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Cronaca

Indagini a Roma, vittima una donna di Biancavilla: «Ti taglio la gola, ti ammazzo»

Sotto inchiesta è finito l’ex marito, che adesso deve rispondere di maltrattamenti e lesioni personali

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di Vittorio Fiorenza

Le indagini descrivono tutti i contorni di una vita infernale. Con insulti e umiliazioni: «Bastarda, zoccola, stronza». E poi percosse, schiaffi, la testa sbattuta contro il muro. Minacce di morte: «Ora te la faccio pagare, prima o poi ti taglio la gola con un coltello, ti ammazzo, ti uccido». Questo il contesto di violenze e maltrattamenti che emergerebbe ai danni di una donna di Biancavilla.

Sotto indagine è finito l’ex marito, di origini romane, che deve rispondere dei reati di maltrattamenti in famiglia e anche di lesioni personali, visto che in un’occasione, lo scorso gennaio, la donna avrebbe subìto un trauma cranico (con prognosi di 10 giorni), dopo essere stata spintonata violentemente e colpita alla testa.

I fatti sono accaduti a Roma ed è stata la Procura della Capitale a svolgere le indagini. Le carte giudiziarie riferiscono «una serie continua di sofferenze fisiche e morali ed un regime di vita intollerabile». La vittima, in particolare, sarebbe stata esposta alla «incontrollata aggressività dell’uomo derivante da abuso di alcolici».

Le indagini della Procura di Roma sono state formalmente concluse: si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. La donna biancavillese è assistita dall’avv. Pilar Castiglia, mentre l’ex marito è assistito dagli avv. Manuela Acciaroli e David Ficini.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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