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Docente di Biancavilla scrive alla Azzolina: «La scuola italiana? Teatrino dei burattini»

Lettera del Prof. Salvatore Papotto al ministro dell’Istruzione: «Avete svilito la nostra figura, spolpandoci la dignità»

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Se alla nostra scuola, già malconcia, serviva un’ultima botta per farla precipitare nel baratro del ridicolo, questa è arrivata con la prima seria burrasca. Figuriamoci, se già era al de profundis, nel più florido e pacifico periodo dell’umana storia, cosa e quali aspettative potevamo attenderci con l’arrivo di un serio problema come questo? È doveroso, innanzi tutto, rimembrare a quanti detengono poteri decisionali in posti strategici e delicati, come la nostra Ministra e il suo entourage di tecnici e burocrati, che le qualità umane si testano nei momenti di difficoltà e non certo in quelli di pace, storia patria docet! Di contro, i nostri politici, con metodica scienza, hanno centrato tutti gli errori possibili che potevano, e che si sono presentati.

In primis, dopo una prima fase di totale confusione e dopo aver visto e, forse, appreso in televisione che i nostri “vilipesi” licei e istituti scolastici, subito si erano (spontaneamente) attivati nella didattica a distanza, prendendo la palla al balzo e attribuendosi l’idea, la nostra Ministra esordisce con la prima direttiva, lanciata a tutti i D.S., che dovevano tutti attivarsi a proseguire la normale attività didattica, ma a distanza, mediante varie piattaforme social etc. Naturalmente riguardo a valutazioni, assenze, verifiche, etc. ”Arcani e insondabili vaticini”,  voti si, voti no, assenze da considerare? Orari da rispettare? Boh!? (Tanto i docenti sono abituati a cavarsela, troveranno il modo. Ed eventuali ricorsi?  Noi diremo che hanno inteso male! Docenti ne trovi quanti ne vuoi). Il tutto concluso da una strofa che così recita: “l’anno scolastico sarà valido, serio, senza sconti né 6 politici, esame di Stato con procedura snellita” che d’ora in poi chiameremo “Ritornello”.

Segue: prima obiezione mossa dai sindacati che ricordano alla sig.ra Ministra “dell’Istruzione” che tale esercizio ed obbligo esula dal contratto nazionale e che l’iniziativa è relegata alla sensibilità e al libero arbitrio di ciascun docente, dal momento che non esiste norma alcuna che istituisca e regoli la didattica a distanza! Egregia Ministra le è sfuggito, forse, qualcosa del contratto?

In secundis, la Ministra, resasi conto, probabilmente, della gaffe, esordisce con un commovente quanto accorato appello alla provata e alta professionalità di docenti e dirigenti. Quindi abbassando i toni e a firma del Capo Dipartimento dott. Marco Bruschi (Nota 388 del 17/03/2020), invita chi comunque già lavorava sin dall’inizio della sospensione delle attività didattiche in presenza ad adoperarsi a portare avanti la didattica e a “riesaminare le progettazioni definite nel corso delle sedute dei consigli di classe e dei dipartimenti di inizio d’anno, al fine di rimodulare gli obiettivi formativi sulla base delle nuove attuali esigenze”. Ma introduce anche il tema delle valutazioni ricordando che “è altrettanto necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza che, ai sensi della normativa vigente, ma più ancora del buon senso didattico, debbono informare qualsiasi attività di valutazione”, come se noi docenti non lo sapessimo e fossimo all’oscuro del significato della valutazione stessa. Inoltre ci ricorda che le valutazioni in itinere sono propedeutiche alla valutazione finale e che rientrano nella competenza propria di ciascun docente, nel rispetto dei criteri deliberati dal Collegio dei Docenti. Ed ecco che, in ottemperanza della suddetta nota, si convocano Dipartimenti disciplinari e Collegi dei Docenti in videoconferenza su piattaforme varie e impegnati in interi pomeriggi sotto la guida di Dirigenti sempre più confusi e stanchi alla disamina di quanto si è fatto, di quanto si deve fare e, soprattutto, di come si deve fare. Il tutto per assicurare il solito “Ritornello”.

Nel frattempo, rendendosi conto che non tutti i discenti, possiedono o hanno la possibilità di avere strumentazioni necessarie per questa modalità didattica, sbandierano ai quattro venti dai megafoni mediatici, lo stanziamento di, udite udite! 80.000.000 (ottanta milioni) di euro. Mamma mia che cifra! questa è la prova provata che i nostri governanti e, in prima fila la nostra Ministra, non conoscono quante migliaia di scuole ci siano in Italia. Le facciamo un esempio concreto: il liceo dove insegniamo, conta circa 1250 alunni, ebbene, dopo aver stilato moduli da far compilare ai ragazzi e/o famiglie con difficoltà, è emerso un numero facilmente già calcolabile e noto ai sigg. governanti, ammesso che vivano e conoscano il loro Paese, di circa 300 alunni, ovvero il 24% circa. Ebbene, sig.ra Ministra sa a quanto ammonta la cifra stanziata dal suo governo, per il liceo dove prestiamo servizio? 10.000 euro, che divisi per 300 alunni fanno circa 33 euro. Cioè noi daremo a quanti dimostrano con dichiarazioni Isee da compilare e inviare telematicamente (non si capisce come, se non possiedono strumentazioni) 33 euro…  Ma si rende conto? Siamo del Sud, della sua terra d’origine e magari più poveri dei nostri colleghi del Nord ma, se ci permette, siamo persone con una dignità, non gente da sbeffeggiare e umiliare. 

Chiusa questa parentesi, torniamo ai proclami, saltando ed arrivando all’ultimo, ovvero la bozza del D.L. già anticipata dalle maggiori testate e veicolata come un tam-tam sui social negli ultimi giorni di marzo

Ebbene dopo il solito “Ritornello” il succo delle sette pagine che dice? Che l’anno scolastico sarà valido  (e questo l’avevamo capito), poi ci illustra i diversi scenari, se si rientrerà entro il 18 maggio oppure no, con delle clausolette, in deroga a tutti i criteri sull’ammissione sia agli esami di Stato che alle classi successive alle prime, secondo le quali gli alunni dell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado saranno tutti ammessi all’esame di Stato, mentre quelli delle classi intermedie saranno sempre tutti ammessi alla classe successiva, con un distinguo, però, per gli alunni che hanno  gravi insufficienze nel primo periodo dell’a.s. “aggiungiamo pure nel secondo” un non meglio precisato recupero degli apprendimenti a settembre. Ma che senso ha tale recupero degli apprendimenti se sono stati tutti promossi ope legis? Per farla breve, visto che ci troviamo in uno stato di guerra contro un nemico subdolo, il Coronavirus, il tanto citato Covid-19, non ci saranno respinti…cioè, comunque vada, Tutti Promossi!! Evvivaaaa!!!

Cara Ministra, ma scusi, ammesso e non concesso che questo già, velatamente, l’avevamo intuito e, prima di noi, anche i nostri ragazzi, non pensa che sbandierando a due mesi e mezzo dalla fine dell’a.s., questa “Genialata” abbia azzerato quella “sana ansia” che tanto sarebbe giovata agli alunni, come spinta a fare di più? Veda, egregia Ministra, considerare la scuola una seria istituzione, non equivale a regalare promozioni e diplomi. Chi meglio di Lei dovrebbe sapere, avendo un passato da insegnante, che l’impegno e il lavoro sono alimentati dall’obiettivo e dalla voglia di un successo?

È questo che spinge i nostri ragazzi a studiare, a scoprire ciò che c’è al di là e che un giorno diventerà, per molti di loro, una naturale esigenza di vita “lo studio, la ricerca…”. Ma se togliamo anche la altrettanto sana possibilità di cadere e rialzarsi non prospettiamo niente. Anzi appiattiremmo tutto e tutti.  Nel politechese chiamasi “Sanatoria”.

Ma d’altro canto, se stiamo lavorando come “muli”, forse più di prima, perché questo stravolgere tutto e ogni regola, visto che ci è stato chiesto di rimodulare obiettivi formativi e strategie di insegnamento, tenendo conto delle attuali esigenze?

Non solo avete lavorato con alacre impegno a svilire la figura di noi insegnanti, spolpandoci anche la dignità (i peggio pagati del mondo occidentale, precari e fuori sede con stipendi da fame) ma avete, pure, ridotto la scuola ad una pallida parvenza di necessità, depredandola di tutto, tanto che compriamo noi la carta e paghiamo le fotocopie e magari regaliamo i nostri libri a biblioteche sempre più vuote e, sempre più spesso, ai nostri alunni indigenti. Non conosciamo saponi e carta acquistati dalle scuole, li compriamo con i nostri pochi soldi che ci date e, malgrado ciò, siamo tra i più preparati e positivamente incisivi nella vita futura dei nostri ragazzi.

E Lei che ci dà in cambio? Dei fili! Sì, dei fili! Come quelli che tengono in piedi i burattini, relegati in un teatrino, sognatori e paladini di un onore di fantasia, ad arrabattarsi in chiassose battaglie e alla mercé di genitori che pretendono tutto e subito, ma impotenti e inoffensivi! Con l’unico scopo di fare ridere gli spettatori.

Grazie signora Ministra Azzolina e perdoni il nostro sfogo.

SALVATORE PAPOTTO

PS Onde evitare ulteriori gaffe, è auspicabile che nei decreti di attuazione e nelle ordinanze conseguenti al DL si specifichino meglio le procedure di ammissione alla classe successiva e agli esami di Stato al fine di non rendere nullo il lavoro effettuato e che si sta facendo con i ragazzi, specificando soprattutto che non si tratta di promozione ope legis indiscriminata per tutti, ma di ammissione alla classe successiva con sospensione del giudizio per chi non ha raggiunto la sufficienza in una o più discipline, obbligando la ragazza o il ragazzo alla frequenza, ma con profitto, dei corsi di recupero a settembre per tutte le discipline in cui non ha conseguito la sufficienza.

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3 Commenti

3 Commenti

  1. Alfio Pelleriti

    11 Aprile 2020 at 11:58

    SULLA SCUOLA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
    Caro Salvatore, il tuo articolo si presenta bene e attira molto l’attenzione, come in genere attirano le filippiche, indirizzate poi alla povera ministra Azzolina che tra capo e collo si è trovata a dover gestire, insieme a tutto il governo, una situazione drammatica come una pandemia che ha costretto tutta la nazione a fermarsi e in primis le scuole. In pieno anno scolastico è arrivato il “tutti a casa!”, non solo in Italia ma in tutti i continenti. Ora, se al posto della Azzolina avessimo avuto la possibilità, per pura ipotesi, di mettere un guru della pedagogia e della didattica, tu pensi che avrebbe trovato immediate soluzioni? Credo proprio di no. Bisognerebbe condurre un’analisi che parta non da lontanissimo ma da almeno tre decenni per poter capire a cosa è dovuta questa “confusione” nella gestione della scuola in questa situazione particolare in cui tutti gli alunni sono a casa e pure i docenti, condizione mai verificatasi in passato, tranne al tempo dei bombardamenti inglesi e americani sulla nostra Italia, allora improvvida alleata della Germania nazista.
    È facile gridare “Piove! Governo ladro!” Noi siciliani poi siamo specialisti nell’addossare ai governi nazionali o regionali o comunali qualsiasi colpa pur di non tentare un piccolo esame di coscienza e chiederci cosa facciamo nel nostro piccolo per contribuire alla crescita della nostra comunità.
    Il tuo “J’accuse” tocca vari aspetti e la passione che metti nella critica che conduci ad “alzo zero” rende, a tratti, poco chiara l’analisi sulle finalità educative e didattiche della scuola, sul compito fondamentale dell’istituzione che è quello di formare oltre che di istruire. Cominci con l’indicare le problematiche emerse con la didattica a distanza e le rimostranze che si potrebbero avanzare dal punto di vista sindacale, nel senso che non esiste una normativa che obblighi i docenti ad attuarla, per non dire di possibili ricorsi e delle perplessità che emergono sull’effettivo profitto in termini di apprendimenti. Giuste osservazioni.
    Ma in tutti gli altri settori dello Stato cosa si sta facendo se non il lavoro da casa, in “remote working” e mi pare che in pochissimi contestano. Stiamo vivendo una catastrofe con migliaia e migliaia di morti (pare che i 17.000 dovrebbero essere moltiplicati almeno per 7), con ospedali pieni zeppi di ammalati disperati che chiedono d’essere salvati e medici e infermieri che fanno turni massacranti e addirittura stanno in ospedale senza rientrare a casa. E poi si ammalano e muoiono. E noi tuoniamo sulla ministra Azzolina, chiedendoci se siano giuste e in coerenza con le normative le sue disposizioni?
    Ti chiedi giustamente che in tale situazione improvvisata sia quasi impossibile fare emergere il merito e che l’inedia e il disimpegno di tanti ragazzi vengano tollerati e che alla fine sarà a tutti regalata la promozione anche a chi non l’avrebbe meritata.
    Ora vorrei fare osservare che tale situazione esiste nelle scuole di ogni ordine e grado e anche nei licei da tanti anni e soprattutto nel Meridione, anzi da noi in Sicilia e anche nel nostro distretto, dove si fa a gara tra le scuole ad elevare la percentuale di promossi e poco ci vuole che si arrivi al 100%. Ormai si ritiene sia assodato che si debba promuovere tutti agli esami di Stato e con abbondanza di 100, anche se poi le nostre scuole, prime in classifica per voti riportati dai candidati, diventano ultime nelle prove sui saperi essenziali, le odiate, dai docenti e dai discenti, “prove Invalsi”, test oggettivi necessari per avere dati sulle criticità delle conoscenze degli alunni sul territorio nazionale, da cui partire per impostare azioni e interventi in vista di correzioni di rotta o per potenziare scelte risultate positive (ultima criticità emersa in ordine di tempo la capacità di lettura e di comprensione).
    Di tale situazione sono tanti i responsabili. E io comincerei dagli alunni, il cui motto è stato ormai da anni “poco sforzo e massimi risultati!” difesi strenuamente dai genitori che pensano sia meglio essere buoni e tolleranti con i figli e quindi permissivi di fronte a ogni loro istanza, desiderio, atteggiamento. Ai genitori ha fatto comodo tale andazzo perché si sono convinti di avere figli che, con poco impegno e poco studio a casa, sono capaci di avere voti eccellenti, insomma si possono vantare di avere autentici geni, di fronte ai quali si mettono volentieri le mani in tasca per regalare scooter e auto o viaggi premio, vantando i pargoli promozioni in realtà immeritate.
    I docenti hanno tollerato autentiche ingiustizie consumate in fase di scrutinio per non inimicarsi le famiglie o per accontentare i dirigenti che non vogliono sentir parlare di bocciati né di rimandati, né sopportano certi voti bassi, per cui d’imperio, ormai è risaputo, non i quattro ma i due passano a sei o magari a sette. Ingiustizie che non servono né agli interessati né tanto meno alla comunità, né certo a chi cerca un riscatto economico e sociale con lo studio e con l’impegno, superando con merito le prove e con serietà e con sacrificio sono sempre presenti a scuola, diligentemente si preparano gli argomenti e mostrano interesse costante nello studio. Ebbene costoro si vedranno messi alla pari con lo svogliato e con il perdigiorno che però è simpatico e tanto furbo perché ha capito il meccanismo della tanto declamata “Valutazione”. Sì, qualcuno avrà qualche debito da riparare a settembre, ma si sa che in quegli esami non si boccia mai. (Io sì, ho bocciato! E i miei due o tre rimanevano tali). Da anni durante gli scrutini finali per l’ammissione agli esami di Stato tanti docenti, accogliendo gli “inviti” del preside, fanno a gara per “aiutare” i ragazzi a presentarsi con una media dei voti alta per cui i sei passano ad otto e gli otto a dieci, con facilità, con generosità (io posso dire, senza falsa umiltà e con orgoglio, che non li alzai mai sebbene volessi bene ai miei alunni, anzi proprio per questo mio affetto mi sforzai sempre d’essere severo e obbiettivo nei giudizi).
    I dirigenti scolastici, o almeno alcuni o tanti, vogliono ormai promozioni garantite.
    Per anni nelle scuole non si sono comminate punizioni agli alunni neanche per fatti gravi e la disciplina che dovrebbe garantire la necessaria serenità nello svolgimento del lavoro didattico è diventata sogno irrealizzabile in certe realtà scolastiche. Chi ha mai denunziato tali situazioni?
    Caro Salvatore, hai avuto tanti apprezzamenti per il tuo articolo, e te li meriti perché conosco la tua preparazione e la tua serietà e il senso del dovere che metti nella professione, ma permettimi di andare fuori dal coro. Noi siciliani plaudiamo colui che accusa l’autorità costituita, comunque si chiami e da quale parte politica provenga, se rappresenta lo Stato che è considerato di per sé un nemico. “Piove” Governo ladro!” e tutti applaudono, “a prescindere!” I colpevoli che abbiamo sotto gli occhi, noi non li vediamo, li cerchiamo a Roma. È una storia vecchia, già coi Borboni, poi coi “Piemontesi”, e poi coi governanti della Repubblica e della tanto decantata democrazia, con quelli che stanno nel “Palazzo” bisogna prendersela, diceva Gugliemo Giannini che fondò un partito, quello dell’”Uomo Qualunque”, a ribadire pur nel nome che non si voleva portare rispetto né alla lingua né all’intelligenza.
    Magari l’Azzolina non ha trovato la soluzione giusta allo “Tsunami” che ci ha sommersi all’improvviso, ma è ora che i docenti in primo luogo si sveglino e presentino proposte ai loro dirigenti, che facciano comitati che portino avanti istanze, anche impopolari, ma che portino alla rinascita delle nostre scuole. Già nel 2005 proposi, con lettera aperta, di finirla con i cosiddetti viaggi d’istruzione per tutti, anche per chi poi si rifiuta di entrare nei musei o nelle chiese ma aspetta soltanto di andare in discoteca e rimanerci fino a notte fonda o a far caciara negli alberghi mettendoli a soqquadro, ubriacandosi e tentando di fare le bravate in cui ci casca spesso il morto. Ci vadano in tali viaggi chi ha spiccate motivazioni ad apprendere; nella Cappella degli Scrovegni ci entri solo chi ha la media dell’otto e gli altri se vogliono divertirsi viaggiando lo facciano in estate con le loro famiglie.
    Errori in un momento di emergenza è chiaro che se ne possono fare a livello ministeriale. Ci vorrebbero più finanziamenti, certo. Ma mi chiedo se i finanziamenti arrivati in questi anni dalla tanto deprecata Europa, con i PON siano stati spesi bene e se tutti i laboratori di informatica o le LIM, le lavagne interattive, siano stati usati o giacciono lì ad occupare spazio inutilmente. E i finanziamenti regionali, i POR? I soldi nella scuola sono arrivati a fiumi e si sono sprecati o sono andati ai soliti noti, i docenti dello staff. E poi i fondi d’istituto elargiti per attività fantasiose e un po’ bislacche, soldi a collaboratori, a chi svolgeva le cosiddette “funzioni obiettivo”, i cui risultati erano sempre un po’ fumosi, con poca sostanza sottostante; viaggi, perfino crociere. Lo stipendio dei docenti non è alto, è vero, ma non è neanche basso. È dignitoso. E comunque chi lavora a scuola e fa il docente non ha scelto tale professione per guadagnare tanto ma perché ama il suo lavoro come una missione.
    Occorre, certo, che la scuola diventi un’istituzione seria, efficiente; occorre che i docenti si aggiornino periodicamente e che il loro operato venga vagliato dai dirigenti o da ispettori, premiando il merito e uscendo finalmente da un appiattimento che esclude l’avanzamento in carriera per merito didattico e perché si conosce in profondità la disciplina da insegnare. È necessario essere giusti nella valutazione, avendo il coraggio di fermare i ragazzi che non si sono impegnati nello studio. Occorre finirla con i cosiddetti scambi culturali, un vero fallimento che provocano soltanto guasti nella preparazione dei ragazzi che per un anno lasciano la classe per frequentare una scuola in Argentina o in Portogallo. Un’esperienza che si risolve in un blocco del percorso formativo, perché quell’anno è semplicemente inutile, è un anno che crea dei vuoti enormi nelle conoscenze disciplinari che possono compromettere il futuro scolastico complessivo. Eppure genitori, docenti e alunni fanno di tutto perché per sei mesi o per tutto l’anno lascino la loro famiglia e la loro scuola per vivere una “esperienza formativa” con i loro coetanei che seguono altri metodi di studio, che non studiano certe materie come il greco o il latino, che dedicano solo qualche ora a scrittori o poeti italiani. Sarò un matusalemme ma ai miei nipoti non farei perdere un anno inutilmente.
    Infine occorrerebbero più visite ispettive per controllare se nelle scuole si svolgono i contenuti previsti dalla normativa vigente. Da presidente agli esami di Stato o da commissario, ho potuto constatare che nella nostra provincia i programmi di letteratura italiana, di storia, di filosofia sono ancora uguali a quelli dell’anno 1970/71, quando affrontai io la maturità. Il Novecento in tutti i suoi aspetti storici, sociali, artistici, filosofici, i grandi temi legati alla difesa ambientale, alla bioetica, alle nuove tecnologie, le problematiche legate alla globalizzazione vengono disattesi in tantissime realtà scolastiche nostrane.
    E’ mancata una visione strategica di lungo periodo sulla scuola e sull’università; sono mancate le indispensabili risorse per la ricerca e per innovazioni davvero importanti e ben studiate per mettere in rapporto la scuola al mondo del lavoro, senza far piovere le solite riforme che nascono azzoppate, destinate a far perdere tempo prezioso, inconcludenti nella sostanza. Questa politica scolastica superficiale, slegata dalle esigenze e dalle problematiche della società purtroppo va avanti almeno dalla seconda metà degli anni Ottanta e tutta la politica ha balbettato su tale questione, nessun partito escluso.
    Quindi vogliamo scaricare sulle spalle della povera Azzolina queste debolezze intrinseche e incancrenite della scuola e in un tempo drammatico come quello di una pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero? Mi sembra ingiusto oltre che azzardato, come quando, si dice, si vuol sparare mirando sulla Croce Rossa.

  2. Gerardo Barbera

    10 Aprile 2020 at 15:43

    “Se alla nostra scuola, già malconcia, serviva un’ultima botta per farla precipitare nel baratro del ridicolo, questa è arrivata con la prima seria burrasca”.

    Io avrei scritto, anche “con la prima lieve burrasca”. Capisco, però, che non è così, perché la tragedia è stata improvvisamente enorme. Sono d’accordo su molti punti di questa lettera. Penso, però, che i dirigenti scolastici abbiano in questo momento colpe molte serie, molto più serie di quante non emergano in questa lettera, e, come si sa, sono proprio i singoli insegnanti, da soli o tutti insieme, a tirare la scuola/baracca fuori dal ridicolo, in genere, per non parlare di questo momento, agli occhi dei ragazzi, delle loro famiglie, e della nostra propria categoria. Molte volte non ce n’è stato un così plateale bisogno. Ma non poteva capitare nella sfortuna dei fatti che molti dirigenti avessero la fortuna di un ministro così ondivago come questa. Che abbandona, da ultimo, la conferenza stato-regioni, proprio ieri, perché non sa che dire. Così come molti dirigenti stanno lasciando la scuola in mano ai docenti sotto ogni punto di vista. Fanno bene, anche se si sente spesso il bisogno di una guida.

    Riguardo alla lettera, sono in disaccordo su alcuni punti. Sono in disaccordo su un fatto. Premetto che anch’io penso che è un’altra scemenza il recupero a settembre (?) di chi è promosso ope legis. Tuttavia, nel mio pensiero “Evviva” non è un’ironia, ma un dovere delle scuole. Inoltre, “la sana ansia” perdurerà, anche perché lo stesso ministro cambia idea continuamente. Ma anche se così non fosse, gli insegnanti spero alleggeriranno quest’ansia, ce n’è già abbastanza. La straordinarietà di ciò che viviamo pesa ansiosamente su tutti, anche sugli studenti che affrontano il loro esame di maturità quest’anno. Non credo in misura troppo minore rispetto a quelli dell’anno scorso, qualunque sia il sistema di esame (cioè la formalità). Che la “sana ansia” abbia effetti positivi sul futuro degli studenti bisogna dimostrarlo con dati statistici, e bisogna dimostrare analogamente, in qualsiasi forma si manifesti, che quella dei ragazzi di quest’anno sia minore di altre precedenti, non in base a un cliché. E anche se saranno regalati promozioni e diplomi, meglio così, unicuique suum, e anche sempre meglio, molti si distingueranno lo stesso. Nel bene e nel male. GB.

  3. Antonino Minissale

    7 Aprile 2020 at 15:48

    Trovo che l’esposizione dei fatti scritta da Salvatore Papotto é non soltanto veritiera, ma drammaticamente inquietante. In effetti immaginate che in questo scenario incerto, l’eco «  dell’urlo » di Salvo, si ripercuote non perché giusto e veritiero, ma perché la presenza di una pandemia si fa portatrice di problematiche mai risolte, e tutti noi ci sentiamo più propensi a «  prestare orecchia », soprattutto se l’autore é una persona vicina a noi o comunque di nostra conoscenza.
    Abbiamo una scuola sulla « carta » che non ha niente da invidiare ai canoni internazionali, ciononostante continuiamo ad affondare nelle « sabbie mobili » dell’ immobilismo burocratico, delle scelte condizionate, degli orizzonti limitati. I nostri figli devono potersi confrontare con dei modelli da seguire, affinché le loro scelte siano fonte d’ispirazione. E quindi non una volta ma cento, mille , milioni di volte se necessario, bisognerà continuare a dire e ridire quello che risentiamo come un’anomalia, altrimenti rischiamo di vivere l’eccezione come la normalità.
    Non conosco il metro di misura utilizzato per prendere decisioni all’interno di un ministero di fronte ad un’eventualità straordinaria, penso però che tale eventualità straordinaria possa essere il motivo deterrente affinché i nostri rappresentati, facciano tabula rasa del politicamente corretto e comincino ad affrontare e risolvere problematiche reali che corrispondano ai bisogni del cittadino.
    A costo di sembrare pedante: l’Italia siamo noi… cittadini semplici , che insieme formiamo una nazione…
    Bravo a Salvo Papotto per aver trovato il tempo di spiegare, in quanto cittadino semplice, ad un altro cittadino semplice, nella fattispecie il ministro dell’istruzione, della situazione opaca nella quale affonda lentamente l’istruzione pubblica ed i suoi dipendenti.
    Antonino Minissale

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Così è ridotta la camera mortuaria del cimitero di Biancavilla: si intervenga

Segnalazione arrivata in redazione da un cittadino che ci ha inoltrato una foto più che eloquente

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L’immagine parla da sé, senza dovere aggiungere lunghe descrizioni. È l’interno della camera mortuaria di Biancavilla: il luogo in cui vengono sistemate le bare in attesa della tumulazione. Si presenta così con umidità, maiolica staccata dai muri e lasciata a terra, una parete fatiscente, la stessa in cui è appesa un’immagine della Madonna Addolorata.

A segnalarlo a Biancavilla Oggi è un cittadino biancavillese con l’auspicio che il Comune possa intervenire quanto prima e dare una sistemazione dignitosa al luogo.

Diversi anni fa, il Consiglio Comunale di Biancavilla aveva aggiornato il regolamento di polizia mortuaria. Un lavoro accurato che proiettava il cimitero in una dimensione di modernità. Prevede, per esempio, una sorta di “anagrafe” online di tutte le tombe e un’adeguata sistemazione della camera mortuaria, nel rispetto e con i simboli delle principali religioni. Un regolamento avanzato e “laico”, che però ancora oggi rimane lettera… morta.

AGGIORNAMENTO

(29.3.2024) Dal Comune di Biancavilla si fa sapere che la camera ardente del cimitero è stata ripulita. Dopo la segnalazione pubblicata dal nostro giornale, dal luogo è stata rimossa quella parte di maiolica che era crollata a terra.

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