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Cronaca

Una trasferta fino a Palermo per rifornirsi di 10 chili di hashish

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La droga sequestrata e, da sinistra, Giuseppe Aiello, Diego Aiello e Antonino Rindone

I Carabinieri di Palermo hanno fermato sei persone e sequestrato dieci chili di hashish e 17 mila euro. Nel corso di un controllo al quartiere Sperone, i militari hanno notato due auto entrare in un cortile e le persone scese dalle auto dirigersi a piedi verso un’abitazione, guardandosi intorno.

Da una finestra posteriore i carabinieri hanno visto che su di un tavolo vi erano poggiati alcuni panetti di hashish. Fatta irruzione hanno bloccato: Diego Aiello, nato nel 1995 a Biancavilla e residente a Santa Maria di Licodia; Giuseppe Aiello, 35 anni nato a Catania e residente a Biancavilla; Nicolò Cannata, 31 anni, residente a Bagheria; Antonino Mercurio, 30 anni di Palermo; Antonino Rindone, 27 anni di Catania residente a Misterbianco e un minorenne palermitano. Complessivamente sono stati rinvenuti e sequestrati 100 panetti di hashish (così come confermato dall’esame del Narcotest), da 100 grammi ciascuno per un peso totale di 10 chili.

Le somme di denaro maggiori, ragionevolmente destinate all’acquisto dello stupefacente, sono state trovate a Giuseppe Aiello (6.035 euro) e Antonino Rindone (10.475 euro). Numerosi i telefoni cellulari sequestrati, anche con doppia scheda sim, verosimilmente utilizzati per mantenere i contatti tra gli arrestati che sono stati condotti presso la casa circondariale Pagliarelli. Per il minore si sono aperte le porte del Centro di prima accoglienza “Francesca Morvillo” di Palermo.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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