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Cronaca

Rubati 1000 Kg di mele: l’amarezza del proprietario del fondo agricolo

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Maurizio Torrisi di Pedara

Furto in contrada Milia con un danno di un migliaio di euro. Il proprietario Maurizio Torrisi di Pedara: «Fa rabbia vedere rubato il proprio raccolto, frutto di sacrifici».

 

di Filippo Romeo

Furto di mele per un valore di oltre mille euro a Biancavilla, in un terreno di contrada Milia. I frutti, che erano stati già raccolti, si trovavano nel magazzino attiguo al fondo agricolo: oltre mille chili di mele Delizia, bianche e rosse, e Gelato Cola che tra qualche giorno sarebbero state regolarmente registrate perché destinate alla vendita.

A denunciare tutto ai carabinieri è stato il proprietario Maurizio Torrisi di Pedara, che assieme al padre da anni si occupa del podere di 10mila metri quadrati, sul quale sono impiantati gli alberi.

«Sono stato avvisato da un vicino – racconta – e subito mi sono recato nel mio terreno a Biancavilla, dove ho trovato la catena tagliata e il cancello forzato con un piede di porco.  Non era mai successo in passato, ma quest’anno – aggiunge Torrisi, uscendo dalla stazione dei militari dell’Arma del suo paese – nella zona si sono già verificati altri episodi analoghi. Ci vorrebbero più controlli nei mercati per accertare la provenienza dei frutti dell’Etna ed evitare che prodotti non tracciati o non locali finiscano sulle bancarelle».

«Probabilmente adesso – dice ancora – le mie mele saranno svendute e fa rabbia, dopo giornate trascorse sotto il sole a lavorare il terreno con la motozappa e a potare gli alberi, vedere rubato il proprio raccolto, frutto di sacrifici. Mi auguro solo che, al di là dell’amarezza che rimane, chi ha fatto questo gesto sia stato spinto da una condizione di necessità».

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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