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Ribellarsi all’inciviltà e all’illegalità, padre Pino Salerno scrive al sindaco

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Carissimo Signor Sindaco e Rispettabili Autorità di competenza,

la presente lettera diviene ora voce- documento del disagio che raccolgo dai cittadini del Centro Storico e non e del continuo abuso che subisco nella difesa del  patrimonio storico-culturale della nostra amata città di Biancavilla.

Più volte ho manifestato rammarico per quanto accade nella nostra città e molte volte sono stato disatteso o addirittura considerato “voce che non ha voce”. Premetto che la presente lettera non vuole minimamente offendere le Loro Rispettabilissime Persone ma vuole solo lanciare un ennesimo appello alle Istituzioni affinché venga regolamentata la vita civile nella nostra città, soprattutto nel rispetto delle regole basilari che dovrebbero garantire la serenità di tutti i cittadini che, a loro volta, auspicano vedere nel proprio paese il decoro d’immagine e la condivisione dei valori più alti.

L’umanizzazione della vita civile è segno e civiltà di un popolo e il rispetto della libertà altrui ne è la conseguenza più nobile.

Prendo la penna per sottoscrivere il mio impegno fattivo e fiducioso in una piena collaborazione con le Istituzioni affinché lo sforzo teso da tutti possa costituire un contributo per l’edificazione di una “mentalità nuova”.

Ora ci vogliono i fatti e non le parole!!  Le parole se diventano solo “messaggi virtuali” sui social, scatenando solo polemiche che, sicuramente esprimono una libertà mal usata, ridendo e riducendo a mera ironia di parte, il bene inviolabile della dignità della persona, servono ben poco e lasciano il tempo che trovano oltre l’amarezza del cuore e l’essere offesi da entrambi i lati. Più volte leggo con rammarico gli attacchi dei cittadini sui social che aizzano odio e divisione e critica che non costruisce certamente la “mentalità nuova”. Non deve essere la lacerazione di un popolo a costruire la città ma il dialogo civile e rispettoso dove l’ascolto prevale sull’istinto.

Chi sta in alto non è posto per comandare ma per servire. Anzi si serve di più proprio perché dall’alto si vede di più e si ci può chinare sulle necessità di tutti. Una città è come un corpo dove ogni parte è essenziale (perché il corpo anche nelle sue minime parti porta nel piccolo il tutto, dove il minimo dolore della parte più nascosta è sentito da tutto intero il corpo).

Chi ha responsabilità di guida e di governo non possiamo eludere il nostro compito primario di “essere educatori”. Educare non è prettamente legato alla vita scolastica istituzionale solamente, ma in   tutti gli ambiti della vita umana abbiamo l’occasione e la responsabilità del processo di “formare la Coscienza della Persona”, nel tirare fuori e nel plasmare il “Buono e il Vero della vita di relazione”.

Purtroppo l’analisi sociale dei nostri tempi evidenzia la formazione di un soggetto- Persona sempre più chiuso nell’Io, nell’egoismo, nel volere solo il proprio Bene. La vera formazione di cui tutte le Istituzioni si debbano fare carico è quella che riesce ad accompagnare e maturare “l’Io verso il Noi”.  La libertà non può diventare libertinaggio ma rispetto verso tutti e tutto.

Da questa premessa muovo le mie considerazioni.

Prima di scrivere mi sono documentato sulle leggi e provvedimenti adottati da diversi comuni della nostra amata Nazione.  La movida selvaggia è stata regolamentata in molte città.

La movida di Biancavilla, per quanto possa essere un fenomeno naturale in una città, lasciata fuori controllo, come è stata negli ultimi tempi, rischia di arrecare più danni che piacere.

Per quanto bisogna tutelare il divertimento e la libera attività degli esercizi commerciali come bar e locali, bisogna anche salvaguardare i residenti ed il patrimonio storico ed artistico cittadino.

In questa lettera si evidenziano, infatti, le denunce e le rimostranze più comuni che raccolgo personalmente: finita la nottata come si presenta la città all’alba del nuovo giorno? Fuori le case e per le strade, davanti la Basilica e la Piazza Roma e Piazza Annunziata, restano cumuli di immondizia composti da bottiglie di vetro e bicchieri di plastica.

Durante le notti poi (non si capisce l’orario legale di chiusura dei pub e chioschi) la musica alta impedisce ai vicini di riposare in santa pace; il fenomeni di spaccio di droga e la vendita eccessiva di alcolici rendono le aree pericolose e degradate, favorendo risse e violenze di ogni tipo.  L’accoglienza dei nostri fratelli e sorelle extra-comunitari è gestita male da tutti. Bisognerebbe aiutarli al rispetto dei nostri luoghi e costumi. (ma mi obiettano loro stessi con pronta risposta: “cambiate prima voi che siete i cittadini del luogo”).

In una città oberata di debiti con quel che ne consegue e che a livello cittadino deve risolvere molte situazioni gravissime ha senso che in una rassegna di problemi, ai quali i residenti della Città Storica richiedono all’amministrazione risposte e soluzioni urgenti, compaiano fenomeni che potrebbero apparire a prima vista quasi frivoli, ascrivibili piuttosto alla tipicità e al folklore locale, come i tavolini all’aperto e i dehors di bar e ristoranti, il baccano della movida?

È opportuno cominciare dalle istanze di decoro e vivibilità, perché la mancanza di decoro dei luoghi di vita e di lavoro e le violazioni costanti e non represse delle regole minime di convivenza civile offrono d’impatto l’immagine e l’essenza della comunità cittadina. Quelle che possono apparire “piccole” illegalità rappresentano peraltro manifestazioni di problematiche più gravi:

– un’illegalità diffusa rafforzata dalla sostanziale impunità di chi non rispetta le regole;

– un’amministrazione spesso incapace di gestire i problemi complessi e troppo cedevole di fronte agli interessi di pochi a discapito dell’interesse pubblico;

– la mancanza di volontà politica di contrastare realmente le cause di fenomeni ben conosciuti e sempre più dilaganti.

Non si può dare la colpa alle scarse risorse economiche il comune possiede per dare una svolta decisiva ai problemi di vita sociale.

In un’intervista televisiva ho sottolineato l’urgenza di costituire un tavolo tecnico, dove nell’assoluta trasparenza e rispetto delle leggi civili si possa intanto promuovere una “cultura del cambiamento” e porre le basi per una regolamentazione della vita civile che contenga regolamenti e norme per:

– attività di somministrazione

– orari degli esercizi

– vendita alcolici

– occupazione suolo pubblico

– tutela delle attività tradizionali (botteghe storiche, ecc)

– tutela del decoro e rispetto dei monumenti, contrastare la cultura dei “graffiti” e il degrado in cui versano il nostro patrimonio artistico-culturale. Non è tollerabile più che i sagrati delle nostre Chiese sono diventate padelle di olio e discariche.

Che sgradevole immagine diamo !!!

Spesso subisco i rimproveri da parte di tanti turisti (che attirati a Biancavilla) mi dicono : “Come rispettate i vostri monumenti?” o ancora : “Che immagine date alla Vostra Città?”.

Vogliamo trasparenza e tempi certi per cambiare la situazione. Ma anche volontà politica e coerenza, discontinuità con il presente e coraggio, sostenibilità e coesistenza pacifica di tutte le attività e le funzioni che interessano il centro storico e non solo. E il rispetto per le funzioni più importanti per un centro storico, che giustamente viene definito il “salotto buono” della città.  Salotto non significa fare cortile ma luogo di cultura. Cultura significa dialogo, apprezzare, rispettare come difendere il “Bello artistico!  Sono queste le vere espressioni del “centro Storico” e quelle che rappresentano l’anima della nostra amata città. Ma sono proprio queste funzioni, queste attività e questi luoghi che stanno soffrendo di più, a vantaggio di un’invasione sregolata e prepotente di burloni e sporcaccioni che trovano massima espressione perché mancano le “Regole e Sanzioni”.

Auspico un tavolo tecnico nel più breve tempo aperto alla cittadinanza per raccogliere suggerimenti costruttivi e propositivi.

Concludo la presente lettera con l’auspicio che tutti lavoriamo sempre più per il bene comune, mai dimentichi dell’impegno già svolto e sempre protesi per il meglio.

Padre Pino Salerno, prevosto di Biancavilla


«Pronti a chiudere le attività dei trasgressori»

La risposta del sindaco Antonio Bonanno alle parole di padre Pino Salerno non è tardata. Qui la sua dichiarazione:

«Raccolgo e faccio mio l’appello del Prevosto, don Agrippino Salerno. Uno dei primi atti al momento del mio insediamento è stato quello di produrre un’ordinanza che obbligasse gli esercenti di pub e bar a tenere pulita e in ordine l’area nella quale i loro clienti abitualmente consumano quanto acquistato nelle loro attività commerciale.

Un provvedimento che fa il paio con il cosiddetto Regolamento sulla movida approvato in assise su proposta dell’attuale presidente Marco Cantarella.
In una primissima fase abbiamo dato vita ad un’azione di dialogo e confronto con gli stessi commercianti e le associazioni di categoria per vedere di contrastare in modo del tutto naturale un fenomeno insopportabile come quello dello sporcare senza ritegno tutto il centro storico.

Già da giorni ho verificato personalmente che nell’ultimo periodo la situazione non è stata più gestita come avevo chiesto. Ecco perché abbiamo cominciato ad elevare i verbali a chi ha infranto l’ordinanza e, così come concordato con il comandante della Polizia municipale, da questo momento per chi non rispetterà l’ordinanza e accertata l’eventuale reiterazione scatterà inevitabilmente la sospensione dell’attività.

Ho ritenuto doveroso nei mesi scorsi, stringere un rapporto di dialogo: mi rendo conto che è giunto il momento di utilizzare il pugno duro. E faccio appello anche al buon senso dei biancavillesi della cosiddetta movida: abbiate rispetto della nostra città e di voi stessi».

Padre Pino Salerno in versione “netturbino” in una immagine del 2015

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3 Commenti

3 Commenti

  1. Alfio Pelleriti

    25 Giugno 2019 at 16:39

    Attenzionando la lettera di Don Pino Salerno ne condivido l’auspicio che dalle parole si passi ai fatti in relazione ai tanti comportamenti di nostri concittadini che non rispettano le regole civili e quindi contribuiscono fortemente ad abbassare la qualità della vita dell’intera comunità (per un disabile, nonostante l’abbattimento delle barriere architettoniche, è impossibile muoversi lungo la via principale del paese; l’incolumità delle mamme che si muovono con i loro piccoli in carrozzina non è garantita perché sono costrette a percorrere tratti di strada rischiando di essere travolte dalle auto in transito dato che i marciapiedi sono ad ogni ora occupati da auto in sosta).
    Vorrei tuttavia avanzare qualche precisazione.
    Nell’incipit dello scritto si afferma che le parole non sono da apprezzare “se diventano solo ‘messaggi virtuali’ che scatenano solo polemiche” e poi si continua, “riducendo a mera ironia di parte… e offendendosi da entrambi i lati.” Questa premessa, mi si consenta, alquanto nebulosa dove mancano riferimenti precisi (le accuse se non sono circostanziate rischiano di colpire nel mucchio colpevoli e innocenti) mi fa supporre che sia riferibile al mio ultimo intervento sul Grest che si sta svolgendo nella scuola di Via Pistoia che qualche problema ha creato e crea ai residenti.
    Se non fosse così non si tenga conto di quanto aggiungerò a questo mio commento. Intanto faccio notare, rispettosamente, che Don Pino sta usando parole inviate ad un sito web esattamente come ho fatto io e come accade sempre quando si vuole comunicare un’istanza, un pensiero. Si sceglie il codice linguistico, lo strumento comunicativo, il destinatario del messaggio e il gioco è fatto. Poi altra faccenda è quella di far seguire alle parole i fatti. Molte variabili e di varia natura possono determinare tale conseguenzialità.
    A proposito di “offese reciproche”, preciso, sommessamente, che il sottoscritto non ha offeso nessuno ma è stato oggetto di un’aggressività ferale e ottusa. Se si fa riferimento all’uso dell’ironia che avrei usato per colpire gli animatori e i bambini del Grest, stessa accusa dei contestatori del mio scritto, allora faccio notare quanto segue:
    l’ironia è cosa diversa della mordace satira e non è neppure da accostare al caustico sarcasmo. Alla scuola delle arti liberali, quelle del trivio, la retorica, considerata l’arte del saper scrivere e del saper comunicare, contemplava l’inserimento dell’ironia, per alleggerire il tono del discorso e per essere più efficaci nella comunicazione. Socrate usava l’ironia con i suoi interlocutori per aiutarli ad abbandonare ogni pregiudizio ed avviarli, con la maieutica, al raggiungimento della verità, viatico ad un comportamento eticamente responsabile. E poi Platone, Aristotele, i filosofi illuministi, e Kierkegaard che ironizzava sulla scelta estetica di Giovanni, il seduttore, prima di introdurre l’altra scelta esistenziale, quella etica. E quando vi ricorreva Dante Alighieri aveva forse delle cadute di tono e di stile? E come non citare all’interno della Chiesa, San Filippo Neri, che non condannava affatto l’ironia, anzi, vi ricorreva spesso. E per avvicinarci al nostro presente storico, una sapida ironia usavano Padre Davide Maria Turoldo, Don Lorenzo Milani, il cardinale Carlo Maria Martini e il nostro Pontefice, Sua Santità Papa Francesco, che non si sognerebbe mai di bacchettare chi usa la sana ironia in contesti comunicativi idonei, naturalmente.
    Sperando di aver contribuito ad un chiarimento, porgo al Prevosto Don Pino, rispettosi saluti e auguri di buon lavoro nella sua parrocchia e nella comunità ecclesiale di Biancavilla.
    Alfio Pelleriti

  2. Vincenzo Massimo Mastrocola

    25 Giugno 2019 at 0:52

    Per venire a capo del problema e trovarne soluzione, vorrei suggerire al Sindaco di interrogarsi sui motivi che hanno condotto a tale situazione di degrado. Non solo della movida, come evidenziato dall’ottimo Don Pino, ma anche riguardo la totale indifferenza al rispetto del codice della strada.
    Non mancano e non sono mancate certo leggi, regolamentazioni o delibere. E’ mancata da lungo tempo la volonta’ di farle rispettare. Come pure l’esempio di legalita’ e rispetto delle regole. Allora ci si chieda di chi siano le responsabilita, quali siano le motivazioni di tali omissioni e si abbia il coraggio trarne le ovvie conclusioni e di agire di conseguenza .
    Altrimenti tra poco tempo, terminato l’impeto interventista e messa a tacere l’opinione pubblica ritroveremo il problema irrisolto, incancrenito ed il paese ancora ostaggio di pochi impuniti.

  3. Filippo Conti

    24 Giugno 2019 at 17:44

    Padre Pino Salerno in versione “netturbino” in una immagine del 2015

    Non si arrabbi Signor Parroco anzi si Rallegri perché Lei sta compiendo quello che dice San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi al Cap 4 “Siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti fino ad oggi”.

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«Nel ricordo di Borsellino, l’impegno è combattere la mentalità mafiosa»

Ci scrive l’assessore Vincenzo Randazzo: una riflessione su via D’Amelio che riguarda Biancavilla

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Gentile direttore di Biancavilla Oggi,

oggi si ricorda la tragica morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, tra i quali una donna. L’amministrazione comunale ha organizzato una fiaccolata che da Villa delle Favare giungerà a Piazza Falcone e Borsellino. A questa iniziativa partecipano, oltre alle diverse associazioni di volontariato, anche i ragazzi e i giovani dei diversi Grest. Una manifestazione importante per condividere il ricordo di uno degli eventi più tragici della storia italiana e caratterizzata dalla seria e concreta lotta contro il sistema mafioso, ma soprattutto contro la sua mentalità.

Ecco il punto: il messaggio di Paolo Borsellino e il suo volontario sacrificio hanno dell’attualità ancora un valore? Le nuove generazioni li recepiscono? Qualche dubbio mi sorge se guardo ai modelli sociali e culturali prevalenti: individualismo esasperato, esagerata messa in mostra di atteggiamenti malandrineschi, menefreghismo, esibizione del proprio desiderio di dominio, farsi ragione con la violenza… Appunto, mentalità mafiosa, che non poche volte determina risse.

Tutto questo rende vano quanto Paolo Borsellino ha cercato di insegnare e la cosa che amareggia di più è considerare un fesso il giudice palermitano. E come lui, fessi Falcone, Chinnici, Impastato, Don Puglisi, Livatino, Fava… E tanti che nel combattere la mafia sono caduti. Perdoni, direttore, il mio sfogo, ma tanto tanto tanto è il lavoro che va fatto. Come Amministrazione, certamente. Ma anche come famiglie, come istituzioni in senso lato, come scuola, come gruppi di volontariato… l’obiettivo è contrastare la mentalità mafiosa.

VINCENZO RANDAZZO, Assessore comunale

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