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Il giudice ha disposto nuove perizie sul caso di Ornella Condorelli

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Imputato del reato di omicidio stradale è un giovane biancavillese. Era attesa la sentenza di primo grado con rito abbreviato, ma il Gup ha nominato due periti. Quattro le questioni tecniche che vanno chiarite.

 

di Vittorio Fiorenza

Doveva essere l’udienza con le repliche del pubblico ministero e delle parti civili. Dopo le quali sarebbe stata pronunciata la sentenza. Ma il procedimento di primo grado con rito abbreviato al Tribunale di Catania ha preso un’altra piega, con la disposizione di ulteriori accertamenti, che allontanano il giorno del pronunciamento finale.

Il caso vede imputato di omicidio stradale un giovane di Biancavilla (assistito dagli avv. Pilar Castiglia e Massimo Tricomi), che ha causato l’incidente sulla A18 Messina-Catania, a seguito del quale è morta Ornella Condorelli, 24enne di Tremestieri Etneo. Il pm, a febbraio, aveva chiesto per lui 6 anni di reclusione, contemplando l’aggravante dello stato di ebbrezza e lo sconto di un terzo per il rito speciale.

Tutte le tappe sembravano consumate. Ma il giudice Giovanni Cariolo, con propria ordinanza, ha nominato due periti: il medico legale Cataldo Raffino e l’ing. Grazia La Cava. Il Gup, che pur aveva respinto la richiesta della difesa di un rito abbreviato condizionato alla perizia medico-legale, vuole adesso precisi accertamenti tecnici prima della sentenza.

Quattro i punti fissati da chiarire: la velocità dell’auto guidata dall’imputato che ha tamponato il veicolo nel quale viaggiava Ornella; la ricostruzione dinamica della fuoriuscita dall’abitacolo della ragazza e la genesi del trauma cranico; l’individuazione della causa del decesso (avvenuto all’ospedale, dopo alcuni giorni di agonia); la ricostruzione dei fatti in relazione alle posizioni degli altri occupanti delle due auto.

Il punto cruciale è, cioè, stabilire cosa abbia portato al decesso di Ornella. È stato determinato da trauma cranico (successivo alla fuoriuscita dall’abitacolo, nel quale viaggiava senza cintura di sicurezza)? Oppure da trauma toracico (avvenuto nell’abitacolo, in coincidenza del violento tamponamento)?

Interrogativi, certo, che urtano sul dolore e sulla richiesta di giustizia dei familiari di Ornella, segnati a vita da una perdita immane, che nessuna sentenza potrà mai colmare. Ma la delicatezza del verdetto finale (il primo a Catania per il nuovo reato di omicidio stradale) impone cautela. Da qui, la nomina dei periti, che riceveranno formale incarico il 26 aprile.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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