Cronaca
Gatta uccisa con un colpo di scopa: una denuncia per la morte di Grigina
Infastidita dalla presenza di una gatta vicino casa sua, avrebbe preso una scopa, assestando un colpo in testa al povero animale. Barcollante, la bestiola ha cercato di allontanarsi, trascinandosi, ma da lì a poco è morta. È successo a Biancavilla, in via Altissimo.
La casalinga 60enne che avrebbe ucciso la gatta è stata ora denunciata dalla proprietaria dell’animale. Grigina, si chiamava: nome suggerito dal colore del suo mantello.
«Era una trovatella meticcia, buona ed educata, era solita giocare con una palla di carta, che le facevo io», dice la sua padrona. Che non si dà pace e chiede che la sua vicina risponda dell’uccisione dell’animale, reato previsto dall’art. 544 bis del Codice penale con una pena fino a 24 mesi di reclusione.
«Ho visto la mia gattina che era uscita di casa e che dormiva pacificamente all’ombra, nei pressi dell’abitazione della mia vicina. All’improvviso –si legge nella denuncia ai carabinieri– mi giro e vedo la gatta dimenarsi come se avesse le convulsioni, manifestando notevole sofferenza fisica. Siccome sul marciapiede vi era la mia vicina che stava spazzando la strada con una scopa, le ho chiesto conferma dell’unica cosa che poteva essere accaduta e cioè che l’avesse colpita con la scopa. Ed infatti, lei me lo ha confermato».
Ma perché un gesto così crudele? «Niente, così…», avrebbe risposto la 60enne, entrandosene poi a casa, incurante dell’agonia della bestiola.
«La gattina, in stato di evidente sofferenza, continuava a dimenarsi, a contorcersi e a muoversi in modo scomposto e poiché non riusciva a controllare i propri movimenti proprio a causa del dolore, iniziava a rotolare come se fosse un peso morto, fino a spirare», racconta ancora la sua padrona. Assistita dall’avv. Pilar Castiglia, chiede una giusta condanna per la fine atroce riservata a Grigina, mentre se ne stava tranquillamente sdraiata all’ombra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronaca
Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati
Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti
Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).
Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.
Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.
Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.
In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Cronaca2 mesi fa
Per l’omicidio di Antonio Andolfi resta in carcere Salvatore Santangelo
-
Cronaca3 mesi fa
Mafia a Biancavilla, Pippo “u pipi” e i suoi picciotti tutti rinviati a giudizio
-
Cronaca3 mesi fa
Omicidio a Biancavilla: la vittima è Antonio Andolfi di appena 20 anni
-
Cronaca2 mesi fa
Salvatore Santangelo accusato anche di tentato omicidio del secondo uomo