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Cronaca

Testi sul caso “Ambulanza della morte”: le Iene confermano, altri tre denunciati

Udienza davanti la seconda sezione della Corte d’assise di Catania, dove Davide Garofalo è imputato di omicidio

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di VITTORIO FIORENZA

Nuova udienza del processo sulla “ambulanza della morte”, che vede imputato di omicidio (aggravato dal metodo mafioso) Davide Garofalo (il secondo accusato, Agatino Scalisi, segue il rito abbreviato). È stata un’udienza, davanti la seconda sezione della Corte d’assise di Catania, che ha visto la presenza di Diego Gandolfo e Roberta Rei, inviati della trasmissione “Le Iene”, curatore della serie di servizi che ha scoperchiato lo scandalo.

I due giornalisti sono stati chiamati in causa dall’avv. Turi Liotta, difensore di Garofalo. Gandolfo e Rei hanno risposto alle domande del pubblico ministero, Andrea Bonomo, e dei legali delle parti, confermando sostanzialmente quanto contenuto nella denuncia che, a seguito dei loro approfondimenti con le interviste a testimoni-chiave, è stata presentata alla Procura di Catania, dando input all’indagine giudiziaria. I due testi hanno sottolineato la cura dedicata alla verifica del racconto-choc degli intervistati, compresi alcuni familiari delle vittime.

Da brividi il cinismo criminale – stando a quanto emerso dai servizi tv e poi sostenuto dalla Procura – con cui gli imputati avrebbero agito. Presunte vittime sono stati malati terminali, uccisi con una iniezione d’aria nelle vene. Delitti che sarebbe avvenuti durante il tragitto dall’ospedale alle rispettive abitazioni, per accaparrarsi non solo il trasporto ma anche il funerale. Tutto in cambio di 200-300 euro riconosciuto dalle agenzie di pompe funebri compiacenti con la coperture di ambienti mafiosi di Adrano e Biancavilla. Questo il quadro in discussione nelle aule giudiziarie. Uno scandalo che, appena esploso, ha fatto il giro del mondo, ripreso da diversi giornali in ogni continente.

Oltre a Gandolfo e Rei, anche un autore de “Le Iene”, Roberto Marcanti, era stato citato, ma la difesa dell’imputato vi ha rinunciato, accertato che ha avuto un ruolo marginale nell’inchiesta giornalistica. Sentiti anche altri due testi, un benzinaio e un elettrauto.

Denunce per falsa testimonianza

Ad inizio udienza, verbalizzato l’intervento dell’avv. Pilar Castiglia, che assiste Giuseppe Arena (ex titolare di agenzia funebre, testimone di giustizia che ha dato un apporto fondamentale, assieme al fratello Luca, al lavoro della Procura di Catania).

L’avv. Castiglia ha annunciato una denuncia per falsa testimonianza nei confronti di tre testi sentiti nell’udienza precedente. Avrebbero evidenziato – viene specificato – episodi e circostanze, con riferimento a Giuseppe Arena, ritenuti infondati.

Intanto, la Corte (presidente Sebastiano Mignemi) ha dato incarico a due periti. Sono medici che dovranno chiarire l’eventuale capacità omicidiaria rispetto al modus operandi attribuito dall’accusa all’imputato Garofalo (iniezione in vena). Prossima udienza fissata il 15 settembre, giorno in cui i due periti riceveranno la formale nomina e presteranno giuramento.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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