Biancavilla siamo noi
Maurizio, morto in sala operatoria. Il fratello: «Tanto dolore e rabbia»


Si può morire a 43 anni per una coronarografia? Chi vi scrive è uno dei tre fratelli di Maurizio, mi chiamo Carlo, provo molto dolore e molta rabbia per la sua morte. Vorrei raccontare la storia di mio fratello, anche perché mi sembra un atto dovuto verso tutte quelle persone che lo conoscevano.
Nel dicembre del 2017, per problemi cardiaci, Maurizio si era sottoposto ad una coronarografia in una clinica e purtroppo l’intervento non veniva completato perché gli avevano riscontrato due arterie del cuore otturate e la terza in precarie condizioni. Di conseguenza lo avevano dimesso, prescrivendogli dei farmaci per aiutarlo a sbloccare questa ostruzione delle arterie e programmandogli una nuova coronarografia.
Lo hanno chiamato il 13 marzo 2018. Noi fratelli volevamo accompagnarlo, ma lui non ha voluto perché diceva che il dottore l’aveva rassicurato perché era un intervento di routine e che non avrebbe dovuto preoccuparsi. Sarebbe stato due giorni ricoverato per poi tornare a casa tranquillo. Mio fratello non era sposato e viveva con mio padre. Per non lasciarlo da solo, ha pagato la differenza della stanza e ha portato con lui in macchina anche mio padre.
Il 14 marzo 2018 è stato il giorno dell’intervento. Per motivi di lavoro io ero rientrato in nottata, ma ci siamo sentiti per telefono sia la sera prima che l’indomani mattina verso le 8.30 e, al solito, lui molto ottimista mi aveva rassicurato che aveva parlato con una dottoressa e che doveva stare tranquillo e mi avrebbe aspettato assieme agli altri fratelli per le 16.00, orario delle visite dei parenti.
Ma così non è stato. Verso le 13.15 mi hanno chiamato dalla clinica, dicendomi che dovevo correre da loro perché mio fratello aveva avuto delle complicanze e che mio papà (81 anni) era da solo. Arrivati in clinica con i miei fratelli ci hanno comunicato che il paziente “Diolosà Maurizio” era morto a causa di un embolo o un trombo all’unica arteria che era un po’ libera. Potete capire in che stato abbiamo trovato nostro padre.
Subito abbiamo chiamato i carabinieri, che tempestivamente sono arrivati sul posto. Hanno preso tutte le informazioni necessarie, non abbiamo presentato subito la denuncia. Se l’avessimo fatta, avrebbero sequestrato la salma e avremmo fatto i funerali solo dopo l’autopsia. Ma abbiamo rispettato la volontà di nostro padre, che voleva rivedere e piangere suo figlio e dargli un funerale dignitoso.
A giorni ci dovrebbero consegnare la cartella clinica e la faremo esaminare da un esperto, dopodiché siamo intenzionati a presentare denuncia.
I nostri dubbi rimangono molto forti sulla morte prematura di nostro fratello. Secondo noi ci sarebbe stata molto negligenza o sottovalutazione del pericolo che andava incontro Maurizio. Come mai, pur sapendo la gravità della patologia, hanno deciso di fare una nuova coronarografia e non intervenire con una operazione a cuore aperto? Come mai non hanno informato i fratelli o mio papà del pericolo che andava incontro? Non esistevano cure alternative ?
La prima volta ha trovato un padre di famiglia e non ha voluto forzare la mano. La seconda volta ha trovato un tirocinante? Sono molti i dubbi che ci affliggono e che non trovano una risposta.
Vi chiedo scusa per il mio sfogo, ma non si può e soprattutto non si deve morire a 43 anni per una coronarografia.
CARLO DIOLOSA’
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Biancavilla siamo noi
Uno scatto dal cimitero di Biancavilla: rifiuti e tombe, un muro sottile in mezzo
Una nostra lettrice: «La visuale offre un’evidente “stonatura”, eppure basterebbe un po’ di buonsenso»


Uno scatto fotografico che parla da sé. Una vista al di sopra del muro che separa l’isola ecologica dal cimitero nuovo di Biancavilla. Di qua lo scarrabile pieno di rifiuti, di là la serie di tombe e lapidi.
Non è soltanto una visuale con una evidente “stonatura” (è quel che si vede dal primo piano dell’area di pertinenza dell’Arciconfraternita del Sacramento). È anche una questione, spesso, di cattivi odori che pervadono i luoghi di sepoltura, sia nella parte “nuova” che in quella dei loculi confraternali.
È così: il cimitero confina con l’isola ecologica. «Lo sappiamo che le due aree sono attigue, ma – osserva una nostra lettrice, reduce da una visita al cimitero – si possono osservare delle accortezze, nel rispetto del luogo. Per esempio, mi chiedo per quale motivo si debbano sostare questi cassoni pieni di rifiuti a ridosso del muro del cimitero. Una separazione sottile che, di fatto, non evita né una vista poco decorosa né blocca i cattivi odori che, soprattutto in giornate di vento, arrivano fin dentro il cimitero. A volte basta poco. Ma perché l’attenzione per le piccole cose, a Biancavilla sembra qualcosa di gigantesco? Qui non servono finanziamenti, ma buonsenso». Un interrogativo e considerazioni che rigiriamo ad amministratori e funzionari del Comune.
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Carlo Diolosa
22 Marzo 2018 at 11:18
Egregio S.Tolaro
La sua risposta mi lascia sgomento e ancora più rabbia e dolore. Quando lei scrive che nel vostro centro non vi sono tirocinanti ma “Medici Cardiologi Emodinamisti specializzati in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso Centri Universitari Nazionali ed Internazionali” allora la cosa e`ancora più grave.
La vostra clinica aveva i numeri di cellulare di tutti e 3 fratelli ma mai vi siete degnati di informarci della gravità della patologia e dei rischi che andava incontro mio fratello né mai lo avete riferito a mio papà, che puntualmente lo accompagnava sempre presso la vostra struttura.
Se lo avessimo saputo non avremmo esitato solo un istante a fare curare o interpellare i migliori Cardiologi di questo mondo pur a fronte di vendere i nostri beni per la vita di Maurizio.
Vede, caro dottore, cerchi di insegnare a tutti i suoi “Specialisti” che non esiste nessun Codice deontologico o etico ma esiste la coscienza, l’umiltà e il dovere per un medico di dovere fare il possibile affinché un paziente possa trovare la strada migliore per restare in vita.
Non cerchiamo giustizia ne’ ragione perché nessun tribunale nessun risarcimento su questa terra potrà fare ritornare a casa il nostro Maurizio ma cerchiamo verità e soprattutto che il paziente e i parenti devono essere sempre informati del pericolo che si va incontro e cercare altrove cure alternative qualora lo ritenessero opportuno.
Colgo l’occasione per ringraziare la redazione per avermi concesso questo piccolo spazio e non avendo personalmente una profilo su Facebook ringrazio a nome di tutta la famiglia anche tutte quelle persone che si sono sentite vicino al nostro dolore
Carlo Diolosa
S Tolaro
21 Marzo 2018 at 16:04
In qualità di Medici della Struttura interessata sentiamo il bisogno e il dovere di partecipare al blog.
Ci associamo al dolore e alla rabbia dei familiari e di chi lo ha conosciuto per la perdita di un così giovane paziente.
Si fa presente che nel nostro Laboratorio di Emodinamica non esistono “tirocinanti”, bensì Medici Cardiologi Emodinamisti specializzati in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso Centri Universitari Nazionali ed Internazionali.
In cartella clinica, già consegnata, si troveranno i dati clinici che speriamo possano rispondere ai quesiti e rasserenare i familiari confrontandosi con gli esperti di loro fiducia.
Il Primario dell’Emodinamica
Dr. S. Tolaro
Salvatore
19 Marzo 2018 at 22:38
Anche se non lo conoscevo personalmente, provo tanto dispiacere per questo ragazzone! Riposa in pace Grande Maurizio!
Gaetano
19 Marzo 2018 at 21:12
Il tuo sfogo è niente in base a quello che vi e accaduto.Fate bene ad andare fino in fondo con le indagini.Peccato non averlo fatto all’istante, però va anche considerando che vostro padre voleva un funerale decente.Se qualcuno a sbagliato e giusto che paghi.Troppo spesso si sente che muoiano persone in un posto dove la vita va salvata.Condoglianze con tutto il cuore