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Cronaca

Fiera degli animali, salta l’udienza: stralciata la posizione di un imputato

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di Vittorio Fiorenza

Va a rilento il processo sui fatti della fiera degli animali abusiva dell’ottobre 2016, in occasione della quale vennero brutalmente picchiate e rapinate l’avv. Pilar Castiglia e l’attivista della Lav, Angelica Petrina, mentre il maresciallo dei carabinieri, Guido Costigliola, riportò ferite alla testa.

Per i fatti che riguardano il militare c’è un procedimento a parte: un anziano di Aci Sant’Antonio siede sul banco degli imputati.

Per i reati commessi ai danni delle due donne (costrette alle cure mediche con prognosi di 30 giorni ciascuna), figurano 18 imputati. Ma non sono mancate lungaggini, al punto che il processo deve ancora entrare nel vivo, nonostante siano passati tre anni e agli atti della Procura figurano le foto e i video esclusivi di Biancavilla Oggi e le testimonianze delle due vittime siano state dettagliatissime.

L’udienza prevista il 27 settembre è saltata e rinviata al prossimo febbraio dopo l’istanza presentata da tre legali per legittimo impedimento professionale. Unica novità è che è stata stralciata, per difetto di notifica, la posizione di un imputato: si tratta di Natale Ponticello, accusato di rapina, che seguirà quindi un procedimento autonomo.

Già in occasione dell’udienza preliminare era stata stralciata la posizione di un altro imputato, Pietro Tomasello di Biancavilla, il cui quadro accusatorio si è appesantito, contestandogli pure il reato di rapina.

Gli altri accusati sono Luigi Mille, Alfio Sarvà, Placido Minissale, Nicola Minissale e Salvatore Ventura di Biancavilla, Nicola Lo Cicero e Angelo Tomaselli di Adrano, Antonino Cosentino di Aci Sant’Antonio: devono rispondere, a vario titolo, di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, rapina, furto con strappo e maltrattamento di animali.

A loro si aggiungono un numeroso gruppo di vigili urbani. Nonostante le continue e pressanti richieste di aiuto, in quel giorno di ottobre del 2016, da parte di Petrina e dell’avv. Castiglia, non venne in soccorso nessuno della polizia municipale (tutti impegnati in altro servizio, viene sostenuto), costringendo l’intervento di una pattuglia dei carabinieri. Sei vigili urbani, quindi, sono chiamati a rispondere di rifiuto in atti d’ufficio: Placido Currò, Annamaria Pulia, Carmelo Tempera, Santo Zuccarello, Luca Emanuele Messina e Grazia Randazzo.

Posizione distinta e assai più grave per il comandante Vincenzo Lanaia e per l’ispettore Alfio Greco: la Procura di Catania contesta loro il reato di minacce ai danni di Angelica Petrina. Reato che si sarebbe consumato all’interno del comando della polizia municipale, alcuni giorni dopo la fiera. A supporto dell’accusa c’è una lunga registrazione audio in cui si sente Lanaia e Greco mentre si scagliano contro Petrina (colpevole “di avere combinato tutto quel casino”). Una registrazione che farebbe emergere –al di là degli aspetti di ordine penale– un linguaggio, un atteggiamento e una condotta a dir poco imbarazzanti, sul piano dell’etica pubblica e della deontologia professionale, per chi porta una divisa.

Eppure il Palazzo preferisce tacere, lasciare passare tutto in silenzio. Nessuna presa di posizione -nemmeno su questi ultimi aspetti, che dovrebbero essere materia di attenzione politica ed istituzionale- da parte dell’attuale amministrazione comunale né della precedente. Nessuna parola di solidarietà o di vicinanza alle due vittime, intervenute soltanto per senso di responsabilità civica ed amore per la legalità. Nessun consigliere comunale (a cominciare dalle donne elette), né di maggioranza né di opposizione, che abbia aperto bocca, prodotto uno straccio di comunicato stampa, un post su facebook, figurarsi una mozione o un’interrogazione. Costituzione di parte civile? Nulla. Eppure l’immagine che quei fatti hanno dato di Biancavilla è devastante: un paese in cui trionfa l’illegalità. La precedente amministrazione comunale non ha prodotto alcuna delibera per essere ammessa nel processo. Stessa scelta, fino a questo momento, della Giunta Bonanno, che ha comunque ancora tempo fino all’udienza del prossimo febbraio.

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1 Comment

1 Comment

  1. giuseppe Toscano

    28 Settembre 2019 at 11:47

    Il nostro territorio vuole essere così… Personalmente, anche se non mi riguarda, denuncerei tutti come avete più che giustamente fatto notare voi. Voi che avete scritto questo articolo siete il seme della speranza.
    Giuseppe Toscano

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Cronaca

In auto contro lo scooter: non è stato un incidente, ma un atto di “vendetta”

Diciottenne di Biancavilla denunciato per lesioni e atti persecutori ai danni di un coetaneo di Adrano

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Ha provocato un incidente stradale con l’intento di “vendicarsi” di un acceso diverbio avvenuto nei mesi scorsi. Un biancavillese di 18 anni è stato così denunciato dalla Polizia di Stato. Il giovane ha architettato il piano perché non si era rassegnato alla lite per futili motivi con una ragazzo 17enne di Adrano.

Il minorenne stava percorrendo in scooter via della Regione, ad Adrano. Proprio nei pressi della sede del Commissariato di Polizia era stato tamponato dall’auto guidata dal 18enne, finendo a terra, con una gamba bloccata sotto il peso dello scooter. Per tutta risposta, il giovane biancavillese, anziché prestare soccorso, è sceso dall’auto e, dopo una rincorsa, ha sferrato un violento calcio contro il ragazzino.

Una pattuglia di poliziotti ha assistito alla scena e ha fermato l’aggressione ancora in corso, bloccando il 18enne e prestando le prime cure al minorenne. Dopo qualche minuto, è arrivato il padre della vittima, accompagnata poi al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. La prognosi è stata indicata in sette giorni.

I poliziotti del Commissariato hanno compiuto dettagliati accertamenti per ricostruire la dinamica dei fatti e, dopo le attività di indagine, sono risaliti alle reali cause dell’aggressione.

L’origine dei rapporti conflittuali tra i due sembra essere legata ad un alterco avvenuto per futili motivi qualche mese addietro, con il 18enne che, in più occasioni, avrebbe tentato di “vendicarsi dell’affronto patito”. Il giovane è stato denunciato, in stato di libertà, per lesioni pluriaggravate ed atti persecutori.

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Cronaca

Così i dipendenti venivano intimoriti: «Attenti, il filo si può spezzare»

Lo sfruttamento dei lavoratori del supermercato, i retroscena di un’inchiesta avviata nel 2023

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«Un quadro inquietante di sfruttamento lavorativo». Dietro i volti gentili e sorridenti di banconisti, cassieri, addetti agli scaffali e magazzinieri si celava una realtà ben diversa. Nell’ordinanza con cui il Gip del Tribunale di Catania, Maria Ivana Cardillo, ha disposto le misure cautelari, vengono messi in evidenza gli elementi che hanno portato all’arresto di Luca Bonomo e Vincenzo Strano, rispettivamente titolare e direttore commerciale del supermercato di via Arti e Mestieri, a Biancavilla. Il marchio è Decò, ma la gestione è autonoma e indipendente dal Gruppo Arena. L’indagine, eseguita dalla Guardia di finanza di Paternò, è culminata anche con il sequestro preventivo dell’azienda e la nomina di un amministratore giudiziario.

Dalle quindici pagine dell’atto emergono – come è in grado di raccontare Biancavilla Oggi – episodi di sfruttamento: ferie e straordinari non pagati, stipendi da fame, in alcuni casi persino inferiori a 2 euro l’ora. Evidenziato anche lo stato di profondo bisogno in cui versavano i dipendenti, costretti ad accettare orari e retribuzioni falsificati. E poi, una forte sudditanza psicologica. Secondo il Gip, non si tratta di «una mera inosservanza di singole disposizioni normative, bensì… di un disegno criminoso».

Quando le verifiche amministrative e i controlli dei militari si sono intensificati, le due figure apicali hanno “avvertito” i dipendenti. Una lavoratrice ha riferito le indicazioni impartite da Strano: «Mi ha incalzata dicendomi che, se tenevo al mio lavoro, già sapevo cosa avrei dovuto rispondere… mi sono sentita sotto pressione». Stesso avvertimento sarebbe stato rivolto a tutto il personale, convocato per una riunione. Indicazioni ribadite poi da Bonomo: «Ci disse che, a seconda delle dichiarazioni rilasciate da noi dipendenti, il filo si sarebbe potuto spezzare».

Il filo, in realtà, si era spezzato già nel momento in cui le Fiamme Gialle avevano messo piede nel supermercato. Tutto era partito non da una denuncia, ma da un semplice controllo amministrativo dei finanzieri paternesi, nel novembre 2023. Già in quell’occasione erano emerse violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Da lì, la necessità di ulteriori approfondimenti su retribuzioni, orari, straordinari e altri aspetti contrattuali. Nella prima fase era stato sentito il commercialista e consulente del lavoro dell’azienda.

L’inchiesta si era quindi concentrata sul legale rappresentante della società per «evidenti indizi di sfruttamento lavorativo desumibili da erogazioni di retribuzioni evidentemente difformi rispetto alle ore lavorate». Il lavoro investigativo era proseguito con l’audizione dei dipendenti. Tra questi, il ruolo chiave era quello del direttore del punto vendita, definito dagli inquirenti la “longa manus” del titolare. Una persona – secondo la Procura – perfettamente consapevole delle condizioni lavorative offerte al personale. Anzi, durante i colloqui con chi aspirava ad un’assunzione, l’uomo metteva subito in chiaro i vincoli a cui bisognava sottostare.

«Lo stato di bisogno – ha sottolineato il procuratore Francesco Curcio – ha inciso sulla libertà di autodeterminazione, inducendo i lavoratori ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose e illecite, non riconosciute né dalla contrattazione collettiva né dalla normativa giuslavoristica».

Secondo la Guardia di finanza, la mancata regolarizzazione delle retribuzioni ha permesso al punto vendita di ottenere un risparmio illecito di oltre 2,7 milioni di euro, tra stipendi non versati e contributi omessi.

I due indagati – scrive ora il Gip – potrebbero avvicinare i dipendenti, sfruttando la loro vulnerabilità, per indurli a tacere o a fornire versioni alterate dei fatti. C’è, dunque, il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Da qui, l’applicazione degli arresti domiciliari, con pesanti contestazioni: intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e autoriciclaggio.

Il supermercato, comunque, rimane aperto. L’attività va avanti. La presenza dell’amministratore giudiziario, il dott. Luciano Modica, nominato dall’autorità giudiziaria, rappresenta la garanzia massima per il pieno rispetto, d’ora in avanti, dei diritti dei lavoratori.


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