Connettiti con

Cronaca

Ladri “miserabili” entrano in casa, rubati anche i giocattoli del bambino

Pubblicato

il

di Vittorio Fiorenza

Ignoti che entrano in casa, nella zona dei boschi di Biancavilla, e fanno razzia. Accade di consueto nelle nostre aree di villeggiatura, soprattutto nei mesi invernali. Ma nell’ultimo episodio, avvenuto in contrada “Maio”, i ladri in azione si sono distinti per sfacciata “insensibilità”. Miserabili al punto da portare via persino alcuni giocattoli del figlio dei proprietari.

Gli intrusi hanno rotto il catenaccio dell’ingresso e una volta entrati nell’immobile hanno rovistato nelle stanze. Alla fine della loro “visita” hanno portato via due lumi, un frullatore, uno spremiagrumi e persino una macchina a batteria ed altri giocattoli del bambino.

Miserabili, appunto. «Sono entrati nella mia proprietà, anche se all’interno non c’era alcun oggetto di valore. Ma la cosa che più mi ha creato dispiacere e amarezza –racconta a Biancavilla Oggi il proprietario della casa– è avere visto che sono arrivati al punto di rubare dei giocattoli del bambino. Assurdo. Non sono andato nemmeno alla stazione dei carabinieri perché per un così misero bottino non vale la pena andare a denunciare. Purtroppo denunce di questo tipo cadono nel vuoto».

Un atteggiamento, quello di evitare le denunce per episodi simili, molto diffuso. Eppure portare a conoscenza dei carabinieri anche fatti di questo tipo (per quanto si ritenga un’inutile prassi burocratica) non va sottovalutato. Serve ad azionare l’allarme e non è mai da escludere che incrociare le informazioni provenienti da diverse denunce possa portare ad identificare i responsabili di tali meschinità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
Fai clic per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

Pubblicato

il

Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continua a leggere
Pubblicità

DOSSIER MAFIA

I più letti