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Cronaca

«O pagate o chiudete “a bumma”»: in “Onda d’urto” altri tre coinvolti

ESCLUSIVO Si allarga il numero di persone coinvolte nell’inchiesta antiracket

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Bisognava «mettersi in regola», pagando la somma di 2000 euro. E se si fossero rifiutati? «Chiudevano “a bumma”». C’era da pensare, poi, anche «ai figli dei carcerati del paese» e quindi si rendeva “necessario” un contributo di 300 euro.

Episodi di estorsione –soltanto alcuni che si leggono sfogliando le carte giudiziarie– ai danni dell’impresa di pompe funebri Arena. Episodi emersi nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione antiracket “Onda d’urto”, condotta a Biancavilla dai carabinieri lo scorso dicembre. Erano state 12 le persone finite in manette.

Per 11 di loro si è già aperto il processo, diviso in due tronconi tra rito abbreviato ed ordinario. Presunte vittime sono Orazio Arena con i figli Giuseppe e Luca (determinante la testimonianza di quest’ultimo, cristallizzata in sede di incidente probatorio).

La novità degli ultimi giorni, come accertato da Biancavilla Oggi, è che a quei soggetti (alcuni dei quali presenti in passate operazioni antimafia) se ne aggiungono altri tre, per i quali non era stata emessa ordinanza di custodia cautelare, seppur sottoposti ad indagini. Si tratta di Giuseppe Atanasio di 40 anni, Salvatore Gioco di 27 e Placido Toscano di 67. Gli ultimi due erano stati arrestati nel blitz “Garden”. Gioco è nipote di Alfredo Maglia (ucciso ad Adrano nel 2013) e fratello di Nicola (ammazzato nel 2014 in via Pistoia), mentre Toscano è fratello del boss Salvatore, vittima di lupara bianca.

Per i tre, il pubblico ministero Andrea Bonomo ha chiesto il rinvio a giudizio per estorsione con l’aggravante di avere commesso i fatti (tra il 2011 e il 2012) avvalendosi delle condizioni di assoggettamento, intimidazione ed omertà, avendo agito in nome del vecchio clan biancavillese. L’udienza preliminare è stata fissata dal giudice Giuliana Sammartino a dicembre.

Nella stessa udienza, oltre alle posizioni di Attanasio, Gioco e Toscano, sarà esaminata pure quella di Tino Caruso. Arrestato nel blitz di dicembre, Caruso, incensurato 38enne, era stato scarcerato due settimane dopo dal Tribunale del Riesame di Catania. Le indagini nei suoi confronti, comunque, sono proseguite e adesso il pm chiede che anche lui venga processato per estorsione aggravata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA7

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Cronaca

Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati

Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti

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Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).

Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.

Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.

Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.

In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.

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