Connettiti con

Cronaca

«Voglio i soldi, so fare male»: l’incubo di due imprenditori di Biancavilla

In tre a processo per tentata estorsione e lesioni personali, reati aggravati dal metodo mafioso

Pubblicato

il

«Se te ne vai dai Carabinieri, li porti qua e li lego insieme a te nel paraurti della macchina e ci facciamo un giro per la strada».

Il tenore delle minacce è questo. E dalle minacce –pure di morte– si è passati alle aggressioni con calci e pugni. Due fratelli imprenditori agricoli di Biancavilla hanno vissuto nell’incubo. Poi la denuncia, che aveva fatto scattare, nel gennaio 2020, le manette dei carabinieri della compagnia di Paternò su indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.

Giuseppe Calcagno e i fratelli Carmelo e Salvatore Scafidi avrebbero agito per recuperare un presunto credito di quasi 60mila euro. Credito vantato da una cooperativa di cui Carmelo Scafidi era consigliere, nei confronti dell’impresa agricola dei due fratelli biancavillesi, che era però in liquidazione.

Adesso i tre sono stati rinviati a giudizio per tentativo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso. Salvatore Scafidi e Calcagno devono rispondere anche di lesioni personali. La prima udienza si terrà a settembre. Oltre ad una delle vittime, parte civile è l’Asaec, associazione antiracket che ha affiancato e assistito i due imprenditori.  

Le intimidazioni si sono protratte per circa un anno. Le intercettazioni fanno emergere il peso e l’intento delle parole: «Tu mi devi dare i soldi, io penso che a qualcuno gli faccio male… perché giustamente, io non mi posso muovere devo andare a lavorare e non posso andare a lavorare, a rubare non ci so andare, ma a fare male alle persone lo so fare».

Gli imputati, per dare maggiore peso alle intimidazioni, vantano nei confronti delle vittime di essere loro a comandare nel territorio di Adrano e di avere anche una sorta di “autorizzazione” da parte del reggente del clan di Biancavilla.

Nel tentativo di recuperare il credito che si riteneva vantato, gli imputati hanno preteso ad un certo punto di potere avere un macchinario agricolo e un quantitativo di arance. Diverse le conversazioni telefoniche intercettate, diversi gli incontri ricostruiti dai militari. In un’occasione, all’interno del magazzino agricolo, Salvatore Scafidi dà un calcio ai genitali e due schiaffi ad uno degli imprenditori. L’aggressione prosegue pure fuori, al punto che la vittima è costretta a recarsi al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla.

È un’alternanza di minacce e proposte concilianti. «Mi sento stanco, tu mi devi dare i soldi…». E poi: «Fai le cose giuste, così mangiano i tuoi figli e mangiano anche i miei figli».

Quando la situazione diventa non più sopportabile, le vittime si affidano all’associazione antiracket e poi, dopo la denuncia, ai militari e ai magistrati. Quindi gli arresti. Poi, il Tribunale del riesame interviene, riqualificando il reato: non tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, ma “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”. A seguito di accoglimento del ricorso della Procura di Catania, però, il quadro riporta alle contestazioni originarie.

Adesso, accolta la richiesta di rinvio a giudizio dei pm Giuseppe Sturiale e Anna Minicò, si va a processo. Salvatore Scafidi e Giuseppe Calcagno sono a piede libero, mentre Carmelo Scafidi si trova agli arresti domiciliari per altre vicende.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
Fai clic per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro

Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»

Pubblicato

il

© Foto Biancavilla Oggi

Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.

Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.

La causa civile al Tribunale di Catania

Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.

Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.

Aperta la strada dell’indennizzo una tantum

Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.

«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.

«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continua a leggere

I più letti

Nel rispetto dei lettori e a garanzia della propria indipendenza, questa testata giornalistica non chiede e rifiuta finanziamenti, contributi, sponsorizzazioni, patrocini onerosi da parte del Comune di Biancavilla, di forze politiche e soggetti locali con ruoli di rappresentanza istituzionale o ad essi riconducibili.