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Cronaca

Tre biancavillesi in odore di “mafiosità” sottoposti alla sorveglianza speciale

Si tratta di provvedimenti emessi dal Tribunale di Catania ed eseguiti dalla Questura

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Sono in tutto 17 le Sorveglianze Speciali della P.S. eseguite nell’ultimo mese dalla Questura ed emesse dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione.

Applicate a soggetti ritenuti socialmente pericolosi per la sicurezza pubblica, le Misure di Prevenzione sono alcune a firma del procuratore Carmelo Zuccaro, altre del questore Mario Della Cioppa, a carico di pregiudicati distintisi per gravi reati.

Tra questi, figurano anche tre biancavillesi. Sono indiziati di appartenere all’associazione a delinquere di stampo mafioso di Biancavilla. Un’articolazione del clan “Santapaola–Ercolano”, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e reati in materia di armi. I tre, di cui un comunicato della Questura non ha fornito i nomi, hanno 26, 46 e 52 anni.

Ai “nuovi” sorvegliati speciali, invalidati carta d’identità passaporto e patente di guida. Imposti anche differenti obblighi. Tra questi, rincasare entro le ore 21 e non uscire di casa prima delle 6 del mattino o non intrattenersi abitualmente in pubblici esercizi e non partecipare a pubbliche riunioni, oltre a non portare o detenere armi.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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