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Cronaca

Era stato fermato nel blitz antiracket, Tino Caruso rimesso ora in libertà

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Il Riesame ha scarcerato Caruso. Al 38enne, incensurato, coinvolto nel blitz “Onda d’urto”, viene contestato un episodio nel quale fa da tramite per Vito Amoroso, in occasione del funerale del suocero di quest’ultimo. 

 

di Vittorio Fiorenza

Tino Caruso, fermato nel blitz antiracket “Onda d’urto”, è stato scarcerato su decisione del Tribunale del riesame di Catania. Annullata, dunque, l’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere per l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza. Ne dà notizia l’avv. Antonino Tomaselli, che assieme all’avv. Luigi Cuscunà, assiste l’indagato, incensurato 38enne.

Caruso è stato implicato nel blitz condotto dai carabinieri, che ha coinvolto 12 persone, tutte accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un’impresa di onoranze funebri di Biancavilla.

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Secondo quanto riportato nell’ordinanza del Gip Rosa Alba Recupido, a Caruso, in particolare, viene contestato un episodio. Il 38enne si è rivolto all’impresa di onoranze funebri in nome e per conto di Vito Amoroso (ritenuto personaggio apicale del clan biancavillese), in occasione del funerale del suocero di quest’ultimo.

Il giudice scrive che Caruso «con minaccia anche implicita sia di cagionare gravi danni ai beni aziendali dell’agenzia di pompe funebri sia di porre in essere ritorsioni personali nei confronti del titolare, e segnatamente evidenziando la propria vicinanza a Vito Amoroso» avrebbe costretto l’azienda a ricevere dai familiari del deceduto suocero di Amoroso la somma di 2000 euro, a fronte di un reale costo del funerale di 2800 euro.

In questo modo, Caruso avrebbe procurato ai parenti di Amoroso «un ingiusto profitto con pari danno per la ditta con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento, intimidazione ed omertà di cui all’ art. 416 bis c.p., avendo agito in nome dell’associazione di tipo mafioso operante in Biancavilla».

Per questi fatti, Caruso era finito in manette. Adesso, il Tribunale del Riesame ha deciso di rimetterlo in libertà.

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Cronaca

Prende a pugni la moglie fino a farla sanguinare: arrestato un 46enne

La vittima trova il coraggio di denunciare, intervento dei carabinieri per bloccare un albanese

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Pugni in testa e in faccia, fino a farla sanguinare. È l’ennesima storia di violenza contro una donna, a Biancavilla. Un 46enne di origini albanesi è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, ai danni della moglie 45enne.

La pattuglia è stata messa in allarme dalla vicina di casa della vittima. Sentendo delle urla, è uscita in strada e ha visto la donna che scappava con il volto pieno di sangue. Poco prima, infatti, la signora sarebbe stata aggredita dal marito che, tornato a casa ubriaco, dapprima avrebbe dato dei forti pugni al muro e poi se la sarebbe presa con lei.

La donna era in camera da letto e non avrebbe nemmeno compreso quali fossero le accuse mosse dal marito quando lui, invece, avrebbe iniziato a colpirla con pugni alla testa, tenendo un cellulare nelle mani.

Atti violenti pure all’ospedale

Quando i militari hanno raggiunto l’abitazione della vittima, un’ambulanza l’aveva già trasportata al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”. I carabinieri, quindi, sono entrati in casa sua per comprendere cosa fosse accaduto. Tracce di sangue notate sulle pareti dell’ingresso, sulle lenzuola in camera da letto e anche su un cellulare rotto lasciato per terra. In cucina, invece, l’aggressore era riverso in terra, ubriaco. Per questo è stato richiesto l’intervento al 118.

All’ospedale cittadino, i medici hanno dovuto ricucire una ferita alla tempia della signora mentre l’uomo ha aggredito verbalmente i medici e i carabinieri, fino a scagliarsi contro questi ultimi e colpendone uno con una manata al petto.

Bloccato e messo in sicurezza, i medici hanno potuto medicarlo, mentre la donna, dimessa, ha deciso di denunciarlo, raccontando la serie di vessazioni e angherie che avrebbe subito nel corso del loro matrimonio e decidendo di trasferirsi a casa di suo fratello. Il 46 enne è stato, perciò, arrestato e collocato ai domiciliari, in un’abitazione diversa da quella coniugale.

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