Cronaca
Omissione di atti d’ufficio: udienza per Glorioso, Caputo e Mancari

di Vittorio Fiorenza
Prosegue il procedimento davanti al Giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Catania, Oscar Biondi, che vede imputati per omissione in atti d’ufficio il sindaco di Biancavilla, Giuseppe Glorioso, assieme al segretario del Comune, Antonio Maria Caputo, e all’ing. Placido Mancari dell’Ufficio Tecnico Comunale.
La vicenda, resa nota da Biancavilla Oggi, è stata mossa dalla denuncia di una famiglia di via Madonna del Buon consiglio, strada in cui si trovano alcuni immobili abusivi acquisiti al patrimonio pubblico. Immobili confinanti con la casa dei denuncianti, che hanno chiesto più volte al Comune (in quanto titolare di servitù di passaggio sul loro terreno) di provvedere alla manutenzione, alla messa in sicurezza e all’indennità prevista per legge sul loro tratto.
I tre imputati, secondo l’accusa, non avrebbero dato né risposte né chiarimenti: una condotta ritenuta omissiva. Motivo per cui, il pm Alfio Gabriele Fragalà ha chiesto il processo per sindaco, segretario e funzionario, assistiti dal prof. Emidio Castorina e dagli avv. Turi Liotta e Giuseppe Milazzo.
In quest’ultima udienza di ieri, si è costituita parte civile la famiglia che ha sollevato il caso, assistita dall’avv. Lucia Anzalone. Rappresentata istanza per la citazione del responsabile civile, da individuare eventualmente nel Comune di Biancavilla. Prossima udienza a dicembre.
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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