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Cronaca

“Pizzo” sui funerali, il virus fa saltare l’udienza del processo “Onda d’urto”

Emergenza Covid-19, rinviata a settembre la discussione davanti alla prima sezione penale collegiale

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Il “coronavirus” fa saltare le udienze al Tribunale di Catania. Tra queste, quella relativa al processo scaturito dal blitz “Onda d’urto”, che si celebra con rito ordinario alla prima sezione penale in composizione collegiale, presieduta da Grazia Caserta.

L’operazione era stata portata a termine a Biancavilla dai carabinieri di Paternò contro tre gruppi diversi che, dal 2012 al 2016, avrebbero assillato l’agenzia di pompe funebri Arena, anche con richieste estorsive del 50% rispetto al fatturato.

Udienza rinviata a settembre, a causa dell’emergenza Covid-19. Nelle precedenti udienze erano stati sentiti Orazio Arena ed il figlio Giuseppe, titolari dell’impresa (mentre l’altro figlio, Luca, era stato sentito in sede di incidente probatorio), un collaboratore della ditta, i militari che hanno seguito le indagini e alcuni testi della difesa. In quella prevista per il 23 marzo dovevano essere sentiti altri testi indicati dai legali degli imputati.

Sono sei, in questo procedimento, gli imputati: Giuseppe Amoroso, Antonino Aricò, Roberto Maglia, Massimo Merlo, Placido Merlo e Angelo Santi. Altri soggetti, che erano stati arrestati nell’ambito della stessa operazione e nell’appendice “Reset”, hanno scelto il rito abbreviato con il giudice Giuliana Sammartino.

Già concluso, per loro, il secondo grado, davanti alla seconda sezione penale della Corte d’appello di Catania, che ha inflitto condanne per 44 anni complessivi di carcere nei confronti di Alfio Ambrogio Monforte, Vincenzo Monforte, Fabio Amoroso, Gregorio Gangi, Vincenzo Salvatore Panebianco e Carmelo Vercoco.

Altri tre imputati del blitz “Reset”, che avevano seguito il rito ordinario, sono stati già condannati, in secondo grado, dalla terza sezione penale della Corte d’appello di Catania: inflitti 19 anni di carcere complessivi per Angelo Girasole, Alberto Gravagna e Alfio Petralia.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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