – ho iniziato ad apprezzare la festa di Sant’Agata, che nel tempo mi ha affascinato per il singolare miscuglio di fede, devozione, folclore e difesa della tradizione. La storia di Sant’Agata veicola un messaggio di coraggio e testardaggine che rispecchia un po’ il “carattere” di questa terra».

Sant’Agata ingabbiata

Perciò, Elena e i suoi compagni, oltre a realizzare illustrazioni e sculture della Santa catanese, hanno realizzato nel 2017, nei locali dell’ex Dogana di Catania, la mostra “Buona”, con diverse loro sculture e quadri ed un racconto scritto proprio dall’artista biancavillese e dedicato alla martire catanese.

«Una di queste sculture, che potete vedere in foto, ritrae Sant’Agata ingabbiata in un lampadario trasformato in carcere. Agata – spiega Elena – è in questa gabbia sferica che, appesa, gira su sé stessa. È come se lei, pur imprigionata, fosse libera e riuscisse a far ruotare nell’aria la sua stessa prigione, perché nessuno può imprigionare i propri pensieri, il proprio vissuto, la propria interiorità».

E poi, installazioni dentro la bottega e altre iniziative, con le quali ogni anno Elena e i suoi colleghi omaggiano la patrona di Catania. Da ultimo, Elena sta lavorando a una nuova opera che rappresenta Agata con una veste luminosa e piena di gioielli e l’atmosfera che in questo periodo dell’anno avvolge il capoluogo etneo

«Non puoi non vivere l’atmosfera di Sant’Agata, che ha una “dolcezza prepotente” e che – sottolinea Elena – ti porta inevitabilmente a volerla omaggiare e ricordare».

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Cultura

1° Maggio a Biancavilla, l’occupazione delle terre e quelle lotte per i diritti

Il ruolo della Sinistra e del sindacato: memorie storiche da custodire con grandissima cura

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Anche Biancavilla vanta una ricca memoria storica sul 1 maggio. Nel nostro comprensorio non sono mancate, nel secolo scorso, iniziative e manifestazioni di lotta per i diritti dei lavoratori.

Spiccano su tutte l’occupazione delle terre e la riforma agraria di cui ci parla Carmelo Bonanno nel recente libro “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia. La ricostruzione dei partiti, le prime elezioni e i protagonisti politici dopo la caduta del fascismo”.

Il volume, edito da Nero su Bianco, raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale locale del Novecento, evidenziando le numerose iniziative volte a spazzare via i residui del sistema feudale di organizzazione delle terre e ad ottenere la loro redistribuzione.

Il mezzo principale per raggiungere tale obiettivo fu l’occupazione delle terre ad opera di un folto gruppo di contadini e braccianti. Tra questi, Giovanbattista e Giosuè Zappalà, Nino Salomone, Placido Gioco, Antonino Ferro, Alfio Grasso, Vincenzo Russo. A spalleggiarli anche diversi operai. Tra loro, Carmelo Barbagallo, Vincenzo Aiello, Domenico Torrisi, Salvatore Russo. Ma anche intellettuali come Francesco Portale, Nello Iannaci e Salvatore Nicotra.

Così, ad essere presi di mira furono anzitutto i terreni del Cavaliere Cultraro in contrada Pietralunga, nel 1948. Più di 400 persone li occuparono per cinque giorni e desistettero soltanto per l’arrivo della polizia, che sgomberò le proprietà.

A questa occupazione ne seguirono altre, tutte sostenute dai partiti della Sinistra dell’epoca (Pci e Psi in testa) e dalla Camera del Lavoro, e col supporto delle cooperative agricole di sinistra.

Le parole del “compagno” Zappalà

Significativa la testimonianza, riportata nel libro di Bonanno, del “compagno” Giosuè Zappalà: «Gli insediamenti furono vissuti con grande entusiasmo e costituirono per noi protagonisti dei veri e propri giorni di festa in cui potevamo manifestare la libertà che per tanti anni ci era stata negata. Le terre, i cui proprietari erano ricchi borghesi e aristocratici, spesso si trovavano in condizioni precarie, erano difficilmente produttive e necessitavano di grandi lavori di aratura, semina e manutenzione. Noi braccianti, perciò, con grande impegno e dedizione, spinti, oltre che dalla passione per il nostro lavoro, anche e soprattutto dalle condizioni di vita misere di quei tempi, ci occupammo, fin quando ci fu concesso, dell’opera di bonifica. Erano terre che di fatto costituivano per moltissimi l’unica fonte di reddito disponibile».

Tali iniziative, innestatesi nel corso del processo di riforma agraria che portò al superamento del sistema di governo delle terre sino ad allora vigente, condussero però a risultati contraddittori, poiché alcuni contadini ottennero terre produttive mentre altri terre scadenti. Ciò acuì il clima di invidia e inimicizia tra i protagonisti di quelle lotte e condusse alla rottura definitiva della coesione e della solidarietà della categoria.

Ciò non toglie che queste iniziative e manifestazioni segnarono un passaggio molto importante nella storia politica, socio-economica e sindacale locale e posero le basi per la “conquista” del palazzo municipale nel 1956 con l’elezione di Peppino Pace, primo sindaco comunista di Biancavilla.

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