Cronaca
Picchiò i genitori per la droga, rinchiuso al “Sentiero speranza”
di VITTORIO FIORENZA
Al padre aveva procurato ferite al labro e alla guancia. Lo aveva preso a calci e pugni, al punto da costringerlo a recarsi al pronto soccorso. Gli chiedeva soldi per procurarsi la droga. Era diventato un incubo per i genitori, che al culmine dell’ultima aggressione avevano chiamato i carabinieri per chiedere aiuto. Aiuto che da parte dei militari non è mancato.
L’arresto per maltrattamenti in famiglia era avvenuto nel giugno dello scorso anno. Trasferito nella comunità “Sentiero speranza” di Biancavilla, il 35enne Orazio Lipsia è stato adesso condannato dal Tribunale di Caltagirone a due anni di reclusione perché riconosciuto colpevole di maltrattamenti in famiglia, tentata estorsione e lesioni personali aggravate.
I carabinieri della stazione di Biancavilla hanno eseguito l’ordine per l’espiazione della pena detentiva per i reati commessi ai danni dei genitori, il padre 60enne e la madre di 57 anni. L’episodio dello scorso anno è stato quello che ha fatto scattare l’intervento di carabinieri di Grammichele, ma a quanto pare le vessazioni del 35enne si verificavano da almeno un decennio.
L’arrestato, assolte le formalità di rito, è stato collocato nella stessa comunità di recupero in cui era già inserito in custodia cautelare.
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Cronaca
Omicidio Andolfi, a Santangelo concessi i domiciliari dal Tribunale del Riesame
L’indagato esce dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e torna nella casa di Biancavilla, in attesa del processo
Salvatore Santangelo, accusato dell’omicidio di Antonio Andolfi, è uscito dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e si trova ai domiciliari, nella sua abitazione di Biancavilla. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta. Aassistito dagli avv. Fabrizio Siracusano e Giuseppe Milazzo, Santangelo torna a casa, quindi, dopo 6 mesi, in attesa del processo che dovrà chiarire i dettagli dell’uccisione del giovane 20enne.
«Una lite tra allevatori per questioni di pascolo», si era detto nell’immediatezza dei fatti, avvenuti nel luglio scorso in territorio di Centuripe. La vittima era stata trasportata con un furgoncino fino all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla, dove i medici, però, avevano constatato il decesso a seguito di arma da fuoco. A guidare il mezzo, un suo amico e compagno di lavoro, che aveva messo i carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla sulle tracce di Santangelo. Anche il conducente era stato un bersaglio mancato dei colpi di pistola. Proprio per questo, a Santangelo viene contestato pure il reato di tentato omicidio.
Essendo i fatti avvenuti nelle campagne di Centuripe, titolare dell’inchiesta è la Procura di Enna con i sostituti Stefania Leonte e Massimiliano Muscio. Nel corso di questi ultimi mesi sono stati effettuati degli esami tecnici irripetibili. Il quadro indiziario sembra più chiaro, rispetto alle fasi iniziali delle indagini.
Sarà, comunque, il processo a carico di Santangelo (presso la Corte d’Assise di Caltanissetta in caso di rito ordinario) ad accertare l’esatta dinamica: dal diverbio all’inseguimento in auto. Ma anche i motivi che hanno portato l’uomo ad una scelta così estrema. In questo contesto, bisognerà ricostruire i rapporti e gli espisodi di contrasto, anche nell’arco degli anni, tra i soggetti coinvolti.
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