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Cronaca

Gatta uccisa con un colpo di scopa: una denuncia per la morte di Grigina

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Infastidita dalla presenza di una gatta vicino casa sua, avrebbe preso una scopa, assestando un colpo in testa al povero animale. Barcollante, la bestiola ha cercato di allontanarsi, trascinandosi, ma da lì a poco è morta. È successo a Biancavilla, in via Altissimo.

La casalinga 60enne che avrebbe ucciso la gatta è stata ora denunciata dalla proprietaria dell’animale. Grigina, si chiamava: nome suggerito dal colore del suo mantello.

«Era una trovatella meticcia, buona ed educata, era solita giocare con una palla di carta, che le facevo io», dice la sua padrona. Che non si dà pace e chiede che la sua vicina risponda dell’uccisione dell’animale, reato previsto dall’art. 544 bis del Codice penale con una pena fino a 24 mesi di reclusione.

«Ho visto la mia gattina che era uscita di casa e che dormiva pacificamente all’ombra, nei pressi dell’abitazione della mia vicina. All’improvviso –si legge nella denuncia ai carabinieri– mi giro e vedo la gatta dimenarsi come se avesse le convulsioni, manifestando notevole sofferenza fisica. Siccome sul marciapiede vi era la mia vicina che stava spazzando la strada con una scopa, le ho chiesto conferma dell’unica cosa che poteva essere accaduta e cioè che l’avesse colpita con la scopa. Ed infatti, lei me lo ha confermato».

Ma perché un gesto così crudele? «Niente, così…», avrebbe risposto la 60enne, entrandosene poi a casa, incurante dell’agonia della bestiola.

«La gattina, in stato di evidente sofferenza, continuava a dimenarsi, a contorcersi e a muoversi in modo scomposto e poiché non riusciva a controllare i propri movimenti proprio a causa del dolore, iniziava a rotolare come se fosse un peso morto, fino a spirare», racconta ancora la sua padrona. Assistita dall’avv. Pilar Castiglia, chiede una giusta condanna per la fine atroce riservata a Grigina, mentre se ne stava tranquillamente sdraiata all’ombra.

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Cronaca

Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro

Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»

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© Foto Biancavilla Oggi

Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.

Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.

La causa civile al Tribunale di Catania

Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.

Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.

Aperta la strada dell’indennizzo una tantum

Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.

«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.

«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».

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