Editoriali
Glorioso e il disprezzo per la stampa: psicanalisi di una figura istituzionale


Qualcuno del suo cerchio magico fornisca a Glorioso un libro di educazione civica delle scuole elementari e poi, una volta completato, faccia una lettura più impegnata sul pensiero democratico. Le sue lacune (scolastiche, prima ancora che politiche) sulla condotta da tenere nella vita pubblica di una comunità, nelle istituzioni e nei rapporti con l’informazione sono ormai lampanti. Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, il disprezzo che il capo dell’amministrazione ha manifestato e ostenttato nei confronti di una parte dell’informazione locale (nella sua lista di proscrizione Biancavilla Oggi figura al primo posto) non può trovare giustificazione alcuna.
Non è la prima volta che il personaggio si esprime con sopracciglia appuntita contro chi fa informazione, senza inginocchiarsi ai suoi piedi. Abbiamo perso il conto sugli episodi e ormai le sue sfuriate sono pressoché quotidiane. Pazienza se lo fa sul suo profilo Facebook. Pazienza se lo fa in pubblica via. Ma esprimersi in un certo modo e in certi termini in un’aula istituzionale significa mettere in ridicolo e in imbarazzo l’istituzione stessa, che non può essere usata come palcoscenico per i rigurgiti e i dolori intestinali di questo o quello e non si può trasformare nel luogo in cui “manganellare” i cronisti sgraditi. Che a dissacrare il luogo laicamente più sacro della città sia il sindaco è cosa su cui non si può sorvolare.
A farlo infuriare, in quest’ultimo periodo, sono stati articoli e video (pubblicati da Biancavilla Oggi, ma non solo) sulle aule-freezer nei plessi “Bruno” e “Verga”, sulle polveri di cantiere alla “Sturzo”, sul viale dei Fiori allagato (nonostante i soldi spesi). E in Consiglio, messo con le spalle al muro dai consiglieri di opposizione (che ogni tanto, senza esagerare, interpretano il ruolo di “controllori”), ha sbroccato contro i giornalisti. Non tutti, sia ben inteso, ma quelli “cattivi” che non lo glorificano. In sostanza, Glorioso ha negato l’esistenza del problema, accusando i giornali di esagerare, manipolare, strumentalizzare. Solita litania. Un pensiero che l’esponente del Partito democratico (proprio così, “democratico”) ha condito con insulti agli “pseudogiornalisti” e ai “professionisti della falsità”. Un linguaggio che richiama e sintetizza perfettamente gli stili di Berlusconi e Grillo.
Egregio Glorioso, parliamo per noi e non per altri: Biancavilla Oggi si è occupata delle aule-freezer e delle polveri in classe perché gruppi di genitori preoccupati ed indignati, non riconoscendo al Comune il ruolo di interlocutore amico, si sono rivolti alla nostra redazione, che dopo le opportune verifiche ha raccontato i fatti come stavano. Le aule fredde erano fredde, le aule impolverate erano impolverate. Negarlo è un insulto a tanti genitori, prima ancora che a noi. Non volere rispondere su viale dei Fiori, le cui condizioni sono documentate da foto e video, significa non volere dare spiegazioni ai cittadini, che hanno diritto di sapere come vengono spesi i loro soldi. In tutto questo non c’è un atteggiamento eversivo di Biancavilla Oggi. Facciamo il nostro mestiere, per quanto difficile sia comprenderlo da parte di chi è abituato ai monologhi a ruota libera.
Il problema vero di Glorioso è che vorrebbe imporre la sua personale propaganda, spacciandola per informazione. Ma è tecnicamente impossibile nel 2017. La realtà viene sempre a galla. Le notizie sulle aule-freezer, sulle polveri di cantiere e sull’allagamento di viale dei Fiori non sono frutto di creatività e fantasia. Sono fatti.
Glorioso, di fronte alla drammatica realtà, sembra fare scattare quell’interruttore che nella psicanalisi prende il nome di “rimozione”, ovvero un «meccanismo psichico –ci spiega efficacemente Wikipedia– che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io e la cui presenza provocherebbe vergogna». In altre parole, Glorioso se la prende con la stampa, tenta di aizzarle contro i consiglieri, rigetta le critiche e nega l’esistenza di una Biancavilla disastrata per rimuovere, appunto, l’evidenza del suo fallimento amministrativo e l’inquietudine sulla sua incerta collocazione alla fine del suo mandato di sindaco.
«Io leggo soltanto Repubblica», ha detto il capo dell’amministrazione comunale in Consiglio, nel tentativo di accentuare il disprezzo per chi non è allineato alla sua propaganda. Non avevamo dubbi che avesse una limitata abitudine alla lettura. Ma Glorioso dimostra che il giornale fondato da Scalfari nemmeno lo sfoglia. Se lo facesse veramente, saprebbe che della difesa della libertà di stampa e del diritto-dovere di critica al potere, quel quotidiano ha fatto una bandiera. Ecco perché le parole usate nei giorni scorsi dalla direzione di Repubblica contro gli ultimi attacchi provenienti dal M5S, le facciamo nostre e le ribaltiamo, adattandole, al sindaco di Biancavilla. Suonano perfettamente adeguate alla realtà locale.
«Ancora una volta Glorioso dimostra di non conoscere il significato della parola democrazia. Non si accontenta di attaccare un giornale e i suoi cronisti, ma condisce il tutto con il consueto catalogo di volgarità e insulti, con toni offensivi e intimidatori che rispediamo al mittente, noi sì con buona educazione e con la certezza che continueremo a fare il nostro lavoro in libertà e senza paura».
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Editoriali
Facce da “casting” e quegli anticorpi che la politica (ancora) non possiede
Per inciso: la parola “mafia” assente o genericamente accennata nei due programmi elettorali


Guardateli in faccia: sorridenti, ammiccanti, levigati, incipriati e luminosi. Sembrano partecipanti ad un casting televisivo. Invece, i loghi elettorali a fianco a tanti mezzibusti, certificano la loro aspirazione a diventare classe dirigente di Biancavilla. Eccoli, i candidati. Tutti in corsa per un posto in Consiglio Comunale. Tutti motivati dal meccanismo del “turnover” e del ripescaggio assicurato. Tutti con buoni propositi e idee sfavillanti. Rigorosamente «per il bene di Biancavilla»: mai frase è stata più abusata. Li guardi, i santini elettorali di entrambe le coalizioni, mentre scorrono su Facebook, Instagram e persino TikTok. Al netto dei filtri, ti rendi conto dell’esistenza di un esercito di perfetti sconosciuti. Non pensavamo ci fosse tutta questa vibrante passionalità e questo fervore politico con la vocazione kennedyana «a fare qualcosa per il nostro paese».
Speriamo che quanti verranno eletti conoscano già da ora, almeno, cosa siano una determina e una delibera, un’interrogazione e un’interpellanza, e non incappino in una figura di capra se vorranno presentare una mozione (attenzione al numero delle firme). Vorremmo auspicare che rappresenti un episodio unico e irripetibile, quello di un consigliere neo eletto qualche tempo fa. Un po’ spaesato, varcando l’ingresso del municipio nella sera dell’insediamento, ci chiese indicazioni per raggiungere l’aula consiliare. Non vi era mai entrato e non sapeva se il tempio della democrazia locale si trovasse al primo o al secondo piano.
Vorremmo confidare – in tal senso – in una migliore e più accurata selezione degli inquilini del palazzo comunale. Ma chi sono tutti questi concorrenti – pardon, candidati – dell’edizione 2023? Dove sono stati finora? Tizi, quasi tutti, anonimi nella vita pubblica cittadina: mai avvistati ad una seduta consiliare o a momenti istituzionali, neppure alla presentazione di un libro. In tanti, sulle storie e sulle bacheche social, hanno postato – ecco la novità – una sorta di programma personale. Temini di scuole medie, spesso sgrammaticati. Nessuno in grado di fare un’analisi politica o amministrativa degna di nota. Parole vaghe, frasi fatte, luoghi comuni: io, io, io al centro del messaggio, l’istituzione consiliare messa su uno sfondo sfocato. Ma guai a non essere sorridenti, ammiccanti, levigati, incipriati e luminosi. Il vuoto in una folla di facce.
E si sa: «La folla è madre di tiranni», diceva Diogene il cinico. Già, la si può buttare in filosofia. Ma è nella calca che si nascondono le insidie, rischiando di inciampare. È lì che si mescolano burattini, prestanome o parentele imbarazzanti. Non bastano i ritocchi di Photoshop. Eccoci, dunque, a riproporre un tema assai caro a questo giornale: quello dell’etica pubblica. Un tema che Biancavilla Oggi, sempre in solitaria, ha sollevato mille volte. Un esempio?
«Per chi voteranno i mafiosi di Biancavilla?», ci chiedevamo retoricamente alcune campagne elettorali addietro, suscitando mugugni e alzate di spalla. Interrogativo sempre valido. Per inciso: la parola “mafia” appare genericamente accennata una volta nella penultima delle 40 pagine del programma elettorale di Antonio Bonanno ed è assente nelle 33 pagine presentate da Andrea Ingiulla: neppure una nota a margine. Meglio sventolare il termine “legalità”, che va bene sempre e ovunque. Impensabile che si indichi esplicitamente la denominazione del clan locale o dei gruppi criminali nemici numero 1 della città. Figurarsi mettere nero su bianco, una buona volta, la promessa che il Comune si costituirà sempre parte civile nei processi contro i mafiosi. Semplice: se il problema non ha un nome… non si pone e non esiste. In fondo, è noto che questa meravigliosa terra di Biancavilla sia afflitta da terribili piaghe. Una di queste è senza ombra di dubbio… il tttraffico. Ooo minchia, Johnny!!!
Storia vecchia, sia ben inteso. Storia che travalica sindacature, consiliature e schieramenti. Ogni campagna elettorale e ogni stagione politica registrano sviste e scivoloni, riservando scene ed istantanee… eticamente discutibili. Ricordiamo il consigliere comunale partecipe al corteo funebre del boss morto ammazzato. Ricordiamo il candidato scortato e spalleggiato dal noto pregiudicato, protagonista in diversi blitz. Ricordiamo il comiziante di piazza Roma, applaudito dall’allora reggente del riorganizzato clan, presente e coinvolto tra il pubblico. Ricordiamo le porte spalancate dei saloni, un tempo abitati dai marchesi delle Favare, concessi per una calorosa cerimonia di un “signore” con curriculum da 41 bis: applausi, abbracci e petali di fiori.
Non c’entra il Codice penale. La materia ha a che fare, piuttosto, con la condotta personale, elettorale ed istituzionale. Riguarda l’(in)opportunità di certe scelte eventualmente ambigue, opache, interessate o clientelari. È materia politica su cui dovrebbero vigilare rappresentanti di partito, referenti di lista, candidati a sindaco e, ad urne chiuse, tutti gli eletti. Spesso, invece, si preferisce il silenzio. Silenzio complice, a parte qualche rara e meritoria distinzione.
Come dimenticare, nella campagna elettorale 2013, il rigore della candidata a sindaco di “Biancavilla Bene Comune”, Flavia Cantarella (condiviso anche dall’allora candidato 5 Stelle, Carmelo Petralia), mostrato sullo scandalo delle “commissioni bluff” e degli inquisiti per abuso d’ufficio piazzati negli altri schieramenti? Sappiamo come finì: chi denunciava quella vergogna venne punito e scartato dal responso dei votanti. Gli accumulatori compulsivi di gettoni di presenza (lievitati a 200mila euro) furono premiati e rieletti. Uno degli imputati, dai banchi del Pd, proprio nella seduta di insediamento, rivolse uno sciagurato, squallido e sprezzante intervento contro gli avversari, in particolare Flavia Cantarella. Una pernacchia soffiata – nell’assoluta ed unanime indifferenza, compresa l’intellighènzia nostrana – verso chi aveva giustamente sollevato la questione morale di berlingueriana memoria, per quello scempio delle istituzioni usate come bancomat da tutte le forze consiliari, nessuna esclusa.
Già, storia vecchia. Mica tanto, visto che qualche strascico giudiziario di quell’inchiesta (finita in prescrizione nel 2015) risulti ancora pendente in sede civile. Di sicuro, ogni competizione per le Amministrative fa emergere – seppure per aspetti non generalizzati ma circoscritti – il volto tetro e ambiguo di certa Biancavilla. La campagna elettorale in corso non fa eccezione. E c’è la conferma, ancora una volta, che la politica locale non abbia sviluppato quegli anticorpi essenziali perché possa essere ed apparire sana, limpida, pulita. Al di sopra di ogni sospetto, di ogni dietrologia, di ogni imbarazzo.
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31 Gennaio 2017 at 15:23
Ma quale….glorioso e’ altro che sindaco…tutti sanno in quale stato si trova Biancavilla…scuola ?, ospedale, comune, strade, ed più ne ha più ne metta…un disastro assoluto!!!! Poi…non parliamo della giunta comunale ..se no lo buttavano fuori a calci in culo…fa benissimo la vostra redazione Biancavilla Oggi…ad evidenziare i problemi…che la comunità Biancavillese ringrazia di cuore ?..
Antonio
29 Gennaio 2017 at 13:26
Ho letto l’articolo e francamente non sono rimasto sorpreso conosco bene glorioso sapevo e so benissimo che chi osa criticarlo subisce solo insulti diffamatori sono stato uno dei pochi che sin dalla sua prima elezione avevo manifestato forti preoccupazioni per le nostre istituzioni completamente soffocate da un personaggio che crede di essere diventato il padrone di tutto e chi si permette di criticarlo o di parlarne male deve essere messo al bando in ogni modo. Evidentemente la stampa che non si allinea deve subire la eestessa sorte
Io leggo con attenzione i vostri articoli e li trovo non solo interessanti ma liberi da ogni condizionamento politico , per questo mi complimento e vi invito a continuare sempre così