Storie
Per mezzo secolo mani fatte di inchiostro, addio al tipografo Placido Dell’Erba
Il figlio Antonio: «Mi hai trasmesso l’amore e la passione che mettevi nel tuo lavoro, facendolo diventare il mio»

di Vittorio Fiorenza
Prendete qualsiasi pubblicazione che parli di Biancavilla (ma anche del nostro comprensorio), andate all’ultima pagina e notate la denominazione dello stampatore. Con ogni probabilità leggerete “Tipografia Dell’Erba”. Sono innumerevoli i prodotti editoriali lavorati dalle mani del titolare, Placido Dell’Erba. Un artigiano vecchio stampo, è il caso di dire: ha attraversato le trasformazioni di un mestiere, passando dalla linotype ai più moderni (e meno romantici) macchinari a controllo elettronico.
Placido Dell’Erba, noto per la sua professionalità, precisione e sana ironia, è scomparso prematuramente: aveva 68 anni. Mezzo secolo impegnato come tipografo. Restano migliaia di pubblicazioni, curati nei dettagli e nella qualità. Con lui se ne va un esponente della vecchia generazione di stampatori, quella che lavorava con il camice e che si sporcava le mani di inchiostro.
I funerali si terranno giovedì 30 gennaio, alle ore 15. Il corteo partirà da via Vittorio Emanuele 430. Il rito religioso avrà luogo presso la basilica di Biancavilla.
L’eredità professionale di Placido Dell’Erba passa al figlio Antonio, che lo ha ricordato con questo messaggio commosso: «Abbiamo sempre avuto un rapporto particolare io e te, da sempre non ce le siamo di certo mandati a dire. Litigavamo di continuo, quasi giornalmente, ma non passava giorno in cui io non cercassi un tuo consiglio e tu non cercassi il mio. Hai passato tutta la vita tra l’odore pungente del piombo fuso che si mescolava a quello d’inchiostro, per dar vita a profumate pagine di carta stampata. Mi hai trasmesso tutto l’amore e la passione che mettevi nel tuo lavoro, facendolo diventare anche il mio, mi hai insegnato tutto quello che avevi imparato in più di 50 anni di “mestiere”. Da “domani” dovrò fare a meno dei tuoi consigli ed io spero di essere pronto. Anche in questa occasione non ti sei smentito, sei andato via con la tua proverbiale fretta. Ciao papà».

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Storie
Vent’anni senza Placido Stissi, il figlio Giuseppe: «Onorati di un papà così»
A “Biancavilla Oggi” il ricordo commosso: «Non ci ha visto crescere, ma siamo certi che veglia su di noi»

Vent’anni fa la morte di Placido Stissi. Il suo ricordo è intatto. Il suo gesto resta una testimonianza del suo altruismo. Dipendente della Provincia di Catania e stretto collaboratore del presidente Nello Musumeci e poi di Raffaele Lombardo, Stissi stava andando al lavoro. In un punto della tangenziale di Catania, sotto la pioggia battente, accostò e fermò la sua macchina. Lo fece per prestare aiuto ad un giovane automobilista rimasto in panne nella corsia opposta. Mentre attraversa la carreggiata, però, un veicolo lo travolse. Morì a 41 anni, lasciando la moglie Anna Maria e i tre figli, ancora minorenni: Giuseppe, Gessica e Denis.
Il ricordo del suo primogenito è intriso di affetto e orgoglio. «Sono passati 20 lunghi anni, mi fa onore, ci rende onorati che – dice Giuseppe a Biancavilla Oggi – dopo tutto questo tempo ancora la gente ricordi il gesto eroico che mio padre ha fatto. Non ha riflettuto più di una volta a scendere dalla propria auto e a soccorrere quel ragazzo rimasto in panne e con l’auto capovolta. Non ha pensato alle conseguenze che potevano succedere in quella fatidica giornata piovosa. Come poi effettivamente accaduto, lasciando noi figli piccoli e mia mamma».
Chi ha conosciuto Placido, a Biancavilla, può confermare che le parole del figlio descrivano esattamente quei modi di sincera disponibilità nei confronti di chiunque.
«Mio papà era fatto così. Sempre premuroso. Sempre cordiale e generoso con tutti. L’amico degli amici. Sempre pronto ad aiutare tutti. Un angelo volato in cielo troppo giovane e troppo presto. Oggi è raro fare e ricevere gesti del genere. Soprattutto noi giovani – sottolinea Giuseppe – dovremmo prendere esempio da questi ormai rari gesti di altruismo verso il prossimo. Non si pensa altro che all’invidia e alla cattiveria, invece dovremmo trovare il modo per riportare i bei gesti di solidarietà. Non dovremmo dimenticare che potremmo avere bisogno, anche noi, di un semplice aiuto, una carezza, una mano che ci venga posta sulla spalla o essere ascoltati».
«Noi figli – conclude Giuseppe – siamo veramente onorati di avere avuto un padre così. Mia mamma lo è del marito che ha avuto. Certo, il dolore resta, come il rammarico che ci abbia lasciati così presto senza vederci crescere ed essere al nostro fianco. Ma siamo sicuri che ci veglia da lassù e guida i suoi nipoti nella migliore strada».
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