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Cronaca

«Turba l’ordine pubblico», il questore ordina chiusura di un bar di Biancavilla

Provvedimento adottato sulla base di indagini dei carabinieri, il titolare era stato già arrestato per droga

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Il Questore di Catania Mario Della Cioppa ha sospeso l’attività del Bar Coco di Biancavilla con provvedimento emesso ai sensi dell’art. 100 del Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza. Della Cioppa, su proposta dei carabinieri di Biancavilla, ha ritenuto che il bar, «ritrovo abituale di soggetti e avventori pregiudicati», potesse mettesse a rischio «la sicurezza dell’intera collettività».

Il decreto di chiusura, che la stazione di Biancavilla ha notificato al titolare del bar, determina la sospensione delle licenze che autorizzano la somministrazione di alimenti e bevande per la durata di 15 giorni.

A seguito di un controllo svolto dai militari, unitamente a colleghi del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Catania, l’esercizio pubblico è stato segnalato come presumibile deposito di sostanze stupefacenti per la piazza di spaccio locale e, pertanto, motivo di grave turbativa per l’ordine e la sicurezza pubblica.

All’interno dell’esercizio, erano stati identificati sette avventori, già noti alle forze dell’ordine, quasi tutti segnalati quali assuntori di sostanze stupefacenti e rinvenuti 8 dosi di sostanza stupefacente, un bilancino di precisione, alcune bustine in cellophane trasparente con chiusura ermetica, nonché banconote di piccolo taglio, presumibilmente provento dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti. 

A ciò si aggiunga che i militari avevano riscontrato numerose violazioni della normativa vigente per l’emergenza sanitaria in corso per le quali venne sanzionato. I clienti presenti, infatti, erano in numero maggiore rispetto a quello consentito in base alle dimensioni del locale, non rispettavano la distanza minima di sicurezza e non indossavano i previsti dispositivi di protezione individuale.

Il titolare dell’attività era stato arrestato in flagranza di reato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché per detenzione abusiva di armi, atteso che, nel corso dei successivi accertamenti, risultò detenere una baionetta non denunciata alle Autorità.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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