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Cronaca

Dal Gup per la morte di Ornella, imputato verso il rito abbreviato

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Seconda udienza davanti al Gup di Catania, Giovanni Cariolo, per la morte della 24enne di Tremestieri etneo, Ornella Condorelli, a seguito dell’incidente sulla Me-Ct dello scorso luglio. Risponde di omicidio stradale un 27enne di Biancavilla, che era alla guida dell’auto che ha tamponato il veicolo sul quale viaggiava Ornella.

Il giovane biancavillese –ha rivelato il test alcolemico– era in stato di ebbrezza. Ornella –riportano le consulenze tecniche– era sul sedile posteriore e non aveva la cintura allacciata. Sbalzata fuori dall’abitacolo, il suo cuore ha smesso di battere dopo cinque giorni di agonia per il grave trauma cranico.

Il giudice ha ammesso come parti civili Barbara, sorella gemella di Ornella, anche lei coinvolta nell’incidente, e il loro amico che era alla guida, così come l’amico dell’imputato che sedeva al suo fianco. Ammesse con “riserva” le associazioni “Familiari vittime della strada” e “Vicky Aureliano”. Non ammessa l’associazione intitolata ad Ornella per rilievi mossi dalla difesa. Prossima udienza, il 13 luglio.

Dai legali dell’imputato si delinea la richiesta del rito abbreviato condizionato alla nomina di un perito medico-legale. Gli stessi avvocati –hanno anticipato– solleveranno pure una serie di presunte illegittimità costituzionali sulla nuova legge dell’omicidio stradale. Spetterà al giudice l’eventuale ricorso in Consulta.

Tanti gli amici di Ornella presenti in aula. Una ragazza descritta piena di vita, prossima alla laurea in medicina. Per il padre Antonino, la mamma Santina, la sorella Barbara e il fratello Claudio è un dolore infinito. Un dolore trasformato in impegno civile. Oltre a costituire una Onlus, il gruppo di amici ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Si chiama #ioguidoebasta.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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