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Cronaca

Il Comune e il “rifugio-lager”, esposto Codacons alla Procura

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di Alessandro Rapisarda

Approda in Procura il caso del presunto rifugio-lager realizzato dal Comune di Biancavilla in contrada Pozzillo per cuccioli di cane. Il Codacons, tramite l’avv. Giuseppina Chiara Reale, dirigente dell’Ufficio legale regionale dell’associazione, ha infatti presentato un esposto, chiedendo di aprire un’indagine per maltrattamento e abbandono di animali.

Erano stati i volontari della Lav e dell’Enpa a fare scattare un blitz sui luoghi, non sapendo però che il terreno privato in cui c’erano delle catapecchie utilizzate per raggruppare le povere bestiole era di fatto di pertinenza del Comune di Biancavilla con i vigili urbani che avrebbero dovuto curare gli animali.

Invece, secondo gli animalisti almeno 13 cani erano tenuti senza cibo né acqua e lasciati pieni di zecche, a dimostrazione che non era stato utilizzato nessun antiparassitario.

LEGGI L’ARTICOLO

La Lav e l’Enpa contro il Comune: «Tiene un rifugio-lager per cani»

«Adesso si spera –scrive in una nota il Codacons– che venga fatta luce sulla vicenda onde evitare che cuccioli di animali vengano maltrattati e abbandonati come spazzatura».

Anche Lav ed Enpa avevano annunciato una denuncia alla Procura della Repubblica di Catania contro l’amministrazione comunale. Dal suo canto, l’assessore al Randagismo, Luigi D’Asero, aveva dichiarato a Biancavilla Oggi di volere effettuare un sopralluogo per verificare le criticità.

La Giunta Glorioso e il corpo di polizia municipale sono state in diverse occasioni al centro di precise accuse della Lega Antivivisezione sul fronte della gestione del randagismo. Settore che, secondo i vertici Lav, è caratterizzato a Biancavilla da continue violazioni delle normative.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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