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Cronaca

Gatta uccisa con un colpo di scopa: una denuncia per la morte di Grigina

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Infastidita dalla presenza di una gatta vicino casa sua, avrebbe preso una scopa, assestando un colpo in testa al povero animale. Barcollante, la bestiola ha cercato di allontanarsi, trascinandosi, ma da lì a poco è morta. È successo a Biancavilla, in via Altissimo.

La casalinga 60enne che avrebbe ucciso la gatta è stata ora denunciata dalla proprietaria dell’animale. Grigina, si chiamava: nome suggerito dal colore del suo mantello.

«Era una trovatella meticcia, buona ed educata, era solita giocare con una palla di carta, che le facevo io», dice la sua padrona. Che non si dà pace e chiede che la sua vicina risponda dell’uccisione dell’animale, reato previsto dall’art. 544 bis del Codice penale con una pena fino a 24 mesi di reclusione.

«Ho visto la mia gattina che era uscita di casa e che dormiva pacificamente all’ombra, nei pressi dell’abitazione della mia vicina. All’improvviso –si legge nella denuncia ai carabinieri– mi giro e vedo la gatta dimenarsi come se avesse le convulsioni, manifestando notevole sofferenza fisica. Siccome sul marciapiede vi era la mia vicina che stava spazzando la strada con una scopa, le ho chiesto conferma dell’unica cosa che poteva essere accaduta e cioè che l’avesse colpita con la scopa. Ed infatti, lei me lo ha confermato».

Ma perché un gesto così crudele? «Niente, così…», avrebbe risposto la 60enne, entrandosene poi a casa, incurante dell’agonia della bestiola.

«La gattina, in stato di evidente sofferenza, continuava a dimenarsi, a contorcersi e a muoversi in modo scomposto e poiché non riusciva a controllare i propri movimenti proprio a causa del dolore, iniziava a rotolare come se fosse un peso morto, fino a spirare», racconta ancora la sua padrona. Assistita dall’avv. Pilar Castiglia, chiede una giusta condanna per la fine atroce riservata a Grigina, mentre se ne stava tranquillamente sdraiata all’ombra.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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